Nasce
da un duplice intento celebrativo la mostra Spettacolo
barocco. Triumph des Theaters, che si può ammirare nelle sale del Palais
Lobkowitz a Vienna, di fronte allAlbertina: da un lato, il venticinquesimo
anniversario dellistituzione del Theatermuseum, che nel 1991 ha trovato sede
definitiva nel prestigioso palazzo aristocratico della Innere Stadt, ospitando
anche la Theatersammlung della Österreichische Nationalbibliothek; dallaltro,
lidea di dare visibilità ad almeno una parte dei prestigiosi documenti di
storia dello spettacolo riuniti già nel lontano 1918 da Joseph Gregor in ununica collezione, tra cui spiccano numerosi
disegni autografi degli architetti-scenografi attivi presso la corte asburgica
in età moderna, costruendo intorno ad essi un racconto scientificamente fondato
e un percorso espositivo accattivante. Limpresa non era facile: la propensione
alla scena delluniverso barocco è un dato tanto immediato quanto
inafferrabile, e suggerire la complessità e la fascinazione della messinscena di
un sistema socio-culturale attraverso fasi, episodi e contesti geografici
impone una selezione lucida e risoluta, nellimpossibilità di restituire un
quadro minuto ed esaustivo; al di là delloggettivo pregio degli oggetti
esposti, vè sempre il rischio che essi non lascino trapelare molto di quella
“meraviglia” che oggi testimoniano, o richiamano, e finiscano anzi col
sottolineare il distacco temporale ed emotivo fra lo spettatore di ieri e di
oggi; occorre acquisire una certa familiarità con le metafore e i cerimoniali
al di fuori dei quali opere, cantate, oratori, tornei, contese non hanno senso,
e questo non per caricare il visitatore di una coscienza critica specialistica,
ma proprio per intendere fino in fondo il ruolo che musica, teatro, danza hanno
avuto nella civiltà europea di ancien
régime, nella consapevolezza che è impossibile operare distinzioni in
quelli che furono Gesamtkunstwerke ante
litteram. Oltretutto, vè da trasmettere la sottile dialettica fra le
metodologie simboliche e allegoriche, la predilezione di miti e favole e le
occasioni che si snodano nel tempo, fra leffimero e il durevole: è qui che si
costruisce il dialogo con la Storia, e il valore di unArte che sa lasciare
tracce fortissime nella sua concretezza evanescente.
Veduta generale
del teatro per la festa teatrale Costanza e fortezza del 1723, incisione,
Wien, Theatermuseum
Alle
molteplici sfide il team dei curatori
(Andrea Sommer-Mathis, Daniela Franke e Rudi Risatti) ha reagito operando precise scelte di campo: se
appare scontata la centralità della corte viennese e dei suoi usi come filo
conduttore dellesposizione, a partire da La
contesa dellAria e dellAcqua, il ballo equestre culmine dei
festeggiamenti per le nozze dellimperatore Leopoldo I con linfanta Margherita
Teresa nel febbraio del 1607, non mancano affondi, digressioni, verso le
sontuose realizzazioni del mondo italiano nel Cinquecento, con uno sguardo
particolare a Mantova e a Firenze – per ragioni dinastiche e per il risalto che
vi ebbe la nascente produzione melodrammatica, vanto della stagione barocca – o
verso le situazioni concorrenti, o si direbbe meglio complementari, come quelle
che maturarono in Francia, alla corte del Re
Sole. Sono piccoli assaggi che non servono solo a contestualizzare gli exempla ricostruiti in una dimensione
continentale, ma valgono anche a suggerire la possibilità di prolungare allinfinito
limmersione nel gusto poetico del XVII secolo. Fondamentale il soccorso della
multimedialità, che in ogni sala, fra ricostruzioni video, supporti didascalici
affidati a brevi proiezioni, o brani musicali da ascoltare (un pannello
ripropone gli albori dellopera in musica, che seppe presto farsi interprete
della ricreazione fantastica del presente che ispira tanta produzione
secentesca), sollecita a una partecipazione di tipo performativo, avvicinando
così la contemplazione di quei reperti alla fruizione originaria che evocano –
carino al riguardo il controcanto di un Guckkasten
di Engelbrecht alla solennità della
drammaturgia aulica. Né va trascurato il senso della materialità: secondo una
logica che riflette da vicino metodi e problemi della storiografia teatrale,
levento è visto nei suoi echi così come nel suo farsi, creando o organizzando
gli spazi, selezionando le tecniche, sperimentando e – oggigiorno –
“ricostruendo” le strutture concrete in cui prese corpo.
