Tra i più complessi e meglio articolati film
della mostra di Venezia 2015 Remember (Ricordati) di Atom Egoyan affronta uno dei
grandi problemi della storia del Novecento, e anche uno dei grandi problemi
della società odierna: quello, come il titolo invita a fare con maniera
imperiosa, della memoria. Memoria collettiva e storica, quella che ha lobbligo
di ricordare i misfatti perpetrati durante la seconda guerra mondiale e che uno
strisciante negazionismo tende a cancellare. Ma anche memoria individuale, più
dolorosa e fragile, soggetta a un deterioramento che quella collettiva può
arginare. Indissolubile dal tema della
memoria quello della vendetta (frequentato sistematicamente dal cinema nel
corso dellultimo trentennio). E, anchesso indissolubile da quello del passare
del tempo, il tema della vecchiaia. Il tempo scorre inesorabilmente e si fanno
sempre più concreti i rischi che tutto vada in prescrizione: tutto ciò che si è
subito e tutto ciò che si è perpetrato. Che vittime e carnefici spariscano per
sempre. Benjamin August, soggettista
e sceneggiatore, afferra i suoi protagonisti tra gli ultimi sopravvissuti
dellOlocausto, sullorlo, appunto, dellabisso delloblio e dà al regista una
solidissima storia, con tinte di giallo.
Una scena del film Il
protagonista raccoglie in sé tutti i temi annunciati: è un vecchissimo ebreo
sopravvissuto al campo di Auschwitz, espatriato negli Stati Uniti dove si è
fatto una vita con la moglie Ruth da cui ha avuto un figlio ben inserito nella
società americana. Col passare degli anni la sua memoria tende ad affievolirsi
e, dopo la morte della moglie, si rende necessario un ricovero in un pensionato
dove ritrova un vecchio compagno di prigionia che, ancora lucidissimo, ne
diventa in qualche misura il tramite col mondo e con la non placata sete di
vendetta. E così il giorno del suo novantesimo compleanno il vecchio, con
precise istruzioni scritte dallamico, parte alla ricerca dellantico aguzzino
che, mutato nome, è anche lui espatriato dopo la guerra e si è rifatto una
vita. Poiché però non poche sono le omonimie, il vecchio, prima di trovare il
giusto bersaglio, percorre, tra lampi di memoria e affanni del presente, una
buona parte della provincia americana. Pur senza farlo deflettere dal suo
proposito questi incontri lo turbano, rendendo sempre più incerto il suo
procedere e ponendo sempre più insistentemente nella coscienza dello spettatore
il dubbio sulla impeccabilità del suo procedere. La stretta finale arriverà
come una mazzata, con una sorpresa che è doveroso non rivelare.
Una scena del film
La complessità della trama trova una formidabile
sponda nella scelta stilistica di un procedimento narrativo classico nel quale
Egoyan rinuncia a ogni esibizionismo virtuosistico e si concentra sulla
recitazione dei suoi straordinari interpreti, peraltro quasi sempre in
esclusivo rapporto drammaturgico e dialogico con il protagonista. Che è un Christopher Plummer superlativo, perfetto in ogni mutamento dellanimo, senza
unesibizione né una sbavatura, degnamente accompagnato dallinerme
arrendevolezza di Bruno Ganz e dalla mefistofelica fermezza di Martin Landau,
vero burattinaio di questa danza macabra.
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