In un fumoso pub di Cleveland un
misterioso barista senza nome (Ethan
Hawke) inizia a parlare per caso con John (Sarah Snook), scrittore da rotocalco dallaspetto fortemente androgino.
I due personaggi si rivelano presto per quello che sono: un agente della
polizia temporale, alla caccia di un dinamitardo che sta mettendo a ferro e
fuoco la città, e unex-madre in cerca della sua identità, costretta al cambio
di sesso da uninspiegabile complicazione post parto.
Tratto dal breve racconto Tutti i miei fantasmi di Robert A. Heinlein (1959), Predestination rispetta il gusto dello
scrittore americano per il paradosso e per un individualismo sottilmente
nichilista, oscillante tra puro entertainment
e complesse riflessioni metafisiche. I fratelli Spierig (Daybreakers) accettano la difficile
sfida di tradurre in linguaggio cinematografico una narrazione interamente
basata su una dinamica perpetua di addensamento e dissolvimento di senso, di svelamento
e occultazione dei personaggi, di vertigini spaziali e temporali.
Raddoppiando il punto di vista e
facendo correre in parallelo al percorso di formazione di John una seconda
trama (quella di Snook, assente nel testo letterario), e quindi scegliendo non
di attenuare ma, al contrario, di esaltare la complessità narrativa del
racconto, Predestination entra a
pieno titolo nel filone di quelli che Thomas
Elsaesser chiama mind-game films
(“film rompicapo”). Lobiettivo è il disorientamento, ottenuto moltiplicando e
stratificando narrazione e personaggi, stravolgendo i tempi del racconto,
sovrapponendo i punti di vista e configurando un nuovo rapporto (o una crisi di
tale rapporto) con lo spettatore.
Una scena del film
Il film spicca per economia
narrativa. Nella prima metà non succede quasi niente: John racconta tramite
flashback il suo passato, il barista lo ascolta con un misto di interesse e
compassione. Nessuno intorno a loro. Nella seconda metà la trama deflagra: i
personaggi si rivelano diversi da quello che sembravano essere, le atmosfere noir virano verso un registro
fantascientifico, le unità di luogo (il pub) e di tempo (la sequenzialità dei flashback)
vengono piegate alle esigenze, appunto, del mind-game
film.
Mostrandoci una dopo laltra le
carte del mazzo per poi rimescolarle e dare il via al gioco, i fratelli Spierig
si dimostrano coraggiosamente coerenti con il testo letterario, che sotto forma
di diario fa seguire a una prima parte composta quasi interamente da dialoghi
diretti una giustapposizione di brevissimi paragrafi introdotti da asettici riferimenti
spazio-temporali (e.g. «2300 – VIII-I
Aug. 1985 – Sub Rockies Base»).
Nella fonte letteraria si registra
una doppia cronologia di tali paragrafi, quella classica («Aug. 1985») e quella
riguardante lordine dei frammenti diaristici («2300 – VIII»). Nel film questa
doppia connotazione temporale – e in ciò si misura la complessità
delloperazione di riadattamento – viene suggerita in parte dagli oggetti
scenici (tanto dimesso quanto efficace il lavoro della scenografa Vanessa Cerne), in parte dal montaggio,
che chiama lo spettatore a ricostruire ciò che percepisce e, in virtù di un
impianto fortemente transumanista, a riflettere sulla ciclicità e sullinevitabilità
del tempo. Lambiguità tra la componente ludica del film (il gioco delle carte,
appunto) e lambizione a una riflessione filosofica più ampia rispettano i
canoni del genere e rispondono alle aspettative, ritardate nel tempo, dello
spettatore, garantendosi la sua piena attenzione.
Una scena del film
Laddensamento della trama passa soprattutto attraverso una stratificazione dei personaggi, i quali assumono non solo diverse coordinate temporali, spaziali e, nel caso di John/Jane, di genere, ma arrivano a sovrapporsi ai propri equivalenti passati e futuri. La discronia, quindi, ha la doppia funzione di artificio spettacolare e momento di rivelazione, in cui i personaggi si scoprono fragili e impotenti davanti a una dialettica degli eventi che ingabbia la loro esistenza, vanificando ogni libertà di scelta.
Non
a caso Jane, il cui grande e unico obiettivo è sempre stato quello di viaggiare
nello spazio, si ritrova, costretta dallimmanenza delle circostanze temporali
e biologiche, a viaggiare nel tempo; viceversa, colui che pretende di avere un
controllo attivo sul tempo, il barista, finisce vittima della propria volontà.
Il tempo, dunque, è il vero protagonista, sovradeterminando i personaggi e
rendendo le loro storie di vita meccanismi circolari che girano a vuoto, come in
unideale dilatazione temporale degli spazi impossibili di Escher.
Questi continui sbalzi temporali, oltre a
fiaccare fisicamente ed emotivamente i protagonisti, sono raffigurati con un
trucco a sostituzione non “a comparsa” (come accade per fare un esempio recente
e per certi versi simile in Looper di
Rian Johnson), bensì “a scomparsa”.
Lo svuotamento improvviso degli spazi scenici su cui indugia la camera è uno
degli aspetti più sinistri del film. La creazione di buchi temporali in cui i
personaggi non esistono sottolinea, per contrasto, le due scene madri dove, al
contrario, essi co-esistono con i loro omologhi passati e futuri,
contrapponendo allassenza degli attori una loro presenza “in eccesso”. Lasetticità
di tale operazione, tuttavia, si tinge – ed è qui che gli autori reinterpretano
in chiave personale il testo di origine – di forti tinte melodrammatiche,
laddove limpedimento esterno è rappresentato dalla circolarità del tempo.
Predestination, in definitiva, è un film multiforme, sfuggente, che
si muove tra intrattenimento puro e riflessione filosofica, entrando e uscendo
dai generi cinematografici con assoluta disinvoltura, transitando dalla
fantascienza al dramma sentimentale. Il tutto nella cornice di un thriller psicologico in cui la ricerca
del colpevole si trasforma nella ricerca del sé e, soprattutto, della
proiezione e percezione di sé nel tempo. Ne deriva un ripensamento del tempo
stesso, la cui linearità, presupposto di ogni arte performativa, viene
ripiegata e messa in crisi, quasi a voler sfuggire alla scansione costante del
linguaggio cinematografico, a quei ventiquattro fotogrammi al secondo che
tentano di parcellizzare e ordinare logicamente una temporalità che si muove in
senso diametralmente opposto. Tutto il film non è altro che un cortocircuito
tra queste due istanze, la cronaca di una convivenza fallita tra la circolarità
del tempo e la sequenzialità della rappresentazione cinematografica.
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Predestination
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La locandina del film
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