Lemozione è stata fortissima allOpera
di Vienna per lapplauditissimo Nurejew Gala. Un imperdibile omaggio in
ricordo del famoso danzatore e coreografo russo scomparso a Parigi nel 1993 e molto
legato alla città fin dalla prima apparizione alla Staatsoper nel 1964. Un sodalizio
rinsaldato dalla nazionalità austriaca ottenuta nel 1982 e dalle numerose volte
in cui Rudy ha danzato nei più importanti ruoli del repertorio accademico e
coreografato appositamente per il corpo di ballo viennese titoli come Il
lago dei cigni e il Don Chisciotte.
Quello che però costituisce il valore
aggiunto di questo Gala, fra laltro non lunico dal momento che questanno i
più prestigiosi organici tersicorei celebrano il ventennale, è lo spirito con
cui Manuel Legris, direttore del Balletto dellOpera di Vienna, ha voluto ricordare
il leggendario 'tartaro volante'. Quel 'tartaro' che nel 1986, allepoca in cui
era a capo dellOpera di Parigi, consacrò Legris danseur étoile lanciandolo
nel firmamento dei grandi della danza e lasciando unimpronta indelebile nella
sua carriera.
Olga Esina (Terpsichore), Ketevan Papava (Kalliope), Nina Poláková (Polyhymnia), Roman Lazik (Apollo) in Apollo (credits:Wiener Staatsballett / Michael Pöhn)
Legris ha infatti fatto tesoro
dellinsegnamento di Nureyev non soltanto come ballerino ma anche come
direttore da quando nel settembre 2010 è stato posto alla guida del Wiener
Staatsballet e ha portato lorganico alla ribalta internazionale accanto ad
omologhi del calibro del Royal Ballet, lHamburg Ballet, lOpéra di Parigi,
lOpera di Berlino, la Scala di Milano, il Mariinskij, il Bolshoi.
Una rinascita confermata dallo
strepitoso successo di questo Gala, il terzo organizzato da Legris a Vienna, e
dalla presenza di Aurélie Dupont. Létoile francese, già partner di Legris
allOpéra e ora ospite di eccezione di questa memorabile serata che lha vista
danzare con Manuel il pas de deux da Sylvia di John Neumeier su musica di
Delibes. Un passo a due di unintensità unica che ha messo in luce il carisma
di questi ‘Titani della danza, perfetti nel dare vita alla passione tra il pastore
Aminta e la ninfa Silvia, e costituito il fiore allocchiello di questo tributo.
Un palinsesto di quattro ore che incastona
vere e proprie ‘perle coreografiche firmate dallo stesso Nureyev e da lui
danzate alla Staatsoper e/o create da illustri colleghi. Colleghi legati alla sua
immagine e al suo magistero che grazie a Legris, alleccellente corpo di ballo,
allottima Orchestra della Wiener Staaatsoper magistralmente diretta da Kevin
Rhodes, hanno idealmente dato il loro contributo a questo ventennale.
Nel Gala oltre al passo a due di Sylvia ne sono stati inseriti altri tre a
cominciare dal Pas de deux tratto dal II atto di Mayerling
di Kenneth MacMillan del 1978 su musica di Liszt, scene e costumi di Nicholas
Georgiadis. Un sopraffino esempio di balletto psicologico in cui Kirill
Kourlaev, Rodolfo di Baviera, e Irina Tsymbal, Maria Vetzera, hanno bene espresso
i tormenti di un rapporto destinato alla tragedia.
Di tuttaltro genere è stato il
virtuosistico Pas de deux Diana e Atteone
di Agrippina Vaganova su musica
di Drigo. Un fulgido esempio di scuola accademica russa ideato dalla celebre
ballerina nel 1935 e ancora oggi temibile banco di prova per i danzatori
classici. Un esame superato a piani voti dalla frizzante Kiyoka Hashimoto,
Diana, e dallo strepitoso Mihail Sosnovschi, Atteone, che hanno sfoderato una
tecnica invidiabile.
