In concomitanza con l'imminente uscita nelle sale, riproponiamo la recensione di Sara Mamone al film, Orso d'Argento alla Berlinale 2015.
Nato in Guatemala nel 1977, dopo studi di comunicazione ed esperienze a Parigi e a Roma, il giovane regista Jayro Bustamante affronta un tema assai delicato e intrigante che lo riporta alla sua cultura dorigine, in un calibrato sforzo di conoscenza e di creatività. A metà strada tra il documentario antropologico e la creazione narrativa, il film indaga sulla vita e sui valori della popolazione maya superstite, seguita in un piccolo nucleo familiare composto da padre, madre e figlia. Il lavoro di preparazione pare essere stato assai lungo, con il coinvolgimento della comunità contadina che a poco a poco ha rivelato i suoi sogni, le sue storie e le sue credenze. Il mondo ancestrale pare non essere stato ancora ferito dalla modernità in una piantagione di caffè nella quale lavorano senza alzare la schiena i membri della famiglia. Ma le due forze che danno lanima al film sono le energie primigenie della natura (con la presenza minacciosa e misteriosa del Vulcano) e della maternità.
Una scena del film
La giovane protagonista Maria fornisce il pallido filo narrativo ma sono la straordinaria bellezza del paesaggio e la forza vitale della madre a dare lo stile ad unopera difficile da descrivere ma suggestiva e fascinosa. Tutto si svolge con la monotonia di un destino senza via duscita nella piantagione che rispetta i ritmi delle stagioni, nei riti contadini, negli inermi approcci amorosi della giovane protagonista con un ragazzotto del villaggio che la metterà incinta mandando in fumo il progettato matrimonio con un giovane perbene del luogo che non esiterà a portarla in salvo in ospedale quando verrà morsa da una vipera, salvo poi vendere il bambino della colpa facendo credere che sia morto. Lostinazione di Maria e della madre riusciranno comunque a giungere alla verità, anche se tutto poi procederà opacamente, con laccettazione del destino della giovane e la triste vestizione per il matrimonio concordato. Ottimi gli interpreti: dallapparentemente apatica ma combattiva Maria di Maria Mercedes Coroy a Manuel Antun e Justo Lorenzo. Ma è la fisicità terragna e indomabile di Maria Telòn che dà al film gran parte del suo valore.
|
|