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Il fascino discreto della provincia francese

di Sara Mamone
  Journal d’une femme de chambre
Data di pubblicazione su web 11/02/2015  
 

È questa presentata a Berlino la terza trasposizione cinematografica del romanzo dedicato da Octave Mirbeau a Célestine, domestica di provincia alla provincia restituita dopo una serie di esperienze presso opulente e borghesi case parigine. Uscito nel 1892 a puntate come feuilleton presso «L’Echo de Paris», il diario scritto dalla cameriera durante l’ultimo dei suoi impieghi prima che una sciagurata passione la porti dall’altra parte della barricata e cioè ad essere anche lei sfruttatrice del lavoro femminile, è un atto di accusa violentissimo contro le ipocrisie di una società in cui le regole del bon ton nascondono abissi di prevaricazione e perversione. Ma anche gli oppressi non paiono migliori dei loro padroni, ora disposti in modo inerte ad ogni umiliazione, ora attenti a carpire ogni occasione non di riscatto ma di personale profitto. Il tutto sullo sfondo di quell’antisemitismo strisciante che condurrà di lì a poco all’affaire Dreyfus, pesando moltissimo sulla coscienza francese per tutto il secolo successivo. La componente ideologica, unita al forte sottotesto erotico (campo di elezione della morale borghese a doppia faccia) e alla dominante perversione accumulatoria del denaro, ne hanno fatto uno dei più frequentati terreni di caccia per riduzioni teatrali e cinematografiche: celebri quelle di Jean Renoir con Paulette Godard (1946, con la collaborazione alla sceneggiatura dello stesso Mirbeau) e di Luis Buñuel con Jeanne Moreau (1964).

 


Una scena del film

Non si capisce bene cosa abbia spinto Benoit Jacquot, colto navigante di lungo corso del cinema francese, a questa prova. O meglio non si capisce bene la curiosa operazione di alleggerimento, e sostanziale banalizzazione, dei temi brucianti del romanzo. Tutto è come rarefatto, proiettato in una dimensione di accuratezza antiquaria, con i giusti giardini e la giusta mobilia, la giusta foga caricaturale dei personaggi di contorno (Monsieur e Madame Lanlaire, gli ultimi “padroni”, l’uno grottescamente erotomane, l’altra soltanto devota al dio denaro). Senza sbavature le riprese di Romain Winding e impeccabili ambientazione e costumi (Anaïs Romand). Tutto scorre correttamente (e perciò inutilmente), in una elegante illustrazione. Misteriose restano le ragioni che hanno spinto Jean-Pierre e Luc Dardenne a impegnarsi nella produzione.

 


Una scena del film

Parziale salvataggio viene dagli interpreti protagonisti: un fiero Vincent Lindon, cupo e sinistro Joseph, taciturno domestico tuttofare, ottimo interprete di quella France profonde che ancor oggi costituisce il bacino elettorale di Marine Le Pen e Léa Seydoux, protagonista assoluta e voce narrante. Non era certo facile rivestire i panni di Paulette Godard e di Jeanne Moreau ma la giovane interprete de La vie d’Adèle ha talento da vendere e un viso straordinario che le permette, dietro l’apparenza di lineamenti di pietra, tutte le sfumature del sentimento (e dell’intelligenza). Ottima candidata alla vittoria come miglior interprete femminile.

 

 

Journal d’une femme de chambre
cast cast & credits
 


Benoit Jacquot



 
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