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L'eroe è morto, viva il nuovo eroe.
Drammaturgia del serial tv


di Cristina Jandelli
  David Duchovny è l'agente Fox Mulder
Data di pubblicazione su web 01/05/2001  
Succede prima o poi in ogni produzione seriale: il protagonista, delicato ingranaggio nel meccanismo del successo mediatico, abbandona il suo ruolo. In genere ha ottimi motivi per farlo: la sclerotizzazione entro il guscio del personaggio che prima lo ha reso celebre e poi rischia di imbalsamarlo, le offerte allettanti a cui deve rinunciare, visto che il contratto con la serie è fatalmente vincolante, specie se - come accade per X-Files - si produce in Canada, fuori cioè da Hollywood, lontano dal "giro".

Così anche David Duchovny, star acclamata della più celebre serie tv di science fiction-mistery degli ultimi anni, alla nona edizione si è eclissato.
Il problema è drammaturgicamente noto, vecchio di secoli, anche se in epoca di casting imperante diventa delicatissimo: se per l'attore abbandonare il set significa avviarsi verso la libertà professionale, in sua assenza la produzione rischia il flop. Cosa fare? Come garantire la continuità del prodotto a cui si è fidelizzato un pubblico planetario?

Scartata a priori la soluzione di cercare un rimpiazzo, inaccettabile al pubblico per cui l'identità fra personaggio e attore rappresenta un'evidenza imprescindibile, in genere l'interprete viene costretto a tramutarsi nel carnefice del proprio alter-ego; si fa morire il personaggio entro il contesto narrativo. L'eroe è morto, viva il nuovo eroe: gli sceneggiatori devono inventarsi un altro personaggio-guida, in perfetta simbiosi con lo stile del racconto, che gradualmente cancelli la memoria del "defunto".

In Italia la nona serie è appena sbarcata sul palinsesto di Mediaset, ma il successo di audience ottenuto dalle nuove puntate negli Stati Uniti parla già di un'operazione di maquillage seriale perfettamente riuscita: 13 milioni di telespettatori, i dirigenti del canale Fox in trattative con l'ideatore Carter per mettere in cantiere una nuova stagione del serial che sembrava destinato a concludersi dopo l'addio di Duchovny.
Intelligenza di Chris Carter, a cui si deve un altro colpo d'ala: nel momento di massima difficoltà del prodotto da lui creato, ha trasformato l'impasse in una carta vincente. L'inserimento del nuovo protagonista maschile rinvigorisce la dinamica usurata della serie innescando un interessante scambio di ruoli nella coppia protagonista.

Al "suicidio" dell'eroe l'autore preferisce una variante coerente con lo spirito del racconto: l'agente Mulder non muore, finisce ostaggio degli alieni, legato su un trono ginecologico con il volto stirato da pinze metalliche. Appare a Scully, comunica con Gibson (il bambino che legge nel pensiero, protagonista di una vecchia puntata) ma resta lì, per sempre fissato nella condizione di "rapito" in cui si oggettivizza la sua antica ossessione. Con perfetta opzione di casting l'agente John Doggett che indaga sulla sua scomparsa - candidato a sostituirlo nella dinamica di coppia che caratterizza il serial - è Robert Patrick, noto al pubblico per aver interpretato l'antagonista di Schwarzenegger in Terminator 2.

Ed ecco prefigurata una sapida inversione di ruoli: l'agente Scully, da sempre portavoce dello scetticismo razionalista, prende il posto di Mulder, convertita dagli eventi alla "fede" nella presenza aliena ("ho visto cose che non posso spiegare"); al suo nuovo collega, ignaro, il ruolo dell'incredulo apprendista stregone.


X-Files

cast cast & credits
 

Sito ufficiale: www.thex-files.com

Robert Patrick è l'agente John Doggett


 
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