Ludovico Ottavio Burnacini, Disegni per costumi da giardinieri, seconda metà del XVII secolo, Wien, Theatermuseum
È
la consacrazione di Ludovico Ottavio
Burnacini, chiamato a Vienna da Eleonora
di Gonzaga-Nevers vedova di Ferdinando
III, ledificazione di quel Theater
auf der Cortina inaugurato nel luglio del 1668 con Il pomo doro su musica di Antonio
Cesti e libretto di Francesco Sbarra,
le cui sorti si intrecciano con lo scontro dellAustria con lImpero ottomano.
Vertice della produzione operistica barocca, conferma anche il rilievo di
quella fitta circolazione di maestranze sulle quali si fonda linvenzione del
teatro moderno: grandi artisti, non diversamente da quella miriade di
attori-autori protagonisti a corte e nelle piazze, capaci di irradiare il loro
magistero al di là di ogni barriera politica e linguistica. Le maschere della
Commedia dellArte campeggiano tra i monumenti dello spettacolo solenne, con i
loro costumi, a ricordare non solo le interferenze su cui va riscritta buona
parte della storia di quei secoli, fra alto e basso, nobile e popolare, ma
anche la diffusione di quellimmaginario nelle consuetudini aristocratiche di
balli, corse con le slitte, banchetti, destinati a resistere ben oltre la
stagione fulgida dei comici improvvisanti.
Martin Engelbrecht, Guckkasten Praesentation der Italiänischen Comoedianten, ca. 1750, Wien, Theatermuseum
Snodo
nevralgico, perché sintesi delle aspirazioni della spettacolarità barocca come
degli intenti illustrativi della mostra, è la sezione dedicata a Česky Krumlov.
Il castello dellamena località nel Sud dellattuale Repubblica Ceca comprende un
teatrino privato dove si conservano, in ottime condizioni, quinte, macchinari e
fondali adoperati per la messinscena di opere e commedie (e v. C. Molinari, Conservazione e utilizzazione dei teatri
storici, in «Drammaturgia», 2003, 10, pp. 228-237). Edificato dagli
Eggenberg tra il 1680 e il 1682 ma portato in auge nella prima metà del XVIII
secolo dal casato degli Schwarzenberg, fra i più attivi mecenati nella
sterminata area dellImpero, la sala è un gioiello preziosissimo: vi si legge
con unimmediatezza ed unevidenza insuperabili la funzione – sociale ed
estetica insieme – dei sontuosi intrattenimenti che, nel solco della migliore
tradizione aristocratica dEuropa, collegavano in unesaltante cornice festiva
spazi interni ed esterni, generi di spettacolo diversi, secondo consuetudini
largamente diffuse e solo assai di rado documentabili con un impatto visivo di
tale suggestione (e qui corre lobbligo di ringraziare i dottori Pavel Slavko e Milon Antoš per lemozionante visita al complesso). A un filmato
che racconta la storia e il presente di Cesky Krumlov si associa qualche
“assaggio” della costumistica e della scenotecnica, a ricordare, attraverso
quelleccellenza, e con il supporto dei frontespizi di trattati pubblicati
allepoca, che il barocco fu anche epoca di studi e ricerche, di innovazioni e
perfezionamenti, fino alle straordinarie Winkelperspektiven
dei Galli Bibiena, al cui nome si
lega unaltra magnifica stagione della corte viennese, quella dei primi anni
del regno di Carlo VI, reduce dai
fasti di Barcellona (su tutto andrà menzionata almeno la festa teatrale Angelica vincitrice di Alcina nella residenza estiva della Favorita nel 1716). Siamo così alle
soglie delletà di Metastasio, cui
alludono gli apparati funebri dellimperatore che lo nominò poeta cesareo e il
ritratto di Maria Teresa, età di
ultimi fulgori, e del lento illanguidirsi di un mondo in un crepuscolo di cui
il celebre autore avrebbe lasciato eco nel suo epistolario.
