La formula del London a Cappella Festival è parzialmente cambiata nelledizione 2014. La parte generalmente dedicata alla classica si è infatti tenuta in una sede diversa dal Kings Place, abituale luogo della rassegna, estendenone la durata da tre a quattro giorni. In questo caso i protagonisti sono stati i componenti dellEstonian Philharmonic Chamber Choir che nella sala St.Lukes della London Symphony Orchestra hanno presentato un programma con compositori del proprio paese (Arvo Pärt su tutti) e della Russia. Un appuntamento che si è posto in qualche modo al di fuori dello spirito del festival, organizzato dagli Swingle Singers e da Ikon Arts management, sempre più concentrato su una vocalità basata sullamplificazione delle voci e su un repertorio dalle dinamiche forti.
Lesempio più lampante è stato quello della giornata inaugurale con il doppio concerto degli americani The House Jacks. In attività dal 1991, i cinque cantanti rappresentano lanima più rock del canto a cappella e hanno una particolarità che li differenzia da altre formazioni. Ovvero quella che vede ognuno di loro ricoprire più ruoli: ad esempio sono due i percussionisti/beatboxer a seconda delle esigenze del brano così come il basso può raggiungere le note in falsetto con unanima soul ammirabile. Il repertorio, suddiviso tra brani originali e cover, è quindi dimpatto, muscolare, con assoli di percussioni vocali e rari momenti di quiete come nel caso della Summertime di George Gerswhin.
E toccato ai The Songmen portare un po di tradizione allinterno del Kings Place. Con una formazione simile ai Kings Singers nel numero e nei registri vocali, il gruppo ha dimostrato c'è ancora spazio non tanto e non solo per la classica, ma anche per atmosfere più sofisticate. Nel concerto proposto dai The Songmen infatti a brani di madrigalisti o di autori come Francis Poulenc si accompagnavano alcuni pezzi popolari e standard jazzistici. Il tutto non in ordine strettamente cronologico (si parte da Claudio Monteverdi e si chiude con Clement Janequin), ma non per questo meno efficace.
Woofer (c) Haydn Wheeler
Alla loro esibizione ha fatto seguito forse il momento più atteso della rassegna, ovvero il concerto dei Real Group. Attivo dal 1984 il gruppo svedese ha infatti il grande merito non solo di essere una gloria nazionale, ma di far parte di quei pochi ensemble capaci di fare la differenza in rassegne non necessariamente legate alla voce. Lo stile del quintetto (soprano, contralto, tenore, baritono, basso) è noto per essere partito dalla lezione di Bobby McFerrin, incanalandola poi in una disciplina di gruppo molto rigorosa. Il repertorio è in gran parte in inglese, con alcune concessioni alla lingua madre, ma soprattutto contiene una sezione corposa di brani originali. In programma standards come Nature Boy, brani del loro repertorio come Words o la rara Scandinavian Shuffle, pezzi pop come Freedom di George Michael reso con il gusto dell'improvvisazione. Fine serata con i Backstep e la campionessa mondiale di Beatbox Bellatrix.
I Real Group sono stati protagonisti di uno dei workshops nella giornata finale, dedicata interamente a concerti, incontri e a tutto ciò che può interessare una comunità a cappella dalle dimensioni internazionali. Tre gli appuntamenti principali: il coro internazionale Time Ensemble, il sestetto tedesco Slixs e i padroni di casa Swingle Singers. Curiosa la proposta degli Slixs dedicata al funky, con elementi di recitazione ben riusciti e uneccellente capacità di coinvolgere il pubblico. Gli Swingle Singers sono invece entrati nel 51° anno di attività e sebbene il loro prossimo album conterrà alcune presenze strumentali, la proposta è stata rigorosamente a cappella. Con molti brani dallultimo disco Wheater to fly in programma, la formazione ha presentato per la prima volta un Bach diverso dalla solita riproposta in stile jazzato, ovvero la musica di una cantata con un testo dagli elementi dark. Inoltre il gruppo sta presentando sempre di più brani originali come quelli del soprano Joanna Goldsmith Eteson, del contralto Clare Wheeler e del basso Edward Randell che segnano unevoluzione nella storia degli Swingle, da sempre interpreti. Finale a sorpresa con i giovani del coro Sound diretto da Elizabeth Swain in una versione affascinante di New York State of Mind di Billy Joel.
Tra gli altri protagonisti i Mix dal Colorado, impegnati in una performance con elementi teatrali, i Vive da Londra, che hanno confermato unottima qualità compositiva tra rock e jazz, i Pindrop, i Penny Arcade, il coro dei bassi Woofer ideato da Edward Randell e i Single Singers formazione internazionale che cambia ogni anno grazie ai componenti e alla loro provenienza geografica.
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