Unantica maschera rituale in legno, dalla recondita
provenienza, accoglie il visitatore a Palazzo Nonfinito, quasi ammonendolo ad
apprestarsi con cautela a compiere un periplo fuori dal tempo nel Museo di Antropologia e di Etnologia, attraverso un dedalo di culture straordinariamente ricche e
continenti inimmaginabilmente lontani.
La mostra John Thomson. Primi sguardi verso Oriente nasce da una
collaborazione del museo fiorentino con il Centre Culturel de
Taïwan di Parigi ed è curata da Pei-ni Beatrice Hsieh, direttrice del Kaohsiung Museum di Taiwan. Lesposizione trova
il proprio spazio naturale nelle sale che ospitano i tesori rintracciati dallo
scrittore e antropologo Paolo Mantegazza
in Sud America, dal primo etnologo italiano Guido Boggiani in Paraguay, da Fosco
Maraini nel corso dei suoi soggiorni presso i nomadi giapponesi, così come
da numerosi studiosi in ogni angolo del globo, a partire dalla Nuova Guinea dei
cacciatori di teste fino alla Nuova Zelanda del Capitano Cook.
Donne anziane pepo, La-lung, dettaglio, Formosa (Taiwan), 1871 Lo scozzese John Thomson
(1837-1921), fotografo documentarista, topografo e scrittore, condivise con
questi esploratori lo sguardo attento e partecipe su scenari divenuti oggi
leggendari, quelli del lontano Oriente: limpenetrabile Cina, lantica Formosa,
la Cambogia e infine il Vietnam, ancora ignari delle grandi trasformazioni
novecentesche. Negli anni Settanta dellOttocento, per lOccidente positivista,
questi remoti territori erano ancora velati di esotismo e mistero: essi
costituivano spesso gli scenari prediletti dei romanzi davventura, e cominciavano
ad attrarre linteresse degli artisti; solo raramente erano il soggetto di unindagine
scientifica.
Thomson coglie appieno il fascino sprigionato dai costumi tradizionali cambogiani,
dai sinuosi templi del Vietnam e dai paesaggi lussureggianti delle foreste
cinesi. Egli si avvicina allEstremo Oriente con la curiosità dellesploratore
e labilità formale del fotografo, e al contempo con linteresse dellantropologo.
Una sensibilità a più livelli riconoscibile nelle sessantotto stampe in mostra
a Firenze: non solo fotografie dal notevole valore artistico, ma anche
importanti reperti documentaristici. Questi ultimi, lungi dallarrestarsi ai clichés di vedute paesaggistiche e di genere o agli stereotipi dei ritratti
folkloristici, indagano, attraverso il mezzo fotografico e con lo sguardo
caratteristico dei reportage moderni, la cultura orientale, puntando lattenzione
sugli aspetti sociali ed “evolutivi” delle civiltà incontrate.
Presentazione di un principe al
re del Siam, dettaglio dell'architettura, Bangkok (Tailandia), 1865 Le fotografie, scattate nel corso dei viaggi nel Sud Est asiatico e in
Estremo Oriente nellarco di un decennio, fra il 1862 e il 1871, furono
pubblicate già pochi anni dopo, nel 1875, sulla seguitissima rivista parigina ĞLe
tour du Mondeğ. Tali immagini, che rivelarono agli europei di allora il volto
nascosto dellaltro lato del mondo, restituiscono oggi una narrazione poetica
della vita quotidiana, dei personaggi e delle diverse culture. La mostra espone
le immagini scelte da Thompson nel 1875, ristampate in grande
formato grazie alle più innovative tecniche di lavorazione e ingrandimento
digitale, messe a punto da Epson.
Nellanno dellincoronazione della regina Vittoria (1862), alletà di
venticinque anni, Thomson lasciava per la prima volta la nativa Edimburgo con lobiettivo
di raggiungere a Singapore il fratello maggiore William, fotografo. Come unico bagaglio,
i diplomi in filosofia della natura, chimica e matematica, e soprattutto i
rudimenti di ottica, appresi da James
Mackay Bryson.
A Singapore, ritrarre i viaggiatori europei e i mercanti di passaggio
non soddisfaceva linquieto Thomson e la sua vocazione allindagine delle
popolazioni locali. Così, a partire dal 1864, troviamo lo scozzese impegnato in
continue spedizioni documentaristiche che lo spinsero a stabilire una nuova
base in Siam, da dove sarebbe stato più agevole proseguire alla volta della
Cambogia. In questultimo paese, il suo obiettivo fotografico coglie non solo
gli aspetti dinteresse antropologico, né cattura semplicemente dei ritratti: sembra
volere piuttosto penetrare lenigma di uno sguardo cresciuto osservando altre
albe e apprezzando altri tramonti.
Rovine
della chiesa di Saint Paul a Macao, dettaglio di costruzioni in stile occidentale a confronto, Cina, 1870
Lo sguardo raffinato di Thomson si esalta di fronte alla natura incontaminata,
lussureggiante e indomita: quella percorsa nei primi mesi del 1866 per
raggiungere i templi di Angkor. La serie di fotografie che immortalano tali
templi, dotate di brevi didascalie annotate direttamente sulle lastre, è fra le
più interessanti dellesposizione. Testimonia linteresse del documentarista
per le architetture e le loro telluriche geometrie. Visioni limpide venate di
una poesia silenziosa, nonostante la cura meticolosa dei dettagli.
Prima di rientrare a Bangkok, lo scozzese visitò Pnomh Penh e Saigon, immortalando
le molteplici sfaccettature di quelle lontane realtà sud-orientali: i personaggi,
il lavoro nei campi, i porti in cui sono impresse le tracce dei contatti con lOccidente,
le differenze sociali e di genere. Per realizzare questi suoi primi reportage,
il fotografo ricorse alla laboriosa tecnica del collodio umido, portandosi
appresso una macchina binoculare per le vedute stereoscopiche e i supporti
fotosensibili.
Nel 1867, fissata come base Hong Kong, si presentava a Thomson una
nuova grande sfida. Della spedizione per raggiungere la costa meridionale della
Cina, la mostra odierna regala una generosa selezione di scatti, in bilico tra
paesaggi e ritratti, ogni volta elegantemente tratteggiati e suggestivamente
inquadrati. Attraverso il bianco e nero delle stampe emerge lo sguardo
stupefatto del fotografo fin de
siècle di fronte a La-lung e al rito della pesca fra le onde a Formosa
(1871), ai grandi massi ad Amoy (1867), alle particolari sculture incontrate
lungo la strada verso le tombe Ming nei pressi di Pechino e a Nanking, nella
provincia di Kiangsu (1871).
Coltivazioni
a Tiensin, dettaglio, Cina, 1867
Lesposizione riserva, infine, unattenzione particolare alle donne,
considerate ai margini della società, nel remoto Oriente come in Europa.
Thomson, con la stessa meticolosità, ritrae vecchie e giovani in un confronto
etnologico prima che estetico.
Il suo è uno sguardo sensibile alla condition humaine di allora e di oggi. Emblematica limmagine scattata a Tiensin, nel
1867, che ritrae un contadino seminudo che spinge lo sguardo in lontananza,
seduto sulla sponda dei campi allagati verso lorizzonte, da cui emergono,
fragili e spogli, alberi da frutto e coltivazioni.
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