In
un futuro distopico dove la terra è una landa desolata, limperatrice di una
cittadella del deserto si ribella al dominatore incontrastato e idolatrato da
una folla di sudditi ridotti alla fame e allo stato di bestialità. La donna
ruba un camion-cisterna e rapisce cinque tra le concubine preferite dal
dittatore, scatenando un inseguimento che vede in azione una varietà di
automobili, motociclette e cingolati, mezzi di trasporto tra i più eccentrici e
fantasiosi mai apparsi sul grande schermo. Con laiuto di un fuggiasco,
tormentato dal desiderio di vendicarsi dei soprusi subiti dalla famiglia (il
Max del titolo), il gruppo capitanato dallimperatrice Furiosa riuscirà a
ribaltare il potere sanguinario e dispotico, dopo una sarabanda di scontri ed
esplosioni.
Una scena del film
George Miller riprende
limmaginario post-apocalittico con venature steampunk
a trentanni esatti dallultimo capitolo della sua trilogia composta da Interceptor (1979), Interceptor – Il guerriero della strada (1981) e Mad Max
̶ Oltre la sfera del tuono
(1985). Tuttavia la nuova avventura è di fatto slegata dagli avvenimenti dei
film precedenti. Nel panorama attuale, popolato da blockbusters dagli effetti digitali sempre più raffinati, riproporre
ciò che agli inizi degli anni Ottanta era fantascienza davanguardia sarebbe
apparso unoperazione retrò per
ammiratori nostalgici.
Il
regista, al contrario, sceglie la strada più rischiosa: quella di delimitare la
vicenda, per tutta la durata del film, alla rincorsa dei fuggiaschi, oscurando le ragioni e il contesto del mondo futuro. Consapevole
che il mondo da lui creato è ben radicato nellimmaginario del suo pubblico,
Miller evita inutili scene didascaliche che avrebbero appesantito la narrazione.
Lunità dazione favorisce il dinamismo delle riprese (camera-car, travelling), diluendo
gli elementi fantascientifici in un roboante contesto dinseguimento, di
indubbia e trascinante vitalità.
Una scena del film
Il
deserto australiano è limmenso set
dove le rutilanti scene dazione si sviluppano nella loro inventiva efficacia. Ne
viene fuori uno spettacolo dal carattere dichiaratamente “attrazionale”, che si
rifà al cinema muto. Memore della grande tradizione anglosassone del genere chase, il film colleziona moltissime
trovate visive caratterizzate da una violenza grafica più che realistica. Con
laiuto del direttore della fotografia John
Seale, il regista costruisce le immagini usando quasi esclusivamente due
colori: larancione per visualizzare il deserto di giorno, e un monocromatico
blu per rendere lidea della notte.
La
sceneggiatura, firmata dallo stesso Miller, da Nick Lathouris e da Brendan
McCarthy, procede per scossoni e brevi momenti di stasi, sviluppando un
apologo femminista dove il potere maschile è lobiettivo da distruggere.
Perciò, più che il taciturno Tom Hardy,
la vera protagonista risulta essere limperatrice Furiosa di Charlize Theron, energica e dolente.
Ultima incarnazione di una serie di eroine delle quali, negli ultimi anni, il
cinema dazione sembra non poter fare a meno.
Una scena del film
Si
rilevano alcuni squilibri tra le maggiori
sequenze dazione e le poche scene riflessive, tra il desiderio di ritorno di Furiosa
e gli inneggiamenti dei soldati al Valhalla.
Tuttavia
il tutto è riscattato da un coerente e al tempo stesso delirante campionario di
corpi deformati, accentuati da trucchi e costumi dalle borchie e cromature
metallizzate. Mad Max: Fury Road è cinema
che, parafrasando il tormentone di un personaggio, sprona continuamente lo
spettatore ad “ammirarlo”, travolgendolo col suo alto tasso di spettacolarità.
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