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Il "nuovo corso" dell'Aterballetto

di Gabriella Gori
  workwithinwork
Data di pubblicazione su web 25/02/2013  

 

Se è vero che la storia, come diceva Giambattista Vico, ha i suoi “corsi e ricorsi”, anche la danza e in particolare l’Aterballetto possono vantare simili percorsi nell’ottica di una progettualità che comincia e ricomincia da workwithinwork di William Forsythe sui Duetti per due violini di Luciano Berio.

 

Uno spettacolo presentato in anteprima nell’arioso e multifunzionale spazio della Fonderia di Reggio Emilia, “casa” dell’Aterballetto e luogo deputato alla danza, che assomma in sé più significati costringendoci ad inquadrarlo in un discorso più ampio per cogliere il senso di un’operazione che sta a monte e risponde ai nomi del direttore artistico Cristina Bozzolini e del direttore generale Giovanni Ottolini.

 

Un sodalizio rafforzato dalla volontà di dare inizio a un “nuovo corso” per consentire a questa autonoma e formidabile Compagnia di Balletto di essere ancora ben ancorata al suo passato, ma ormai tutta proiettata nel futuro. Un modello di gestione che assegna alla danza in generale e alla cultura di danza in particolare un preciso status sociale e rappresenta un investimento, anche economico, facendo - come dice il Sindaco di Bologna Graziano Delrio - “sistema”.

  


La coreografia di William Forsythe per i ballerini dell'Aterbaletto
(Foto di A. Anceschi)

  

Ripartire da Forsythe, a cui Reggio Emilia dedicò un festival nel 1989, e soprattutto da workwithinwork,  è una sorta di manifesto programmatico che precisa le linee guida che ispirano Cristina Bozzolini e Giovanni Ottolini nel voler ripartire proprio dal coreografo americano e dall’importanza che ha avuto per l’Aterballetto, interprete negli anni Ottanta e Novanta di Love Songs e Artifact II, ribattezzato Steptext.

 

Un legame continuato anche con Mauro Bigonzetti sia nelle vesti di danzatore della compagnia emiliana sia in quelle di direttore dal 1997 al 2007 e di coreografo principale dal 2008 al 2012, e ora con Cristina Bozzolini, grande estimatrice della cifra autoriale di Forsythe, dal quale come sostiene «è impossibile prescindere per chi voglia fare coreografia», e convinta sostenitrice della necessità, per chi voglia fare il ballerino, di misurarsi con il suo stile e il suo linguaggio classicamente ipertecnicistici e modernamente ipercinetici.

 

Un cambio d’indirizzo volto a sostenere la “danza da fare”, promuovere la “danza da vedere” e incentivare la “danza da studiare” con un programma che prevede riallestimenti di storici pezzi firmati per Aterballetto da coreografi nazionali e internazionali, messinscene di nuove coreografie d’autore, debutti coreografici degli stessi ballerini della compagnia, lezioni sulla storia della coreografia, corsi di Alta Formazione, progetti indirizzati alle scuole, iniziative per consolidare, ampliare e fidelizzare il pubblico.

 


Un momento dello spettacolo
(Foto di A. Anceschi)

 

In questo contesto mettere in scena workwithinwork, una pièce del 1998, è il punto di partenza di un percorso che, tra “corsi e ricorsi”, presenta ancora vivi e vitali i canoni estetici di una danza d’imprescindibile riferimento, mostrando la capacità della compagnia emiliana di farsene depositaria e interprete.

 

Nato per il Balletto di Francoforte, la compagnia che Forsythe diresse dal 1984 al 2000, workwithinwork è un balletto epico perché narra le gesta di corpi in movimento che esprimono stati d’animo diversi dall’agonismo, al lirismo, al cameratismo e danno forma a un “pensiero in movimento” che si traduce in un’articolata e complessa sintassi coreografica.

 

Accompagnato dai Duetti per due violini, composti da Berio tra il 1979 e il 1983, e inserito in uno scarno allestimento scenico dello stesso Forsythe, delimitato da un fondale nero, il lavoro si sviluppa partendo dalla forma del duetto che nel corso della coreografia si moltiplica in passi a sei, a otto, a dieci fino a geminare in scene corali alternando momenti di stasi onirica a momenti di parossistica cinesi e iperattivismo corporeo.
 


Un momento dello spettacolo
(Foto di A. Anceschi)
 

Un raffinato gioco visivo in cui gli applauditi diciannove interpreti dell’Aterballetto - uno in più rispetto al numero fissato da Forsythe - fasciati da body e calzoncini colorati di Sephen Galloway, già danzatore del Balletto di Francoforte, si cimentano in un pezzo ideato per sondare le possibilità e potenzialità del linguaggio classico che rinasce grazie alla dinamica contemporanea e al sincretismo coreografico e coreutico. E se nel contesto di un’arte allusiva sono velati, ma chiari, i riferimenti all’Apollon Musagète e ad Agon di Balanchine, alle atmosfere tardo-romantiche delle Sylphides di Fokine, l’esasperato ed elegante neoclassicismo di Forsythe rompe l’illusione coreografica accademica e colpisce lo spettatore con la violenza dell’estremizzazione del movimento e l’anticonvenzionalità dei dettami compositivi.

 

Una rottura chiaramente visibile nel modo in cui le ballerine usano le punte passando con estrema disinvoltura dall’en dedans all’en dehors, spostando improvvisamente il peso del corpo dal balance all’off balance e compiendo virtuosismi estremi, o in quello in cui i ballerini nelle loro evoluzioni e rivoluzioni vanno oltre il limite fisico. Un continuum di legati fluidi e taglienti che mette a dura prova la resistenza e la bravura dei giovani danzatori dell’Aterballetto lanciatisi con grande generosità in questo arduo cimento.

 

Un cimento a cui nella resa generale di workwithinwork manca ancora quella confidenza che nasce solo da una frequentazione consueta e da una familiarità espressiva con l’universo Forsythe degli anni Novanta, ma che nei “corpi disciplinati” e nelle menti aperte di questi danzatori manifesta il “nuovo corso” non solo dell’Aterballetto, ma anche della danza italiana.

 

 


workwithinwork
cast cast & credits
 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


workwithinwork

su musiche di Luciano Berio
(Foto di A. Anceschi)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   

 

workwithinwork
coreografia di William Forsythe
(Foto di A. Anceschi) 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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