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Lettera da Edinburgo: Fringe Festival 2013

di Michele Manzotti
  Lettera da Edinburgo
Data di pubblicazione su web 13/09/2013  

Si comincia di prima mattina, quando è possibile fare colazione con le musiche di Bach e Beethoven o con i versi di Shakespeare nella centralissima Princes Street. Poi di corsa si raggiunge il Royal Mile dove sono allestiti i palchi riservati alle giovani formazioni che promuovono i loro spettacoli, e dove artisti di tutti i generi consegnano pacchi di cartoncini con appuntamenti di teatro, danza e musica. Quindi sta allo spettatore e alla sua capacità di resistenza (oltre che di spesa) arrivare fino a notte fonda. Questa è Edimburgo d’agosto. Anzi, questo è il Fringe. Perché se è vero che la capitale scozzese ospita varie rassegne in agosto, a partire dall’International e i suoi spettacoli sofisticati, al Book festival e i suoi incontri tra autori e pubblico, al Tattoo per bande militari da tutto il mondo nel castello, è il "fringuello" il vero motore della città e della sua vita artistica.

 

Parlavamo di giovani ed è affidato a essi il compito di rendere interessante la rassegna con la loro creatività. Tre realtà completamente diverse l’una dall’altra sono state tra i protagonisti del Fringe a partire dalla compagnia Minotaur Theatre, che dal 1979 è attiva nell’universtà dell’East Anglia. Gli attori hanno presentato The Librarians, una dark comedy scritta e diretta da Lewis Garvey e ambientata in una biblioteca di provincia in cui non si vede un visitatore per anni. Un impiegato, Mandrake Hardback, che ha come caratteristica quella di odiare i libri, vuole diventare capo bibliotecario, incarico tenuto da una persona che invece si ciba degli stessi volumi. Lo ucciderà con le pagine avvelenate, ma la sua azione si ritorcerà contro di lui. Una commedia, dove a dispetto del delitto e castigo che la muove, si ride dall'inizio alla fine con effetti a sorpresa alla Michael Frayn.


La Wellington International Ukulele Orchestra
La Wellington International Ukulele Orchestra

 

I Breabach invece vengono da Glasgow, e nonostante siano giovanissimi, rappresentano una delle migliori realtà della Scozia tanto da aver avuto nel 2011 la nomina ai Bbc Folk Awards e ai Scots Trad Music Awards, vinti poi nel 2012 come migliore gruppo. Al Fringe hanno portato uno spettacolo che unisce il linguaggio tradizionale con spunti originali e un'anima rock di base che ricorda i migliori Jethro Tull. Quello dei Breabach è uno spettacolo ritmico, muscolare come quello dei gruppi rock, ma talvolta delicato come nella migliore tradizione folk e acustica con testi prevalentemente in gaelico. Il repertorio è tratto principalmente da Bann, ultimo album uscito in ordine di tempo e da uno nuovo in lavorazione.

Infine alla quarta partecipazione al Fringe gli All the King's Men sono ormai uno degli spettacoli da "sold out". Sul palco undici studenti del King's college di Londra che hanno il canto a cappella nel sangue tanto da essere seguiti da Paul Phoenix, componente di una delle formazioni top del settore, i King's Singers. La loro bravura li ha portati in tour dall'America all'estremo oriente con una tappa italiana nello scorso giugno. Ma è al Fringe, nonostante la partecipazione al London a cappella festival, che trovano la loro consacrazione annuale. Quest'anno però l'esibizione è stata impreziosita da intermezzi di tip tap e di proposte a formazione ridotta per cambiare sonorità. Royal Flush è il loro ultimo album che propone brani come Skyfall di Adele e Africa dei Toto.


Gli All the King's Men
Gli All the King's Men

 

Tra le sorprese va segnalata la Wellington International Ukulele Orchestra. Sono undici gli elementi del gruppo neozelandese, dieci all'ukulele e uno al contrabbasso acustico (alternato al basso elettrico Hofner). La loro non è però solo un'esibizione di allegria in scena, ma anche di bella musica del repertorio anglosassone pop-rock. Tutti cantano oltre a suonare e alcuni di loro interpretano il suono dell'ukulele con lo stile delle chitarre soliste rock. Così il repertorio ha toccato classici come Fifty Ways to Leave Your Lover di Paul Simon, Hey Ya, It's a Heartache di Bonnie Tyler sceneggiata con tanto di sfera da discoteca.

Quante volte avete sentito parlare del quinto Beatle? Ovvero di una persona che ha affiancato l'attivita di John, Paul, George e Ringo sul palco, in studio di registrazione, nel management? Un quinto Beatle che di volta in volta è stato Stu Sutcliffe, Pete Best, Brian Epstein, George Martin. Il cantante-attore Mitch Benn stavolge il concetto e arriva a parlare di 36 Beatle, prima di lui stesso. The 37th Beatle è appunto lo spettacolo presentato da Benn al Fringe, nella sezione Stand Comedy Club. Un'ora di musica e parole dedicata ai Fab Four che fatalmente diventano Fab Thirtysix. C'è una logica nel racconto di Benn, che ovviamente tocca l'ironico e il grottesco con grande qualità musicale e di recitazione.


I Breabach
I Breabach

 

Concludiamo con un grande personaggio del rock, ovvero Rick Wakeman. Il tastierista  ha presentato al Fringe il suo spettacolo solista, alternando ai momenti musicali racconti e aneddoti della sua vita d'artista. Non solo sulla lunga permanenza con gli Yes, ma anche sulla carriera solista e alle numerose collaborazioni. Quanti sanno che il pianoforte e tanta parte della canzone Morning has Broken di Cat Stevens sono suoi? Wakeman ammette di dovere molto del successo ai suoi studi classici. La tecnica infatti è tutt'ora perfetta, così come la postura davanti allo strumento, tipica dei concertisti. And You And I e Wonderous Stories sono stati il suo tributo agli Yes, ma dal suo pianoforte sono anche partite le note de The Dance of a Thuosands Lights da Jouney Through the Center of the Earth (viaggio al centro della terra) e di Merlin the Magician dall'album dedicato a Re Artù. Oltre a Eleanor Rigby dei Beatles reinterpretata nello stile di Sergeij Prokovef.





Lettera da Edinburgo: Fringe Festival 2013



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Rick Wakeman
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