Qualche volta Alessandro Haber esagera ma, fortunatamente, non è stato questo il caso. Nei panni di Bettino Craxi, fuggito dallItalia e rifugiatosi ad Hammamet, lattore rappresenta una notte in Tunisia. Notte diversa, o più probabilmente, uguale a tutte le altre. Allegoria di una notte per un protagonista difficilmente irriconoscibile, ma presentato come simbolo, col nome di Signor X.
Alessandro Haber e Pietro Micci (Foto di Tommaso Le Pera)
Personalità, pensiero, situazioni ancora vicine nella memoria. ĞLa mia libertà equivale alla mia vitağ. Sentenze, poi divenute epitaffi, che Vitaliano Trevisan cuce con tocco preciso assieme a tutta la restante fictio che forma il testo. Allo stesso modo, la regia leggera di Andrée Ruth Shammah modula la rappresentazione dosandone i quadri con effetti di realismo immaginario, fuori dal tempo. Questo meccanismo ci permette di capire i ragionamenti del protagonista: dietro alle sue parole, seguiamo il pensiero, lo accompagniamo passo passo, finché improvvisamente e inevitabilmente, ne siamo distanti. Come in una vera equazione matematica, il signor X sta a noi come lItalia a lui: credevamo di aver capito, ma qualcosa ancora sfugge.
Roberto Trifirò e Maria Ariis (Foto di Tommaso Le Pera)
Introdotto, forse in modo un po troppo “raccontato”, dalla moglie (Maria Ariis) e dal fratello (Roberto Trifirò), Haber sostiene con lenergia statica del corpo il suo personaggio. La scarsa somiglianza fisica passa in secondo piano di fronte a quella della voce. Lattore riesce a modulare le parole e, spezzandole, si avvicina al ritmo originale, senza finire nella trappola dellimitazione tout court. Non “fa il verso” ad un modo di parlare, ma rende propria quella maniera di esprimersi e di discutere. Lo seconda il veneto Cecchin (Pietro Micci), spettatore interno, tanto necessario per spezzare il tempo dellazione-monologo, quanto inutile allazione di per sé stessa.
La scenografia è elegante, semplice e lineare, come il filo dello spettacolo. Non si fatica ad accettarlo. Poco importa quanto vero storico ci sia. Si accoglie una scelta. Si riflette sul lavoro che ha creato la performance. Il teatro non è cronaca, è una proposta.
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