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Tom Petty lo spezza cuori

di Michele Manzotti
  Tom Petty and The Heartbreakers
Data di pubblicazione su web 06/07/2012  
                                  

E' uno dei migliori esempi viventi del genere Americana. Ovvero di quel cantautorato rock che prende elementi musicali e spunti da tutti i generi nati e sviluppati negli Stati Uniti, dal blues al soul al country per fonderli insieme in un unico linguaggio. Tom Petty, classe 1950, ha un talento che lo avvicina ai grandi musicisti nati qualche anno prima a partire da Bob Dylan, con cui ha collaborato in studio e dal vivo. La sua caratteristica è quella di aver creato un gruppo di cui è frontman e leader indiscusso, The Heartbreakers, senza i quali non si esprimerebbe al meglio. Una sorta di famiglia, come la E Street Band di Bruce Springsteen, nella quale bisogna entrare grazie a solide qualità musicali e in cui si rimane a vita tanto il legame diventa importante.
 

Tom Petty (Foto Alcide)

 

Una caratteristica evidente nel concerto che lui e i suoi "spezzacuori" hanno tenuto a Lucca per l'apertura del Summer Festival. Petty non veniva in Europa da venti anni e per l'unica data italiana ha trovato una Piazza Napoleone piena tanto da metterlo di buon umore sin dall'inizio. Alla fine ha anche detto «Grazie Lucca, è stato bellissimo aver suonato qui. Dovrei tornare più spesso in Italia». Lo spettacolo ha offerto una carrellata di classici con alcune novità: non ci sono effetti speciali, è la musica a essere protagonista assoluta tanto da dettare i tempi come quando c'è qualche secondo di attesa in più tra un brano e l'altro per cambiare gli strumenti. In primo piano c'è il lavoro del chitarrista Mike Campbell, ma va sottolineato l'eccezionale compito d'ordine svolto dal batterista Steve Ferrone. Tutti (dal tastierista Benmont Tinche, al bassista Ron Blair, con Petty dal 1976, al cantante e polistrumentista Scott Thurston) si muovono secondo un meccanismo oliato per esaltare al meglio le doti vocali e sceniche di Petty. Che presenta brani nuovi di chiara ispirazione blues tratti dal nuovo disco Mojo (Good Enough) , ma anche tanti evergreen. A partire da quelli inclusi nell'album Full Moon Fever, come I Won't Back Down, la ballata Free Fallin' (resa in maniera coinvolgente) e Runnin' Down A Dream inserita a fine concerto prima dei bis. O quelli dei primi lavori come l'iniziale Listen to Her Heart e American Girl posta come momento conclusivo. E la splendida Handle With Care del 1988, simbolo dei Traveling Wilburys, il supergruppo con George Harrison, Roy Orbison, Bob Dylan e Jeff Lynne.  All'inizio Petty è partito con il freno a mano un po' tirato quasi volesse prendere le misure alla piazza. Poi si è sciolto e ha raggiunto poco a poco l'apoteosi, forse non aspettandosi che il pubblico italiano conoscesse a memoria i testi dei suoi brani. Si sarà sicuramente convinto, come il collega Springsteen da tempo ha fatto, che il nostro paese sa riconoscere e festeggiare degnamente i grandi del rock quale lui è, senza ombra di dubbio.




Tom Petty and The Heartbreakers



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