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La danza dello spirito

di Gabriella Gori
  Utsushi - Tra due Specchi
Data di pubblicazione su web 30/08/2016  

In un’atmosfera onirica e surreale, resa ancora più magica dalla sensazione di assistere ad un culto misterico, ad una sorta di liturgia del movimento, della luce, del suono, si è consumato al Teatro Romano di Fiesole Utsushi – Tra due Specchi, l’attesissimo e applauditissimo spettacolo del coreografo giapponese Ushio Amagatsu e della sua Sankai Juku, la compagnia fondata nel 1975, esponente della seconda generazione della danza butoh.

La cosiddetta “danza della tenebre”, nata in Giappone dopo Hiroshima e incline alla lentezza, alla auscultazione della propria anima, all’esplorazione dei recessi più segreti dell’inconscio, ha avuto i suoi “padri fondatori” in Tatsumi Hijikata e Kazuo Ōno e oggi a distanza di decenni ha in Ushio Amagatsu il nuovo corifeo. Un mentore che stempera i tratti impulsivi e frenetici del butoh originario per appropriarsi dell’elegante fascino visivo del Kabuki, la rappresentazione teatrale giapponese, e del coinvolgimento emotivo dello spettatore, reso partecipe di un rito sacrale ed emozionale che rapisce i sensi. Un’esperienza mistica, spirituale, eppure profondamente umana e tangibile per le sensazioni che riesce a trasmettere e per la malia che sprigiona la danza di corpi in armonia con se stessi e con ciò che li circonda.



Un momento dello spettacolo

Lo spettacolo, fiore all’occhiello del 27° Florence Dance Festival, è stata anche l’occasione per la consegna da parte dei direttori del Festival, Marga Nativo e Keith Ferrone, del premio Mercurio Volante alla Sankai Juku nella persona di Ushio Amagatsu. Un riconoscimento al maestro nipponico per l’originalità del suo butoh che si inserisce nel 150° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone e rinnova il legame tra il Florence Dance Festival e la Sankai Juku. Compagnia che arrivò per la prima volta a Firenze agli inizi degli anni Novanta proprio grazie al Festival fiorentino, come ha ricordato Marga Nativo.

Per questo imperdibile ritorno – visto che la Sankai Juku ha inaugurato il Ravenna Festival a  giugno e poi è approdata a luglio nel capoluogo toscano – è stato creato uno spettacolo antologico su musiche di Yas-Kaz e Yoichiro Yoshikawa con estratti da coreografie di Amagatsu che presentano il butoh di Ushio. Quest’ultimo a Tokyo ha studiato anche danza classica, danza moderna e danze tradizionali giapponesi.



Un momento dello spettacolo

Utsushi – Tra due Specchi, titolo che sottolinea l’utilizzo metaforico dello specchio, oggetto capace di riflettere simultaneamente la realtà, si apre con Rosa delle sabbie, estratto da Shijima, una coreografia del 1988. I danzatori a torso nudo, teste rasate e completamente imbiancati, partendo da lenti movimenti delle braccia e delle mani piano piano compiono un vorticoso movimento che apre le ampie gonne circolari color avorio. Come corolle rovesciate che richiamano anche l’agitazione cinetica dei Dervisci rotanti, le gonne diventano protagoniste, catturano lo sguardo dello spettatore, colpito dall’improvviso lancio di polvere bianca, e poi si richiudono su se stesse alla fine della performance.

Quasi a riposare la vista e a placare l’emozione, la Sankai Juku, che significa alla lettera “laboratorio dei monti e del mare”, propone il duo Guardare, Guardando tratto da Toki (2005), un pezzo introspettivo tutto incentrato sulla vicinanza di due corpi attraverso gli arti superiori. Così prepara il pubblico a La Mano delle Tenebre, estrapolato da Kinkan Shonen del 1978. Con indosso maschere prive delle sembianze di volti umani e teli che coprono le gambe, i ballerini eseguono una danza di schiena in un ondeggiare continuo del bacino e del busto che li trasforma in esseri virtuali e alieni.



Un momento dello spettacolo

In Spostamento in parallelo, tratto da Hibiki (1998), quattro danzatori vengono a poco a poco illuminati e disegnano nello spazio percorsi circolari e paralleli muovendosi come esseri soprannaturali e sfidando la forza di gravità dei loro diafani corpi.

Due Specchi ed Echi, entrambi ripresi da Kagemi del 2000, si concentrano sulla paradossale afasia del riso e dell’urlo in un assordante silenzio, mentre Monadi 1, 2, 3, rispettivamente tratti da Shijima, Hyomeki (1995) e da Yuragi (1993), riassumono gli aspetti essenziali del butoh di Ushio Amagatsu, reso ancora più coinvolgente dai fuochi accesi agli angoli del palcoscenico che lentamente si spengono come lentamente si placano i gesti dei protagonisti.

Alla fine gli stessi inchini di ringraziamento per i calorosi applausi del pubblico sono un’ennesima danza ricca di movenze fluide, eleganti, leggere, che trascende l’umana natura per trasformarsi in puro spirito.




Utsushi - Tra due Specchi
cast cast & credits
 


La loncandina




































Un momento dello spettacolo



 
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