In unatmosfera onirica e surreale, resa ancora più magica dalla
sensazione di assistere ad un culto misterico, ad una sorta di liturgia del
movimento, della luce, del suono, si è consumato al Teatro Romano di Fiesole Utsushi
– Tra due Specchi, lattesissimo e applauditissimo spettacolo del
coreografo giapponese Ushio Amagatsu
e della sua Sankai Juku, la compagnia fondata nel 1975, esponente della seconda
generazione della danza butoh.
La cosiddetta “danza della tenebre”, nata in Giappone dopo Hiroshima e
incline alla lentezza, alla auscultazione della propria anima, allesplorazione
dei recessi più segreti dellinconscio, ha avuto i suoi “padri fondatori” in Tatsumi Hijikata e Kazuo Ōno e oggi a distanza di decenni ha in Ushio Amagatsu il
nuovo corifeo. Un mentore che stempera i tratti impulsivi e frenetici del butoh originario per appropriarsi dellelegante
fascino visivo del Kabuki, la rappresentazione teatrale
giapponese, e del coinvolgimento emotivo dello spettatore, reso partecipe di un
rito sacrale ed emozionale che rapisce i sensi. Unesperienza mistica,
spirituale, eppure profondamente umana e tangibile per le sensazioni che riesce
a trasmettere e per la malia che sprigiona la danza di corpi in armonia con se
stessi e con ciò che li circonda. Un momento dello spettacolo Lo spettacolo, fiore allocchiello
del 27° Florence Dance Festival, è stata anche loccasione per la consegna da parte
dei direttori del Festival, Marga Nativo
e Keith Ferrone, del premio Mercurio Volante alla Sankai Juku nella
persona di Ushio Amagatsu. Un riconoscimento al maestro nipponico per loriginalità
del suo butoh che si inserisce nel
150° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone e rinnova
il legame tra il Florence Dance Festival e la Sankai Juku. Compagnia che arrivò
per la prima volta a Firenze agli inizi degli anni Novanta proprio grazie al Festival
fiorentino, come ha ricordato Marga Nativo.
Per questo imperdibile ritorno –
visto che la Sankai Juku ha inaugurato il Ravenna Festival a giugno e poi è approdata a luglio nel
capoluogo toscano – è stato creato uno spettacolo antologico su musiche di Yas-Kaz e Yoichiro Yoshikawa con estratti da coreografie di Amagatsu che presentano
il butoh di Ushio. Questultimo a
Tokyo ha studiato anche danza classica, danza moderna e danze tradizionali giapponesi. Un momento dello spettacolo Utsushi – Tra due Specchi, titolo che sottolinea lutilizzo
metaforico dello specchio, oggetto capace di riflettere simultaneamente la
realtà, si apre con Rosa delle sabbie, estratto da Shijima, una coreografia
del 1988. I danzatori a torso nudo, teste rasate e completamente imbiancati,
partendo da lenti movimenti delle braccia e delle mani piano piano compiono un
vorticoso movimento che apre le ampie gonne circolari color avorio. Come
corolle rovesciate che richiamano anche lagitazione cinetica dei Dervisci
rotanti, le gonne diventano protagoniste, catturano lo sguardo dello
spettatore, colpito dallimprovviso lancio di polvere bianca, e poi si
richiudono su se stesse alla fine della performance.
Quasi a riposare la vista e a placare lemozione, la Sankai Juku, che
significa alla lettera “laboratorio dei monti e del mare”, propone il duo Guardare, Guardando tratto da Toki (2005), un pezzo introspettivo
tutto incentrato sulla vicinanza di due corpi attraverso gli arti superiori.
Così prepara il pubblico a La Mano delle
Tenebre, estrapolato da Kinkan Shonen del 1978. Con indosso
maschere prive delle sembianze di volti umani e teli che coprono le gambe, i
ballerini eseguono una danza di schiena in un ondeggiare continuo del bacino e
del busto che li trasforma in esseri virtuali e alieni. Un momento dello spettacolo In Spostamento in parallelo,
tratto da Hibiki (1998), quattro danzatori vengono a poco a poco illuminati e
disegnano nello spazio percorsi circolari e paralleli muovendosi come esseri
soprannaturali e sfidando la forza di gravità dei loro diafani corpi.
Due Specchi ed Echi,
entrambi ripresi da Kagemi del
2000, si concentrano sulla paradossale afasia del riso e dellurlo in un
assordante silenzio, mentre Monadi 1, 2,
3, rispettivamente tratti da Shijima, Hyomeki (1995) e da Yuragi (1993), riassumono gli aspetti essenziali
del butoh di Ushio Amagatsu, reso
ancora più coinvolgente dai fuochi accesi agli angoli del palcoscenico che
lentamente si spengono come lentamente si placano i gesti dei protagonisti.
Alla fine gli stessi inchini di ringraziamento per i calorosi applausi
del pubblico sono unennesima danza ricca di movenze fluide, eleganti, leggere,
che trascende lumana natura per trasformarsi in puro spirito.
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