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Santa Pazienza

di Roberto Fedi
  Un'immagine da "Maria Goretti"
Data di pubblicazione su web 25/02/2003  
Dopo due Padri Pii e due Giovanni XXIII, un san Francesco, un'Apocalisse, arriva santa Maria Goretti. Sempre sulla Rai ha imperversato nei mesi scorsi un Don Matteo così banale e dilettantesco da sperare che arrivasse Bud Spencer a tirare un cazzottone a Terence Hill, e lavarcelo di torno. La domenica, tra belle figliole seminude si vede spesso anche un cardinale, tale Tonini (ma sarà proprio lui? no, via, non è possibile). Nel calcio, poi, una suora o un prete o frate sono più obbligatori dei guardalinee.


maria goretti


Il prossimo futuro non è meno pieno di beatitudini, da Madre Teresa di Calcutta a Casa famiglia 2 col prete Dapporto. Siamo circondati. Niente da dire, naturalmente, sulle personae. Ma almeno che i film beatificanti fossero fatti bene.

Con questo animo, perplesso, ci siamo messi a guardare domenica 23 su Raiuno il film Tv su Santa Maria Goretti, dopo averne visto la presentazione nella sacrestia di Bruno Vespa (Povera santa).

Sull'argomento era già stato girato un film nel 1949: Il cielo sulla palude di Augusto Genina, che fu un interessante esperimento di neorealismo cattolico; un film agiografico, ma con una fotografia eccezionale di Aldo Graziati, di un bianco e nero drammatico, minaccioso, malato, degno di una trasposizione verghiana. E quindi il 'santino' c'era, ma l'evidenza della fotografia (le paludi malariche, le condizioni di vita disperate, gli uomini e le donne ridotti a bestie) restava impressa al di là degli intenti beatificanti. Era, insomma, un film-choc.

Qui siamo invece alla versione pontina dell'Albero degli zoccoli, ovviamente meno drammatica, meno storicamente attendibile, meno intensamente dolorosa.

Girato in gran parte nel padule di Fucecchio per cercare di ricostruire il territorio dove i fatti si svolsero (e forse solo per questo si giustifica il prete interpretato da Marco Messeri, che sa parlare solo fiorentino), sembra una scampagnata in una bella palude dove qualcuno (qualche matto lo fa davvero) ha deciso di passare un po' di tempo per un corso di sopravvivenza. Perché costui, Massimo Bonetti, abbia portato anche i bambini e la bella moglie, Luisa Ranieri, una specie di miss in trasferta da Salsomaggiore (a proposito di realismo), non si sa: ma sapete come sono questi innamorati del trekking. Si vede un po' di fango, qualche casa colonica, un po' di belle bestie; molti bei panorami (il padule di Fucecchio è bellissimo); pioggia battente (artificiale) mentre il cielo è azzurro; interni decorosi da ristorante d'agriturismo, e bei vestitini da corale campagnola della domenica - di quelli che si vedono sempre nelle trasmissioni in giro per l'Italia folklorica del Mengacci.

Maria Goretti, interpretata da Martina Pinto, è una brava bambina, che la sceneggiatura rappresenta come una santa predestinata, e a cui in una scena fanno anche indossare un vestito bianco immacolato (nelle paludi pontine!); il suo assassino un bel giovanotto a cui hanno sporcato un po' il viso, ma neanche tanto.

Le embrionali lotte contadine sono rappresentate da un mezzo deficiente, il padre dell'assassino, violento e per giunta ubriaco fisso, che incita i compagni alla rivolta e che cerca anche di saltare addosso alla madre di Maria, rimasta vedova: non male come ricostruzione storica. Il padrone è cattivo; la moglie così così. I preti sono buoni.

La sceneggiatura è da Incantesimo. "Puoi dirlo forte!", dice il padre a Maria quando la bambina spera di fare un bel raccolto; e lei si mette a gridare felice "Ce la faremo!" girando su se stessa, mentre la macchina da ripresa sale per una panoramica alta, come in uno spot pubblicitario - tale e quale.

Maria, sorridente proprio come in uno spot dei biscotti Mulino Bianco, esce dal negozio: "Buona giornata!", dice al bottegaio. Che sarebbe la traduzione di "have a nice day", entrata nell'uso da qualche anno per via del doppiaggio dei film. E quando la portano in ospedale, morente, appena apre gli occhi sussurra alla madre "non ho ceduto", a scanso di equivoci per il telespettatore dubbioso. Non abbiamo fatto i conti, ma nel lessico di frequenza del film "Gesù" e "Dio" ricorrono un centinaio di volte - ci pare. E così via.

Si rimane allibiti su come si possa affrontare un argomento comunque così drammatico (il delitto maturato nelle disperate condizioni di abbrutimento delle paludi pontine di inizio Novecento) con questi mezzi e con questi attori, e con questa sceneggiatura. Dove si dicono cose come "l'odio [intendendo l'odio di classe] è peggio della malaria, e l'unico chinino è Gesù". E poi qualcuno dice che non ci piacciono i preti, e i santi. Niente affatto: li rispettiamo così tanto che ci disturba vederli trattati così, come 'veline' solo con qualche lustrino in meno. Ma questa à la media della fiction Tv. Ci vuole pazienza. Anzi, una santa pazienza.

Codicillo pensoso
Sembra che questi santini televisivi siano seguiti a tutto spiano. E quindi a credere ciecamente alle percentuali d'ascolto, insomma allo share, se tanto ci dà tanto dalle Alpi alle Piramidi tutti i giorni le chiese dovrebbero essere piene, i Seminari senza un posto libero neanche sugli strapuntini, le vocazioni più oceaniche delle folle dell'Olimpico - e invece nisba, le chiese sono frequentate solo dai turisti e non si trova un seminarista neanche a telefonare alle pagine gialle. La cosa non è chiara. Qualcuno dovrebbe spiegarcela.

Maria Goretti

cast cast & credits
 


Martina Pinto (Maria Goretti)




Fabrizio Bucci (Alessandro Serenelli, l'assassino)






Massimo Bonetti (Luigi Goretti), Martina Pinto (Maria Goretti), Luisa Ranieri (Assunta Goretti)
 
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