drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

L’idea di paternità nel laboratorio di un futuro virtuale

di Carmelo Alberti
  Marco Paolini
Data di pubblicazione su web 02/11/2015  

All’inizio del suo ultimo spettacolo, intitolato Numero Primo. Studio per un nuovo Album, Marco Paolini mostra una voce ferma e uno sguardo accorto. Il luogo prescelto per l’esordio veneziano di un racconto ancora “rozzo” è il Teatro Busan di Mogliano Veneto, una cittadina che si trova sul confine tra Mestre e Treviso, la cui stagione, curata dal regista Giuseppe Emiliani, offre al pubblico un interessante cartellone di preziose novità, sostenuto esclusivamente dalla contribuzione privata.

L’avvio di Paolini si svolge lungo le tracce della memoria, recuperando il personaggio di Nicola, il protagonista degli Album storici, che hanno costituito una vera e propria “biografia collettiva” dell’Italia degli ultimi trent’anni. La pista è segnata, dunque, dalle indimenticabili cronache di Adriatico, Tiri in porta, Liberi tutti, Aprile ’74 e 5, Stazioni di transito, Miserabili, rappresentazioni realizzate tra il 1987 e il 2003. Nicola è stato l’attento testimone delle trasformazioni del mondo contadino e dell’area del nord-est, dapprima sotto la spinta attrattiva della civiltà del benessere e poi entro la voragine del degrado morale e dello scempio territoriale. Pertanto, non meraviglia il fatto che le sue considerazioni subiscano un decisivo cambio di ottica generazionale. In mezzo ai boschi alpini, in quei luoghi che rimangono ancora un’oasi incontaminata della purezza naturale, un bambino, giudicato dagli altri eccentrico e stravagante, affronta le prove della vita facendosi guidare da una sorta di candore “scientifico”. È attratto, ad esempio, dal fuoco e dal suo potere distruttivo; eppure non esita a sdraiarsi immobile sopra un immenso formicaio per impedire ai suoi coetanei di bruciarlo. È a questo punto che s’intravede già la scelta tematica di Paolini, nel momento stesso in cui il genitore angosciato corre nel buio tra gli alberi in cerca della propria creatura; e quando la ritrova, scopre l’intensità dell’amore, nonostante i comportamenti del figlio siano dettati da una logica anomala, che coniuga slancio esistenziale e curiosità sperimentale.


Un momento dello spettacolo. Foto di Roberto Serena
Un momento dello spettacolo 
© Roberto Serena

Una volta concluso il prologo, l’attore si siede alla ribalta di un palcoscenico vuoto, se si eccettuano un tavolo, una strana capra “bionica” e un seggiolino delle giostre, appeso in alto; dichiara ai presenti che si tratta di una rappresentazione grezza, utile a verificare dal vivo la consistenza delle sue intuizioni drammaturgiche. Una volta fissato il punto di snodo, Paolini viaggia deciso verso una dimensione che pare attrarlo particolarmente: s’avverte, infatti, la necessità di riflettere sull’idea di paternità, come una verifica necessaria da sviluppare entro il laboratorio dei sentimenti.

Nel tratteggiare la fisionomia dei nuovi protagonisti, Paolini affonda lo sguardo nella coscienza di un uomo, estraneo all’atto di procreare, preoccupandosi di rivelare le sfaccettature di un’interiorità smarrita e fervida: sembra che nell’animo del personaggio si stia svolgendo una lotta silenziosa tra l’egoismo, spacciato per libertà, e il senso di responsabilità. Ettore, fotografo freelance, viene a sapere dell’esistenza di Numero Primo, il ragazzo non-nato che ha già compiuto cinque anni, da una donna virtuale, Hechné. Costei si presenta come la voce di una siriana malata terminale, una madre virtuale, appunto, una donna contattata attraverso il filtro di un computer, mai vista eppure desiderata fino allo spasimo. Da una relazione impalpabile scaturisce un interrogativo pressante sulla solidità degli affetti e sul significato della paternità.

