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Macbeth e l'origine del male

di Mariagiovanna Grifi
  Macbeth
Data di pubblicazione su web 23/06/2016  

Regna il male nel Macbeth shakespeariano, in cui la brama di potere è solo un espediente per rivelare la natura crudele e sanguinaria dell’uomo. Per questo motivo l’opera ha incuriosito anche Sigmund Freud, che attribuisce a Shakespeare l’intuizione ante litteram del conflitto tra Es e Super Io, ossia tra i desideri più profondi ed egoistici dell’anima e la sua coscienza morale. Le due istanze psichiche tra cui è collocato l’Io sarebbero, secondo il fondatore della psicoanalisi, rappresentate da Lady Macbeth e da Macbeth durante il dialogo in cui la donna, risoluta e spietata,  persuade il marito a uccidere il re per usurparne la corona. Sembra quasi che lo scontro avvenga dentro la testa del protagonista, come suggerisce il critico Harold Bloom (Shakespeare. L’invenzione dell’uomo, Milano, BUR, 2003), e che l’istinto aggressivo abbia alla fine la meglio. 


un momento dello spettacolo© Fabio Donato
Un momento dello spettacolo
© Fabio Donato

Parte dalle interpretazioni di Freud e di Bloom il regista Luca De Fusco, che porta in scena al Teatro Mercadante la tragedia shakespeariana, nella traduzione di Gianni Garrera, in prima assoluta al Napoli Teatro Festival. Per evidenziare la trama psicologica del testo, De Fusco costruisce la maggior parte delle scene nella camera da letto, dove i coniugi esternano i loro propositi di morte di fronte a un grande specchio, installazione video in cui proiettare incubi, deliri e allucinazioni. A infittire le atmosfere cupe e oniriche contribuisce la commistione di linguaggi artistici – cifra stilistica di De Fusco già sperimentata nei precedenti lavori Antonio e Cleopatra (2014) e Orestea (2015) – grazie ai sontuosi costumi di Zaira De Vincentiis, le scene di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Gigi Saccomandi e la collaborazione degli israeliani Ran Bagno, per le musiche, e Noa Wertheim, per le coreografie. 


un momento dello spettacolo© Fabio Donato
Un momento dello spettacolo
© Fabio Donato

Altra ambientazione dominante e dalla forte suggestione visiva è la foresta – dove tutto ha inizio quando Macbeth incontra le tre streghe (le danzatrici della Compagnia Körper Chiara Barassi, Sibilla Celesia, Sara Lupoli, a cui dà voce fuori campo Angela Pagano) – ricreata anch’essa grazie all’uso di video e al sipario di tripoline che cala su tutta la scena chiudendola in un rovo intricato. Imperante l’immagine ricorrente della civetta che avanza verso la platea, presagio della catastrofe imminente.


un momento dello spettacolo© Fabio Donato
Un momento dello spettacolo
© Fabio Donato

L’indagine sull’origine del male si sofferma sulle psicosi ossessive che ben presto annientano Macbeth (Luca Lazzareschi), stordito dagli eventi, ingannato dagli enigmi profetici e maledetti delle streghe, timoroso e incerto, soggiogato dalle decisioni della risoluta consorte che lo accusa più volte di vigliaccheria. Eppure arriva un punto in cui non teme più nulla, incosciente e fiducioso nel proprio destino, mentre è Lady Macbeth (Gaia Aprea, dalla voce profonda e regale) a essere consumata dal peccato, vittima dei disturbi del sonno e imbrigliata nella nevrosi fino alla morte. È come se l’anima, ormai corrotta e macchiata del sangue altrui, possa liberarsi totalmente della sua parte fragile e inquieta (la coscienza) e – come sosteneva Freud – possa dare ampiamente spazio ai soli istinti primordiali.


Macbeth
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