È il regista Daniel Veronese – uno delle figure di riferimento del teatro argentino nel periodo della post-dittatura – ad inaugurare il focus della scena porteña al Napoli Teatro Festival. Negli ultimi anni Buenos Aires è diventata una grande fucina di creatività e vitalità artistica tale che questanno gli organizzatori del Festival hanno dedicato al teatro argentino ben cinque spettacoli di tre tra i più acclamati registi del posto: Veronese con Los Hijos se han dormido e Una mujer que se mata; Romina Paula con El tiempo todo entero e Claudio Tolcachir con una inedita maratona di tre spettacoli, La omisiòn de la familia Coleman, Tercer cuerpo e El viento en un violin.
Nel 1989 Daniel Veronese, con un passato da marionettista, fonda il Periférico de Objetos, e lavora sullinterazione tra attori e oggetti inanimati, fino a realizzare spettacoli sulla situazione politica argentina, dal gusto grottesco. Da diversi anni compone testi rivisitando i classici, tra cui Ibsen, Fosse e Čechov, attualizzando le storie.
Los Hijos se han dormido di Daniel Veronese
Al Napoli Teatro Festival ha presentato Los Hijos se han dormido, un adattamento originale de Il gabbiano di Čechov, terzo capitolo delle sue variazioni sulle opere dello scrittore russo. Il regista segue la trama originale, nella quale si racconta che in una casa di campagna diversi personaggi inseguono i loro sogni per cercare di dare un senso alla propria esistenza. Si tratta di diverse vite tra loro intrecciate: il modesto maestro Medvedenko che ama Masa la figlia dellamministratore della tenuta, ma che a sua volta ama non corrisposta Treplev, un letterato che fa la corte alla giovane Nina, amata a sua volta da questultimo. La giovane donna – che sogna di diventare una grande attrice – corteggia lo scrittore Boris Trigorin, provocando lomicidio dellinnamorato respinto. Il regista cambia il titolo dellopera in Los hijos se han dormido ovvero, I bambini si sono addormentati, nel senso che hanno smesso di essere vivi. La scelta del titolo, spiega Veronese, è solo una questione poetica che deve rimandare a delle sensazioni, non ad un significato preciso.
Molti sono i temi che stanno alla base di questa storia avvincente: i ragionamenti sullarte, sul teatro e sulla scrittura; lamore nascosto, negato, vissuto; il conflitto interiore di giovani artisti non ancora realizzati.
Una foto di scena dello spettacolo di Daniel Veronese
Il regista argentino modernizza la storia con un ritmo serrato, riunisce i personaggi in un solo spazio attraverso una rappresentazione corale, come in uno sceneggiato televisivo. Mescola con sapienza commedia e tragedia e colloca i personaggi čechoviani in una casa popolare dellodierna Argentina. Dieci gli attori in scena che si muovono freneticamente, con un linguaggio altrettanto veloce, serrato. Nel teatro di Veronese non esistono personaggi principali e secondari, tutti hanno uguale importanza. Gioca con il tempo, con lanacronismo delle situazioni.
A sipario già aperto con gli attori in scena che parlottano tra loro si assiste alle loro storie, come travolti da un uragano. Irina (Maria Onetto), attrice egocentrica, va in campagna a far visita al giovane e inquieto figlio Konstantin (Lautaro Delgado), aspirante scrittore dilaniato da una forte depressione dovuta alla mancata stima della madre e dallamore non corrisposto della giovane Nina (Maria Figueras), che finirà tra le braccia dello scrittore Trigorin (Osmar Nuñez), compagno di Irina.
Un'altra scena di Los Hijos se han dormido
La scelta registica di Veronese è nella drammaturgia, la scenografia e gli abiti sono semplici. È nel testo che il regista insiste, tanto che il giovane Konstantin sinterroga sulla funzione del teatro e del drammaturgo, con i versi shakespeariani. È folle di gelosia proprio come Amleto, mentre la madre Irina gli risponde come se fosse Gertrude, e la sua amata Nina (Maria Figueras) impazzisce come Ofelia.
Tutti gli attori recitano fluidamente, con battute precise, nette. Rendono la storia avvincente, nonostante la strisciante inquietudine e amarezza che lacera le vite dei personaggi. Lironia di Čechov ritrova la sua vena tragicomica soprattutto nel personaggio di Ilia (Roly Serrano) che tratteggia un comico personaggio narcolessico, che da dormiente rivela grandi verità.
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