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Povera santa

di Roberto Fedi
  Bruno Vespa e la Maria Goretti dello sceneggiato
Data di pubblicazione su web 21/02/2003  
'Scherza coi fanti e lascia stare i santi' era un adagio d'oro, secondo noi. Anche perché è difficile avere a che fare coi santi: a dire poco imbarazzano, non si sa come prenderli, e poi - diciamoci la verità - vattelappesca com'erano fatti sul serio. E invece ormai non ci si può più girare attorno che i santi sbucano fuori da tutte le parti. Il papa, tanto per dire, ne ha creati centinaia. Insomma, a parer nostro (eh sì, siamo laici), ce n'è una certa inflazione. Il che non significa che non se ne possa parlare: ma con una certa discrezione, con equilibrio, con raziocinio, anche con spirito critico, via. Con decenza, perlomeno. Con rispetto. Tutto il contrario di quello che si è visto martedì 18 a Porta a porta, con il solito Bruno Vespa.

Perché domenica prossima, dopo ben due Padri Pii (bipartisan: Rai e Mediaset), ci tocca Santa Maria Goretti su Raiuno, un film Tv. Niente da dire, per carità. Niente da dire nemmeno sul santuario a Nettuno della povera bambina, meta di fedeli da ogni dove, per la fortuna di bagarini, tour operators e bancarellari.

Se non ricordiamo male (è un modo di dire: ricordiamo benissimo, con rabbia) qualche mese fa Vittorio Messori, noto pubblicista cattolico a tempo pieno, propose addirittura sulla prima pagina del maggior quotidiano italiano di celebrare il 5 luglio, data dell'omicidio ("Corriere della Sera", 22 giugno 2002: Dopo Padre Pio, l'ora della santa bambina più amata): da quando in qua si celebrano gli stupri o i tentati stupri non è dato sapere, ma ormai siamo abituati a tutto. E niente da dire, o quasi, sul fatto che la Tv 'lanci' i suoi prodotti, anche quelli sui santi o sulle sante. Siamo uomini di mondo, abbiamo fatto tutti il militare a Cuneo.

Ma da Bruno Vespa, ormai in odore di santità, ha superato ogni limite. Il regista, gli attori, il solito prete-à-porter, gli intervenuti in video, gli invitati fra cui spiccava Irene Pivetti un po' meno sadomaso di come appare su La7 (la santità oblige), sembravano non un gruppo di ospiti televisivi, ma un coro di santi. Un gruppo di buoni così non s'era mai visto. Il regista, di cui è bello tacere il nome (ha diretto anche il Padre Pio della Rai), ha addirittura detto che sul set si sentiva la santità, o giù di lì. Gli attori parlavano di fede come si parla di calcio da Biscardi, senza decenza. Addirittura si è trasmesso un lungo servizio su quelle che Vespa ha definito senza pudore le Marie Goretti di oggi, a dir poco da brivido non tanto per i laici, ma proprio (diremmo, se lo fossimo) per i cattolici: con intervista al padre di Desirée, la povera bambina uccisa in provincia di Brescia, a cui Vespa ha addirittura chiesto se, come Maria Goretti, ha perdonato l'assassino della figlia (la risposta del padre, nella sua semplicità, è stata molto dignitosa: ha detto che solo Dio può perdonare, lui no, e ci è sembrato il più umano e il più serio della compagnia - per lui, a differenza di tutti gli altri, quello non era il 'lancio' di un film).

Non ci dilunghiamo sui discorsi sociologico-martirologici tirati giù alla brava dagli ospiti tuttofare, perché ci sono sembrati ripugnanti.

Ora, qualcuno ricorderà la tragica storia della povera bambina, uccisa in un tentativo di stupro nelle disperate e malariche campagne romane di inizio Novecento; e di come la Chiesa si impossessò della vicenda non tanto per denunciare le disumane condizioni sociali in cui il delitto era maturato, bensì per fare della povera dodicenne un esempio da elevare anche strumentalmente agli altari (erano gli anni del socialismo umanitario che operava nelle campagne e anche nell'Agro pontino); e per fare del povero (diciamolo pure) e miserevole assassino un pentito a vita, fino ad accoglierlo (o gran bontà ecc. ecc.) fra le sue braccia dopo una vita passata in carcere ad emendarsi, disperato, per l'uccisione non di una bambina, ma di una Santa. E a morire, come è noto, in odore di santità - anche lui - dopo avere espiato "alla grande", come ha detto testualmente il prete in studio (no comment).

Sull'episodio venne pubblicato, anni fa, un libro finalmente controcorrente di Giordano Bruno Guerri, ovviamente quasi dato alle fiamme e che invece andrebbe ristampato proprio in questa occasione del centenario (Povera santa, povero assassino). Che ovviamente dagli ospiti di Vespa è stato ripetutamente definito "blasfemo". Ma la cosa più interessante è quello che Messori ricordava, nell'articolo sopra citato dell'anno scorso, e che onestamente per ragioni di età ci eravamo dimenticati. E che cioè un giovane ma già ben indirizzato Enrico Berlinguer, in un suo discorso ai militanti a metà dei Cinquanta, addirittura citò la Goretti come esempio di coerenza e dedizione da seguire.

Se è vero, questo spiega molte cose, a posteriori: su questo paese, sui santi, sull'assenza totale di laicità (e di raziocinio) che lo contraddistingue. Spiega anche la trasmissione, indecorosa se ci passate l'aggettivo, di Porta a porta di ieri sera. Povera santa.




 
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