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A splash too big

di Luigi Nepi
  A Bigger Splash
Data di pubblicazione su web 05/09/2015  

Strana annata questo 2015. Il cinema italiano sta attraversando quella che è probabilmente la sua crisi più profonda (che lo investe a tutti i livelli: politico, economico, produttivo e anche creativo, Oscar di Sorrentino permettendo), eppure, tra il festival di Cannes e la Mostra di Venezia, schiera ben sette film nei concorsi principali facendo emergere un paradosso che, purtroppo, risulta essere più superficiale che sostanziale. Non volendo discutere sulla “triade” autoriale di Cannes (possiamo definire un caso la loro uscita in contemporanea), qualche perplessità in più si è avuta all’uscita delle opere selezionate per il Lido e, sfortunatamente, alcune di queste perplessità si stanno rivelando ben riposte a partire proprio da A Bigger Splash di Luca Guadagnino. Il regista siciliano non è certo una figura “conciliante”: i suoi film sono quasi ignorati in Italia, mentre all’estero sono spesso veri e propri oggetti di culto (anche negli “impenetrabili” Stati Uniti) e lo stesso si può dire per quanto riguarda la critica, costantemente divisa tra convinti entusiasti e decisi detrattori. Un trend che questo film non sembra certo cambiare.

Una scena del film.
Una scena del film.

Lasciate alle spalle le atmosfere insopportabilmente viscontiane di Io sono l’amore, questa volta Guadagnino mette in scena un remake, neanche troppo infedele, de La piscina, film edonista di Jacques Deray, in cui la coppia Alain Delon e Romy Schneider si separava sia nella finzione che nella vita. Scegliendo di mantenere la struttura e i nomi originali A Bigger Splash mostra la storia della rockstar Marianne (l’inevitabile musa del regista Tilda Swinton, che sul palco appare come un clone di Chrissie Hynde dei Pretenders) che, momentaneamente afona in seguito a un’operazione alle corde vocali, sta trascorrendo la convalescenza nella sua villa a Pantelleria in compagnia del fidanzato Paul, regista di videoclip (un fin troppo misurato Matthias Schoenaerts). La loro tranquilla, nuda armonia viene sconvolta dall’arrivo dell’ex produttore ed ex compagno di Marianne Harry (un ipercinetico e logorroico Ralph Fiennes) e della sedicente figlia Penelope (Dakota Johnson). Il piano di Harry è subito chiaro: riconquistare Marianne ed estromettere Paul, anche servendosi della figlia per sedurlo. Come accade nell’originale le cose precipitano fino all’inevitabile omicidio nella piscina, che, inaspettatamente, diventa uno snodo non solo drammaturgico, ma soprattutto formale; l’inizio delle indagini segna infatti un clamoroso cambiamento di registro e il film vira decisamente verso la commedia, grazie anche all’entrata in scena di un grande Corrado Guzzanti nel ruolo del maresciallo dei carabinieri La Mattina che dirige l’inchiesta.

«Stratificazione di significati» è la parola d’ordine che Guadagnino vorrebbe attribuire al suo film (una frase ribadita in diverse interviste e anche alla conferenza stampa del Lido), ma A Bigger Splash, più che per stratificazione di significati, sembra procedere per stratificazione di riferimenti, spesso fin troppo esibiti e, purtroppo, fine a se stessi, a partire proprio dal titolo e dai tanti tuffi in piscina che rimandano direttamente al famoso quadro pop di David Hockney e al relativo film di Jack Hazan che ne racconta la storia. Quindi, oltre ovviamente al citato film di Deray, Guadagnino vorrebbe riproporre le dinamiche amorose del primo Godard all’interno di un contesto di citazioni rosselliniane (da Viaggio in Italia a Stromboli) dove la Johnson è costretta a loliteggiare come la Sue Lyon di Kubrick, mentre a Fiennes tocca imitare addirittura Mick Jagger per poi finire come Brian Jones. Il tutto culmina in una farsa finale da commedia all’italiana, che nelle intenzioni dello stesso regista dovrebbe rimandare al Falstaff verdiano.

Una scena del film.
Una scena del film.

Sembra evidente che il risultato non può che essere un pastiche estremamente difficile da tenere insieme, con personaggi monolitici e privi di spessore, oppure estremamente schematici come Marianne, la cui doppia personalità è del tutto priva di sfumature: da un lato la nera rockstar drogata e ninfomane (che “il diavolo” Harry continua a tentare con le sue pastiglie), e dall’altro l’eterea convalescente premurosa e fedele (che “l’angelo” Paul accudisce con le sue pillole). A tutto ciò Guadagnino aggiunge, sprecandole, le suggestioni del paesaggio di Pantelleria (confine di due mondi anch’essi antitetici) e la questione dei profughi, tutta sospesa a una fulminante battuta del “maresciallo” Guzzanti che, dopo aver dimostrato di aver capito tutto, lascia cadere la cosa affermando di doversi occupare di “annegamenti ben più importanti”, cosa che fa addirittura pensare che sia proprio quello il bigger splash a cui vuole alludere il titolo.

Alla fine si ha l’impressione di aver visto troppa carne su un fuoco troppo piccolo senza che venga risolto il dubbio se Guadagnino sia davvero un regista sopravvalutato oppure un genio difficile da comprendere. Quello che è certo è che quest’anno a Venezia è in buona compagnia.



A Bigger Splash
cast cast & credits
 




Il regista Luca guadagnino. Foto per gentile concessione di Olivier Zahm.
Il regista Luca Guadagnino. Foto per gentile concessione di Olivier Zahm.




 
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