Un momento dello spettacolo
© Holger Badekow
John Neumeier nella messinscena di
Duse
non tralascia questo principio dellEstetismo dannunziano presentando la
divina Eleonora quale mostro sacro della scena teatrale, ma con sensibilità
poetica coglie la sofferta psicologia di unattrice allapice del successo, i suoi
tormentati amori, la vita travagliata, segnata anche dal dolore della guerra,
la rivalità con
Sarah Bernhardt, lamicizia
con
Isadora Duncan, per poi “transumanare”.
Ovvero oltrepassare la sfera umana e virare a trecentosessanta gradi
immaginando un iperuranio di bellezza, pace e armonia in cui Eleonora, dopo la
morte, rivede gli uomini della sua vita e balla insieme a loro, puro spirito
tra amorosi spiriti.
La
pièce, divisa in due
parti di cui la prima in dieci quadri, parte da una impostazione metateatrale
con una fila di sedie di legno tipiche dei cinema di un tempo poste in tralice
a sinistra del palcoscenico. Muovendosi in blocco le sedie scandiscono il tempo
e accolgono i ballerini, nelle vesti di spettatori dellepoca, intenti ad
appropriarsi della vita pubblica e privata della Duse, diventata oggetto di un
soffocante divismo.
Alla destra dei sedili un grande schermo proietta le immagini di
Cenere,
il film con cui lattrice nel 1916, ormai non più giovane, ritornò
sulla scena, mentre una figura vestita di nero assiste alla proiezione. Si
alza, è la Duse,
alias Alessandra
Ferri, che da lì viene trascinata in un vortice di ricordi grazie allincontro
con il giovane soldato
Luciano Nicastro
che le dona un
bouquet di rose e la
proietta nel suo passato.
Eccola allora nel ruolo shakespeariano di Giulietta con Luciano
trasfigurato in Romeo. In un
transfert
tra arte e vita la tragedia dei due amanti di Verona diventa la tragedia della
prima guerra mondiale in cui Eleonora vaga terrorizzata in mezzo alle bombe e
ai morti.
Un momento dello spettacolo
© Holger Badekow
Nel terzo quadro latmosfera cambia. La Duse ammira la rivale e idolo
Sarah Bernhardt che spopola con
La
Signora delle camelie di
Dumas
figlio e la omaggia con un fascio di fiori ma non nasconde la distanza che
la separa dalla diva francese per uno stile di recitazione più ponderato e
introspettivo, che inconsapevolmente anticipa il metodo
Stanislavskij. Tanto basta per dividere il pubblico tra “filodusiani”
e “filobernhardtiani”.
Una rivalità che spinge la Duse, spronata da
Arrigo Boito, con cui ha una relazione, a interpretare
Antonio e Cleopatra di
Shakespeare che il librettista padovano
traduce per lei. Un trionfo cancellato nel quinto quadro dal dolore per lamica
Isadora Duncan, la prima grande danzatrice moderna che perse i figli in un
tragico incidente e che trova conforto nellattrice.
Intanto la fama di Eleonora è inarrestabile per linterpretazione di
Margherita Gautier, che oscura quella della Bernhardt, e Luciano, che arriva
dal fronte per farle visita, agli occhi della Duse diventa Armand.
E metaletteratura e metabiografia si intrecciano indissolubilmente nel
settimo quadro quando appare il giovane e aitante DAnnunzio. Affascinato dalla
donna, il poeta fa della Duse la sua musa ispiratrice ma al tempo stesso rivela
il suo sfacciato opportunismo sfruttandone limmagine e la popolarità. Una
popolarità bene rappresentata dagli innumerevoli scatti fotografici che
travolgono la loro storia fatta di amore e odio, lussuria e pudicizia.
Un dolore per la matura attrice acuito dallarrivo di un telegramma da
cui apprende che Luciano Nicastro sta morendo. Lei lo stringe a sé unultima volta
in ospedale. Lunico suo conforto resta il palcoscenico che la vede osannata ne
La Signora delle camelie,
La Locandiera,
La Gioconda,
La Donna del
mare,
fino allultima
tournée a New York e a Pittsburgh dove
il 21 aprile 1924 muore.
La salma, dopo i funerali a New York, arriva via mare a Napoli e poi
ad Asolo per lultimo commosso addio immortalato dalle immagini proiettate sul
grande schermo, che chiudono “a cornice cinematografica” la prima parte dello
spettacolo.
Una parte contrassegnata da travolgenti duetti neoclassici tra
Eleonora/Alessandra e i suoi uomini: dolcissimo e filiale quello con Luciano
Nicastro, il bravissimo
Alexander Trusch;
potente e maschio quello con Arrigo Boito, il possente
Carsten Jung; appassionato ed erotico quello con Gabriele DAnnunzio,
il sensuale
Karen Azatyan; originale
e ricorrente quello con
Marc Jubete,
personificazione del pubblico onnipresente nella vita della Divina.
Drammaticamente intense sono anche le compresenze con la rivale Sarah
Bernhardt, la stupenda
Silvia Azzoni;
lamica Isadora Duncan, la liricissima
Anne
Laudere; e deffetto le reazioni degli spettatori fittizi, interpretati
dallottimo Hamburg Ballet.
E se nella prima parte di
Duse la
coreografia è realistica e narrativa, è nella breve seconda parte che diventa
astratta e adamantina in una visione celestiale e impalpabile in cui Eleonora
incontra gli uomini della sua vita (Nicastro, Boito, DAnnunzio, il Pubblico
personificato).
Neumeier, sulla musica di
Frates e
Cantus in Memory of Benjamin Britten di
Arvo Pärt, lascia spazio alla danza
pura “intonando” un canto per la Duse e i suoi amorosi Drudi (amanti) che fa
volare il pensiero ad
Apollo Musagète di
Balanchine e lascia gli astanti
ammaliati e partecipi di una messinscena che supera le classificazioni di
genere e ricorda il grande “teatro di regia” di
Strehler.