Mentre l’attore interagisce con gli spettatori, numerosissimi e attenti, senza mai nascondere la scelta di verificare il testo, scritto insieme ai suoi collaboratori e recitato in modo diretto, a costo di esitazioni e di pause tecniche, emerge chiara la tessitura di un’epifania sul futuro dell’umanità, proiettata in un’atmosfera alla Blade Runner, oltre la catastrofe che ha stravolto i normali modelli sociali. Il mondo che un padre e un figlio percorrono, alla stregua di prototipi assoluti e predestinati, è un luogo altamente tecnologico, che ha seppellito le antiche vestigia di Venezia, la città ideale che riecheggia attraverso le voci della sua gente mentre tifa e scommette sulla funzionalità delle paratie del Mose, e che ha archiviato il cimitero industriale di Marghera, ora tramutata in una fabbrica di neve artificiale. Su entrambi si staglia la smisurata massa del centro commerciale “Balocchi”, che ha la forma di una nave contenuta dentro una “mezza” bottiglia. Lì, tra le spire labirintiche di uno spazio illusorio, elaborato senza sosta dagli algoritmi e dai frattali, si materializzano i sogni e viene  travolta ogni possibilità di pensare. Nella storia, allora, accade che, per smaltire i fagioli in scatola scaduti, Ettore e Numero Primo chiedano di dare forma a una capra, modellata sul filo della fantasia.

Un momento dello spettacolo. foto di Ivana Sunjc
Un momento dello spettacolo
© Ivana Sunjc

Il paesaggio è popolato da un magma multietnico, che sfrutta la contaminazione delle lingue e dei dialetti: dal racconto affiorano tante figure ben intagliate che fanno da cornice alle sorprendenti imprese di Numero Primo. Anche la geografia del nuovo Album sonda i percorsi più svariati, ripercorrendo talvolta luoghi conosciuti; ad esempio, la via Piave di Mestre si presenta come una strada che “mormora” in cinese, mentre svela i contorni di uno smisurato suk entro cui palpita un brulicante condominio di non-stranieri. C’è, poi, uno squarcio scenico su Trieste, dove compare abbozzato in controluce, oltre le aule di una scuola infestata dai pidocchi, il paese delle giostre e dei giostrai, su cui si riversa la pronta creatività di Numero Primo che, insieme a qualche altro piccolo genio simile a lui, analizza e inventa soluzioni utili a migliorane le prestazioni dei seggiolini del “calcinculo”. Infine, accade l’imprevisto che travolge il figlio, trascinandolo nelle spire di un coma profondo, dall’esito incerto; è stato causato da un incidente tecnologico che serve all’autore per esprimere con particolare efficacia la difficile coesistenza di sentimento e virtualità.

È tempo per Marco Paolini di liberare le pulsioni più profonde del proprio pensiero creativo, sia pure sotto la forma d’una prima esecuzione pubblica soggetta a successive modifiche. La tensione emotiva, generata dall’attore-narratore che attraversa con insuperata maestria una pluralità di piani espressivi, tocca le corde dell’angoscia, persino del dolore, corde che esaltano la relazione inscindibile della verità con la sfera del riso e dell’allusività. Se, da un lato, il monologo di Numero Primo prosegue l’indagine sulla matrice primaria della nostra civiltà, dall’altro, archiviando una volta per tutte la barriera delle diversità, sospinge l’azione evocativa del teatro nella zona della sensibilità affettiva. E Paolini, guardando fisso la capra nata da una stampate 3D, si sofferma in modo toccante lungo la linea di confine che separa la disperata reazione di un padre, travolto dalla paura di veder svanire la presenza di un figlio venuto dal nulla, dalla rassicurante razionalità dell’istinto materno. L’eco della voce di una madre lontana, sempre presente, segnala la simbiosi con ciò che ha generato, indipendentemente dal fatto che si tratti di un essere vitale o di un assemblaggio d’impulsi elettronici. Mentre risuonano le strofe di una tenera nursery rhymes e il sedile della giostra inizia a dondolare, in un attimo di silenzio, prima dei prolungati applausi, s’eleva l’intramontabile certezza della persistenza di un’infinita vitalità universale.



Numero Primo. Studio per un nuovo Album
cast cast & credits
 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013