Una mostra suggestiva quanto
impegnativa, quella che la Galleria degli Uffizi ha dedicato al pittore olandese
Gerrit van Honthorst (Utrecht
1592-1656), celebre in Italia per le sue particolari scene a “lume di notte” da
cui lappellativo di Gherardo delle
Notti. Un avvenimento che ha almeno due pregi: quello di essere la prima
esposizione monografica a lui dedicata a livello mondiale e la scelta del
curatore, Gianni Papi, di concentrarsi
sullattività italiana del pittore. Un periodo qualitativamente ricco e denso
di novità stilistiche di impronta caravaggesca, ma in larga parte ancora da indagare.
A cominciare dalla incerta cronologia: se validi riscontri documentali
permettono di datare il rientro in Olanda alla fine della primavera del 1620,
restano ancora misteriosi larrivo nella
nostra penisola, le circostanze che lo favorirono e litinerario.
Gherardo delle Notti,
Cena con suonatore di liuto,
1619-1620, olio su tela (Firenze, Galleria degli Uffizi) Lesposizione offre dunque loccasione
per meglio investigare su questioni ancora aperte quali il presunto soggiorno
di Honthorst a Genova, forse intorno al 1610 e comunque prima del trasferimento
a Roma. Unipotesi per cui non esistono validi appigli documentali o biografici,
anche se la maggior parte delle opere “italiane” del pittore è conservata nella
capitale ligure e il suo esordio è legato alla commissione della pala di Santa Teresa incoronata da Cristo (1614-1615)
per la genovese chiesa di SantAnna. Incisive anche le influenze che ebbe su di
lui lambiente pittorico romano, Manfredi
e Caravaggio in primis, nonché i rapporti di Honthorst
con Firenze e con i committenti toscani. A cominciare dallambasciatore Piero Guicciardini che gli fece
realizzare una pala per laltare maggiore della cappella di famiglia in Santa
Felicita: quellAdorazione dei pastori
dipinta a lume di notte e tristemente nota perché irreversibilmente danneggiata
dallattentato del 1993. Anche il granduca Cosimo
II apprezzò la sua arte, come testimoniano cinque bellissime tele
conservate agli Uffizi, tra cui tre di quelle “cene allegre” che resero celebre
Honthorst e che danno il nome alla mostra: Cena
con sponsali (1613 ca.), Buona
ventura (1616-1617) e Cena con
suonatore di liuto (1619-1620).
Gherardo delle Notti,
Buona ventura,
1616-1617, olio su tela (Firenze, Galleria degli Uffizi) Il percorso procede tra nuove
ipotesi, conferme e revisioni attributive e per essere ben compreso necessita
della guida del denso catalogo edito da Giunti: dallimprescindibile saggio di
Papi (Gerrit van Honthorst fra Italia e
Olanda, pp. 32-89) ai confronti stilistici di Loredana Lorizzo (Gerrit van
Honthorst a Roma. Ritratto dellartista da giovane a confronto con la committenza,
pp. 90-101) sino allapprofondimento di Gert
Jan van der Sman su I disegni di Gerrit
van Honthorst (pp. 102-119). In apertura vengono proposti alcuni lavori che
aiutano a meglio comprendere la prima formazione di Honthorst presso Abraham Bloemaert nonché le suggestioni
che gli artisti italiani esercitarono nelle
scelte luministiche iniziali del pittore: da Luca Cambiaso (Cristo dinanzi
a Caifa, 1570 ca.) a Paolo Guidotti (Deposizione di Cristo nel sepolcro,
1608-1610) e Caravaggio (Cavadenti, 1609). È poi accuratamente documentato
il passaggio da una pittura più nordica con opere come la Preghiera di Giuditta prima di decapitare Oloferne (1611-1612) a
uno stile sempre più maturo e vicino ai forti chiaroscuri e alle tensioni
emotive dei caravaggeschi. Si pensi al Cristo
dinanzi a Caifa della National Gallery di Londra (1615-1616) o al bellissimo
Gesù nella bottega di San Giuseppe del
Bob Jones University Museum and Gallery di Greenville (1614 ca.). Non manca una
scelta, seppur limitata, della produzione successiva al rientro in Olanda
quando ancora si fa sentire la tensione emotiva dei quadri citati, prima di lasciare
il posto a un linguaggio dai toni più chiari e dalle atmosfere più leggere.
Infine, unampia sezione attesta linfluenza avuta da Honthorst sulla pittura a
lume di notte in artisti come Francesco
Rustici, Rutilio Manetti o Matthias Stomer o Stom.
Gherardo delle Notti,
Adorazione dei pastori,
1616-1617, olio su tela (Germania, collezione privata) Il posto donore spetta però alla
già citata Adorazione dei pastori
diventata uno dei simboli della follia dellattentato del 27 maggio 1993. Quei momenti
sono raccontati in tutta la loro violenza sia da Antonio Natali nelle
accorate pagine che aprono il catalogo (pp. 16-31) sia in mostra, attraverso
proiezioni che restituiscono ai pochi brani di colore rimasti sulla tela
limmagine originale ormai irrimediabilmente perduta.
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