Jan Thomas, Leopold I und Margarita Teresa in costume teatrale (dalla pastorale La Galatea, Vienna, 1666), Wien, Kunsthistorisches Museum
Sottolinea
il trionfo del teatro lattenzione rivolta allo Spectaculum sacrum, alle forme di drammatizzazione delle aree
allinterno delle chiese, con quinte a rilievo, figure di legno a definire
quadri relativi alle storie sacre, con particolare riferimento alla Passione.
Gli ordini dei Gesuiti e dei Benedettini si distinsero in queste costruzioni a
sostegno della fede, talora collegate a eventi dinastici (si pensi allo Huldigungsspiel in occasione dellincoronazione
di Leopoldo I). Alcune soluzioni spiccano per la loro praticabilità, che
suggerisce un gioco recitativo alquanto raffinato: è il caso dello Heiliges Grab ispirato al Nuovo
Testamento (1744) che si è conservato nellabbazia cistercense di Zwettl, nella
Bassa Austria. Un interessante documentario illustra questo capolavoro di
assoluta rarità, realizzato da Franz Anton Danne, allievo e collaboratore di
Giuseppe Galli Bibiena, per il quale sopravvivono anche rilevanti testimonianze
darchivio: potenzia limmaginazione al cospetto dei progetti che sono esposti,
mentre dimostra proprio la pervasività dello spettacolo come sistema
comunicativo ben oltre le corti e i palazzi nobiliari.
Gli
ultimi fuochi di questesplosione trionfale sono segnalati dalla serialità
pronunciata, dal gusto della parodia e del distanziamento dai modelli canonici
(esemplare Der goldene Zanck=Apfel oder
Der vergötterte Hanns-Wurst, che si rifà al Pomo doro in un clima di revisione dissacrante). Lillusione
teatrale sta prendendo altre strade. Il cammino si chiude in una fantastica
sovrapposizione fra contenuto e contenitore: il visitatore approda nellEroica-Saal, lampio salone delle feste al piano nobile di Palais
Lobkowitz, dove, tra le allegorie delle arti che decorano il soffitto, si
contempla quel che rimane di una fantasmagoria durata secoli. Sic transit gloria theatri, sic manet…
Nicolaus van Hoy, Veduta generale del ballo equestre La contesa dellaria e dellacqua alla Burghof nel 1667, Wien, Theatermuseum
La mostra – giova ribadirlo – è al centro di un
collaudato gioco di squadra, con altri territori della Mitteleuropa le cui
ricchezze sorreggono limpianto tematico, con momenti analoghi che completano o
dilatano alcuni spunti che in essa possono raccogliersi (si pensi
allitinerario proposto al Kunsthistorisches Museum su Feste feiern), ma è anche stata concepita come evento che aggreghi
approfondimenti, performances,
concerti. Ricchissimo il catalogo, che, oltre ai saggi dei curatori, annovera
scritti di esperti quali Silke Leopold,
Herbert Seifert, Margaret A. Katritzky, Reinhard Strohm. Il fitto programma prevede
tra laltro allestimenti della Scuola Superiore dellAttore in margine a un
convegno sulla messinscena e sulla ricezione dello spettacolo barocco (a ottobre),
esecuzioni di cantate e madrigali di Caldara,
vice maestro di cappella, e di musiche del tempo di Leopoldo I, visite guidate
con focus su determinate sezioni, conferenze e seminari. È laspetto forse più
singolare dellimpresa: una divulgazione intelligente, che non rinuncia alla
complessità delle questioni affrontate ma la dissemina in più occasioni che
possono comporsi secondo gusti e interessi disparati, creando quasi
fidelizzazione in un pubblico quanto mai variegato. Ed è bellissimo che la
valorizzazione di una storia nazionale e di un patrimonio ineguagliabile sappia
essere a un tempo fierezza e riflessione, memoria e dialogo, in perfetto
equilibrio tra la contemplazione di vicende particolari e un respiro
universale: un esempio su cui occorre meditare, soprattutto nelle grandi
capitali di unItalia assai distratta sul piano storico-teatrale.
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