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Blues Fest 2014

di Michele Manzotti
  Blues Fest 2014
Data di pubblicazione su web 09/12/2014  

 

Alla fine tutto il pubblico si è alzato in piedi per un'ovazione meritata. Perché se è vero che l'età non è più verde, Van Morrison rappresenta un esempio di come la voce umana possa essere uno strumento di grande efficacia. Calda, con venature black eppure essenzialmente europea, caratteristica tipica del cantante irlandese. Che per la serata alla Royal Albert Hall nell’ambito del BluesFest 2014 ha scelto un repertorio elegante, da club. Sorretta da una band di musicisti dal livello eccellente, l'atmosfera si è mossa tra blues, soul e jazz. Un'esibizione da bravo crooner, considerando infatti che ha inciso l'ultimo album per la Blue Note dopo anni di rock'n'roll. Un esempio di questa vocazione si è avuto quando sul palco è salito il già citato Georgie Fame, per un duetto nel segno del vocalese. Mancavano brani storici di Morrison come Gloria, ma il pubblico si è saputo accontentare di brani più confidenziali come I Can't Stop Loving You e due classici di John Lee Hooker. Quasi due ore di esibizione nel segno di una classe che ha messo Morrison da tempo fra i grandi interpreti.

 


Un momento del concerto di di Geogie Fame e Elvis Costello.
Foto di Michele Manzotti

 

La sera successiva è stato il turno di un altro grande nome, quello di Elvis Costello. Non sappiamo quanto il sessantesimo compleanno abbia influito sulle scelte musicali del suo set. È stato comunque evidente che ha riflettuto molto attentamente sulla sua intera vita di compositore e interprete. Dalla musica da pub al progetto con il quartetto d'archi, Costello nella sua carriera ha saputo dare vita a brani che fanno ballare e ad altri molto complessi. Dal brillante ensemble jazz di Georgie Fame in apertura di serata il pubblico è passato ai brani voce e pianoforte (al quale c'era il compagno di band degli Attraction, il talentuoso Steve Nive) in cui si respirava un'aria da musica classica. Poi le cose sono cambiate quando Costello ha imbracciato la chitarra imboccando un strada che piano piano ha portato al rock'n'roll. Un percorso che è apparso più consono alle sue qualità vocali grazie a brani come Birds Will Still Be Singing, All Grown Up, Suit Of Lights, I Want You, dove finalmente il pubblico ha cominciato a muoversi per ballare e a interagire con la musica sul palco. Un concerto eccellente, ma che ha lasciato più voglia di riflettere piuttosto che il piacere allo stato puro.

 

Non possiamo non sottolineare l’esibizione del già citato Fame, classe 1943 e icona del jazz britannico. Protagonista alla voce e all’organo Hammond B3 ha introdotto ogni brano in programma che lui e i suoi Blue Flames hanno eseguito regalando pillole di storia del jazz e del blues vissute in prima persona. Allievo di Jon Hendricks per la tecnica vocalese ha raccontato dei suoi rapporti con Coleman Hawkins, Floyd Dixon e altri musicisti. Ha ribadito la primogenitura del brano Yeh Yeh recuperato dai Matt Bianco in tempi più recenti, si è lanciato nel tributo a Ray Charles con Get on the Right Track (sottolineando come sia un inno per ogni band che si rispetti) e ha ricordato Willie Nelson con Funny How Times Slips Away. Quindi ha interpretato Moondance di Van Morrison «perché ieri sera -ha spiegato- Van si è dimenticato di farlo». Alla fine ha accolto Elvis Costello sul palco «per fare un provino al ragazzo con la band» intepretando due brani insieme a lui.

 

 

Blues Fest 2014



cast cast & credits
 
La locandina del festival


 
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