David
Gilmour in concerto. Firenze, Ippodromo del Visarno, 15 settembre 2015 I motivi di un tutto esaurito da mesi erano scontati.
E tra questi non cera sicuramente il nuovo album solista (Rattle That Lock,
uscito il 18 settembre) che comunque aveva acceso la miccia del nuovo tour.
Potrebbe bastare il fatto che David
Gilmour incarna attualmente i Pink Floyd e tutto ciò che ne consegue dal
punto di vista storico-musicale oltre
che da quello affettivo da parte di milioni di fan. A questo però si aggiunge
una maestria tecnica che vede il chitarrista saper entrare in ogni brano
plasmandolo a sua immagine, pur in contesti stilistici differenti. Per non
parlare di una voce che sembra migliorare con letà, sicura nei registri medio
e basso.
Un momento del concerto ©Sebastiano Bongi Tomà
Parlavamo di tutto esaurito, con i concerti di Verona
e Firenze presi dassalto sin dallinizio delle prevendite. Per quanto riguarda
la data fiorentina allippodromo del Visarno, questa coincideva con
lanniversario della scomparsa di Richard
Wright, tastierista storico dei Floyd e già presente sul palco nel 2006 in
piazza Santa Croce a Firenze per il tour di On a Island. Non ci sono
state dediche specifiche, ma linserimento nel tour di Coming Back to Life ha forse voluto dare forza alla lettura del
periodo post-Roger Waters della
formazione quando Gilmour e Wright si erano liberati di una personalità
ingombrante.
Parlando di tour
per il nuovo album, non sono mancate le proposte per lanciarlo. Dalla traccia
titolo, allintro potente di 5 A.M., dal curioso valzer quasi circense
Faces of Stone, al jazzato di The Girl In The Yellow Dress. Poi,
inevitabile e oggetto del desiderio oltre che del prezzo del biglietto, la Greatest
Hits dei Pink Floyd. Brani eseguiti a beneficio della memoria del pubblico,
per la massima parte formato sui dischi. Ed ecco dunque Wish You Were Here, Shine On You Crazy Diamond,
Money, Us and Them, una straordinaria Fat Old Sun con
un cambio di marcia sonoro da brivido, ma anche gioielli come Astronomy
Domine e High Hopes per non parlare del gran ritmo di Run to Hell
posta nel finale prima dei bis. Che tra laltro erano Time e Breathe
da Dark Side Of The Moon e la classica conclusione di Comfortably
Numb.
Un momento del concerto ©Patrizio Buralli Il gruppo ha sfoderato una prestazione da incorniciare
a partire dal bassista Guy Pratt, al
sassofonista Theo Travis e al
chitarrista Phil Manzanera, ex-Roxy
Music e anche lui a Firenze nel 2006. Pubblico in delirio e non poteva essere
altrimenti. Finché professionisti del genere sono in circolazione, il popolo
del rock può dormire sonni tranquilli.
“The
Wall”, regia di Rogers Waters e Sean Evans, nei cinema italiani il 29, 30
settembre e il 1° ottobre 2015
Su The Wall, inteso come disco dei Pink Floyd è
stato detto molto sin da quando uscì. Dopo avere visto il film dallo stesso
titolo, firmato da Roger Waters
insieme a Sean Evans e presentato al
Festival di Toronto, siamo giunti alla conclusione che Waters abbia voluto
andare oltre la dimensione strettamente musicale. Così come nel 1979 volle
andare oltre il suono abituale della formazione, quello che aveva
caratterizzato Atom Heart Mother, Ummagumma e Dark Side of The
Moon. Come se il musicista avesse bisogno di rafforzare il legame con la
sua creatura, andando avanti con lo sviluppo dellidea che originò il disco.
Una scena del film Il film The Wall (presentato in contemporanea
nei cinema italiani per soli tre giorni) quindi è qualcosa di più di un
semplice resoconto dello spettacolare tour mondiale che tra il 2010 e il 2013
vide protagonista il bassista e la sua band di lusso. È un tentativo di legare
la musica a una situazione reale: quella del viaggio di Waters alla ricerca
delle tombe nel nonno Henry George e
del padre Eric, morti
rispettivamente nella prima e nella seconda guerra mondiale.
Lorrore dei due conflitti, specialmente lultimo che
ha negato a Waters laffetto di un genitore mai conosciuto, è loccasione per
urlare a gran voce il no alla guerra grazie a musica e immagini con una dedica
a tutte le vittime di guerre e terrorismo in anni e situazioni diverse. La
presenza incombente della morte si aggiunge allincomunicabilità e
alloppressione descritta dai brani.
Una scena del film Il pellegrinaggio in Francia e in Italia (Anzio e
Montecassino) fatto di pensieri oltre che di parole fa da contraltare allo
spettacolo dallallestimento grandioso dove Waters e i suoi musicisti
scompaiono inghiottiti da un muro costruito progressivamente durante il
concerto e che poi crolla tra le ovazioni di migliaia di spettatori. Sono due
ore in cui lo spettatore è chiamato a riflettere sulle tematiche sottolineate
da Waters più che a godere di un repertorio diventato ormai classico. Per
questo motivo lintervista di mezzora con il protagonista insieme al
batterista Nick Mason, filmata in un
ristorante, rompe la tensione e porta lattenzione sui Pink Floyd e sulla loro
epopea in cui Waters ha lasciato una traccia fondamentale.
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