Salvatore (Alessio Gallo) è un ragazzo tranquillo, che si guadagna da vivere vendendo le granite in un quartiere di Napoli. Un giorno si ritrova suo malgrado a vestire i panni del carceriere, quando Veronica (Francesca Riso), una ragazza grossomodo della sua età, viene fatta rinchiudere in un edificio abbandonato, dal boss del quartiere. Costretti a trascorrere insieme lintera giornata, i due impareranno a conoscersi, non senza difficoltà. Tra dispetti e piccoli litigi, ci sarà spazio anche per sognare e confidarsi luno con laltra. E quando si presenterà loccasione, Veronica non scapperà, similmente a certi uccellini tenuti in gabbia – come dice la voce over di Salvatore nellincipit – incapaci di volare via anche se gli viene aperta la porta, chissà se per paura o fedeltà.
Primo film di “finzione” del regista (Leonardo Di Costanzo), che finora si era dedicato alla realizzazione di documentari, Lintervallo di quel tipo di produzione filmica conserva intatta lattenzione nei confronti della realtà, il gusto per il gesto quotidiano e il linguaggio cinematografico: macchina a mano, fotografia scarna, dialoghi in dialetto, tutte caratteristiche certo fortemente debitrici anche della lezione neorealista. Come confermano limpiego di attori alle prime armi, il suono in presa diretta e la composizione del racconto fatta di momenti di assoluta semplicità, superflui ai fini della narrazione, ma indispensabili a tratteggiare i contorni del contesto in cui si colloca la vicenda (lambientazione napoletana con lombra della camorra) e la psicologia dei personaggi (ladolescenza negata, larroganza di Veronica e la remissività di Salvatore). In realtà si potrebbe dire, estremizzando, che non cè narrazione, poiché in effetti durante quellinterminabile giornata non succede niente di rilevante. Cè un inizio, cè un finale e in mezzo il nulla. Eppure proprio in quel nulla sta lelevato valore de Lintervallo: nella conversazione che a poco a poco si fa sincera comunicazione ed empatia.
Memorabile la non-fuga di Veronica, la cui corsa ripresa dalla macchina a mano dà luogo a una splendida inquadratura, con un singolare effetto pittorico: complice il duplice movimento – della camera e dellattrice – limmagine si sfuma in linee orizzontali simili a vere e proprie pennellate. Discutibile invece la scena in cui Salvatore, che dice di aver «litigato con la scuola», si scopre un esperto di zoologia esotica, in un momento lirico del film peraltro eccessivo ed enfatico, che stona un po con lo stile asciutto del film, complessivamente indovinato.
La giornata è stata lunga e ha dato a tutti la riposante possibilità di sospendere per un po la propria vita, lontani dalle preoccupazioni individuali: a Salvatore, a Veronica e al pubblico. Ma le poche ore passate insieme non sono che una breve pausa, un intervallo onirico nelle loro difficili esistenze di piccoli adulti e nelle nostre; poi ognuno torna alla sua vita, con i soliti problemi e preoccupazioni. Presto: è tardi, la campanella è già suonata.
|
|