Olga Esina (Terpsichore), Ketevan Papava (Kalliope), Roman Lazik (Apollo), Nina Poláková (Polyhymnia) in Apollo
(credits: Wiener Staatsballett / Michael Pöhn)
Altra ‘perla è stato il passo a due
tratto dal III atto della Bella
Addormentata di Tschaikowski. Il
balletto coreografato da Nureyev nel 1980 sulloriginale di Petipa e qui
riproposto con i bravissimi Maria Yakoleva, Aurora, e Robert Gabdullin, il
Principe, in perfetta sintonia nel mettere in luce il lirismo di passi e
variazioni di rigorosa scuola accademica.
A corollario di questa sezione è
stato poi ballato il Pas de cinq dal
I atto del Lago dei cigni di Nureyev del
1964, ispirato a quello di Petipa su musica di Tschaikowski. Un trio maschile
formato da Eno Peci, Davide Dato, Dimitru Taran, e un duo femminile composto da
Ioanna Avraam e Natascha Mair che insieme e singolarmente hanno brillato per
esecuzione e presenza scenica. Il direttore Legris
in apertura e chiusura della prima parte del Gala, alla fine della seconda e
per tutta la terza, ha scelto poi di dare spazio a momenti di danza più corposi
mettendo in scena il II atto del La
Sylphide di Lacotte, Vaslaw di Neumeier, Apollo di Balanchine e il III atto di Raymonda di Nureyev, regalando una
serata ricca e articolata con dei veri punti di forza fra cui il debutto alla
Staatsoper di Vaslaw.
Creato da Neumeier
nel 1979 su musica di Bach il
balletto è dedicato al celeberrimo danzatore russo Nijinskiy e proposto in questo Gala con tre pas de deux, un solo e un pas
de trois interpretati da dieci ottimi danzatori fra cui Denys Cherevychko, un intenso Vaslaw
che ha saputo cogliere il languore esistenziale di Nijinskij morto a Londra nel
1950.
Unatmosfera
decadente assai lontana da quella romantica della Sylphide, il ballet daction su
musica di Jean-Madeleine Schneitzhoeffer
ricreato nel 1971 da Pierre
Lacotte sulloriginale di Filippo
Taglioni del 1832 con scene e costumi ripresi da quelli ottocenteschi di Ciceri e Lami. Unimpalpabile nuvola di candidi tutù con leterea Maria Yakovleva, la Silfide, un
tormentato Masayu Kimoto, James, e
levanescente corteggio delle Silfidi guidate da Alice Firenze, Andrea
Némethová e Reina Sawai.
Olga Esina (Terpsichore), Roman Lazik (Apollo) in Apollo
(credits: Wiener Staatsballett / Michael Pöhn)
La messinscena di Apollo di Balanchine ha colpito per la
perfezione con cui Roman Lazik, il
dio greco, e le splendide muse Polimnia, Nina
Poláková, Calliope, Ketevan Papava,
e Tersicore, Olga Esina, hanno
ossequiato il neoclassicismo balanchiniano.
Una resa impeccabile
a cui ha fatto seguito quella altrettanto encomiabile della stessa Olga Esina che ha trionfato nel Grand pas Classique del III atto di Raymonda accanto a Vladimir Shishow, il cavaliere Jean de Brienne. Il balletto
coreografato da Nureyev nel 1964 sulloriginale di Petipa con musica di Glasunow, scene costumi di Nicholas Georgiadis, e solitamente
allestito per la spettacolarità e i virtuosismi della dans décole dellultimo atto.
Un ennesimo omaggio
che ha chiuso questo trionfale Gala salutato da un pubblico calorosissimo e poi
commosso davanti alla gigantografia di Rudolf Nureyev che sembrava volerci
salutare e al tempo stesso dire – come scriveva il poeta latino Orazio – “Non omnis moriar, multaque pars mei vitabit
Libitinam” (“Non tutto io morirò e molta parte di me eviterà Libitina”).
Quella dea della morte che Rudolf, come dimostra Manuel in questa sentita e
sincera celebrazione del maestro, continuerà ad evitare nel ricordo imperituro
della sua lezione e nello spirito che aleggerà ogni volta che la danza e il
balletto mostreranno i suoi inconfondibili segni.
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