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City of Stars

di Luigi Nepi
  La La Land
Data di pubblicazione su web 06/09/2016  

Aprire la Mostra del Cinema di Venezia è sempre molto difficile, ancor più difficile è aprire questa Mostra, a pochi giorni dal terribile terremoto che ha sconvolto l’Italia centrale, specie se oltretutto si è deciso di puntare sulla leggerezza di un musical come La La Land di Damien Chazelle. Fortunatamente il film ha saputo subito intercettare la voglia di evasione del pubblico e degli addetti ai lavori presenti in Laguna, che si sono aperti a un applauso liberatorio già ai titoli di testa, alla fine di uno degli incipit più belli visti al cinema negli ultimi anni: uno stupendo piano-sequenza che trasforma un ingorgo stradale in uno straordinario balletto post-hollywoodiano praticamente perfetto. Forse fin troppo perfetto, perché, alla fine, il film (pur rimanendo un buon film) non riesce a mantenersi all’altezza delle sue premesse.

Una scena del film
Una scena del film

Dopo le inaspettate proporzioni del successo di Whiplash (2014), Chazelle gioca subito la carta dei suoi sogni e decide di girare questo musical che aveva nella testa già da diversi anni. Una storia “classica” (così come classico era il romanzo di formazione di Whiplash) di un lui (Ryan Gosling) e una lei (Emma Stone), che cercano di realizzare i loro progetti nella City of Stars che è Los Angeles. Sebastian è un rigoroso quanto intrattabile musicista jazz, che si barcamena nella precarietà di piano bar natalizi, venendo puntualmente e brutalmente licenziato dai proprietari che non tollerano le sue divagazioni jazzistiche (inevitabile qui il cameo di un sempre più inflessibile J.K. Simmons), mentre Mia è un’aspirante attrice e autrice che, tra un deludente provino e l’altro, fa la cameriera in un bar degli Studios (proprio davanti alla scenografia di Casablanca). La loro storia è divisa in cinque capitoli, o meglio cinque stagioni dell’anima che, partendo dall’inverno, finiscono inevitabilmente in un nuovo inverno, attraverso frammenti di un discorso amoroso che non sembrano armonizzarsi con la loro passione artistica, come a suggerire che un cuore solo è troppo piccolo per due amori così grandi. 

Una scena del film
Una scena del film

Il musical è un genere molto rigido, con regole ferree, difficile da trattare e da innovare; per questo l’azzardo di Chazelle è altissimo, soprattutto se si vuole puntare su una coppia di bravissimi attori non ballerini come Ryan Gosling ed Emma Stone, che finiscono per essere la sorpresa, ma anche il limite del film. Infatti dopo il folgorante inizio (in cui i protagonisti non sono presenti) e i primi numeri musicali, il regista si allontana progressivamente dalla struttura del genere diradando i pezzi musicali e i balletti interni alla diegesi, risparmiando ai due (soprattutto a Gosling) le coreografie di gruppo, cercando così di avvicinare il film alle reali capacità dei suoi protagonisti, ai quali semplifica la vita indugiando con piani-sequenza sui loro duetti alla Ginger e Fred. Allentate le corde del musical La La Land si apre alla divagazione jazz e la regia, più che rileggere il genere, lo lascia affievolire confermando il talento e il senso del ritmo dimostrati in Whiplash, con scene che arrivano a mostrare un montaggio sincopato secondo il tempo di tre quarti.

Una scena del film
Una scena del film

A Chazelle non basta resuscitare il Cinemascope ed esagerare con la color correction per fare un film davvero d’altri tempi, tantomeno far volare gli attori per avvicinarli alla leggerezza (senza trucchi) delle grandi coppie del musical; quella che scorre sullo schermo è senza dubbio una pellicola piacevole e ben girata, ma alla fine resta forte il rammarico di ciò che sarebbe potuto essere proprio alla luce di quel folgorante inizio senza grandi attori. Perché si può fingere di cantare, si può fingere di suonare, ma non si può certo fingere di ballare.



La La Land
cast cast & credits
 
In concorso

La locandina del film
La locandina



 
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