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Il raffinato 'Gioco' della Pergola

di Adela Gjata
  Il gioco dell'amore e del caso
Data di pubblicazione su web 13/05/2012  

La stagione produttiva della Fondazione Teatro della Pergola s’inaugura con l’allestimento de Il gioco dell’amore e del caso, commedia brillante di Marivaux. L’opera, composta all’epoca del felice sodalizio con la Comédie Italienne, riscosse nel 1730 un successo clamoroso tanto da essere replicata quindici volte a Parigi per approdare, in seguito, a Versailles. La Pergola ne propone, 282 anni dopo, una messa in scena che intende restituire al classico francese l’essenziale briosità delle origini.

Due porte a imbotte, quattro poltrone d’epoca e un viale alberato in prospettiva: in questa cornice si svolgono le schermaglie amorose dei quattro protagonisti del Gioco di Marivaux. La trama della commedia è costruita sull’espediente squisitamente teatrale del travestimento: Silvia e Dorante vestono i panni dei rispettivi servi, Lisetta e Borgezio, al fine di studiare segretamente i comportamenti del futuro coniuge. I giovani nobili s’innamorano e la stessa cosa accade anche ai due servitori che recitano la parte dei padroni. Nonostante le differenze sociali, è l’amore che trionfa e che conduce, dopo il riconoscimento reciproco, alle nozze ‘riparatrici’: Silvia e Dorante da un lato e i camerieri Lisetta e Borgezio dall’altro. Il gioco del travestimento va di pari passo con il mascheramento dei sentimenti, diventa analisi sottile dell’innamoramento.

Foto di Pietro Pesce
Foto di Pietro Pesce

Costruita su una speculare ed efficace struttura, la cosiddetta “commedia degli equivoci” ben si attaglia all’organico delle compagnie dell’Arte. Al registro alto degli innamorati (Silvia e Dorante) fanno da contraltare i lazzi e i motti degli zanni (Lisetta e Borgezio/Arlecchino nel testo originario), mentre Orgone (Emanuele Salce) e Marco (Sandro Mabellini), padre e fratello di Silvia, ricordano rispettivamente Dottore e Pantalone: abile affabulatore il primo, complice della sorella il secondo che si diverte nella parte del ricco corteggiatore invaghito della bella servetta. I due osservano dall’esterno, al pari degli spettatori, le pieghe impreviste del gioco amoroso.

La traduzione di Giuseppe Manfridi e le scelte registiche di Piero Maccarinelli cercano, nel massimo rispetto per l’intreccio marivaudiano, di avvicinare la commedia alla sensibilità dell’uomo contemporaneo. Manfridi compie essenzialmente un adattamento di tipo lessicale trasformando appellativi come servo e padrone in datori di lavoro e assoldati al fine di rendere attuale il tema del contrasto fra le classi sociali. Secondo la sua interpretazione il lieto fine che conferisce legittimità morale alla vicenda cela, di fatto, il matrimonio di convenienza organizzato da Orgone, ovvero «la grande macchina affaristica che in realtà manovra le cose del mondo». L’intervento di Maccarinelli si ravvisa per lo più nella concertazione del quartetto degli innamorati, nei loro incontri e battibecchi, nei tempi delle entrate e delle uscite, tutto scandito da un ritmo che oscilla tra accelerazioni vertiginose e sospensioni improvvise. Antonia Liskova (Silvia), al suo debutto teatrale, affronta con curiosità e impegno il palcoscenico cercando di esprimere, insieme a Paolo Briguglia (Dorante), le mille sottigliezze dell'amore, le sue metamorfosi, i sussulti, i timori e gli entusiasmi, l’urto dei sentimenti con le convenzioni sociali. Il duetto Francesco Montanari (Borgezio) – Fabrizia Sacchi (Lisetta) rappresenta invece il lato farsesco e vivace dell’amore, restituendo allo spettacolo la giusta dose di comicità e spensieratezza. I personaggi sono divisi tra l'essere e l'apparire, la verità e l'inganno; mostrano, nello scontro tra ragione e passione, l'essenza di una natura umana vacillante, incerta, piena di perplessità e interrogativi. 

A. Liskova e F. Sacchi. Foto di Pietro Pesce
A. Liskova e F. Sacchi. Foto di Pietro Pesce

Nei costumi coloriti del Premio Oscar Gabriella Pescucci le citazioni settecentesche si amalgamano all’immaginario futurista; mentre l’artista visivo Giacomo Costa associa agli interni salottieri un prospettico e ‘vivo’ viale di cipressi che estende lo spazio all'infinito, grazie anche al disegno luci di Umile Vainieri. Se un richiamo settecentesco c’è, bisogna cercarlo nell’armonizzazione dei colori tenui tipici del rococò con la sobria geometria neoclassica delle poltrone cerulee e delle due porte che fronteggiano la scena. La cromatica finestra emozionale di Costa riflette, insieme alle musiche extra diegetiche di Antonio di Pofi, le sfumature dell’innamoramento che ondeggiano tra il leitmotiv del dolce tormento amoroso e i toni vivaci del gioco d’amore dei servi.

Una messinscena gradevole e leggera questa prima creazione della Pergola che parte dal Settecento per arrivare ai giorni nostri, unendo la tradizione della recitazione ‘all’italiana’ alle recenti conquiste scenotecniche. Antico e moderno si contaminano nella cornice suggestiva del più antico teatro all’italiana, mosso tra la conservazione del glorioso passato e una tensione rinnovatrice.



Il gioco dell'amore e del caso
cast cast & credits
 


Francesco Montanari
Francesco Montanari





Fabrizia Sacchi
Fabrizia Sacchi






Paolo Briguglia
Paolo Briguglia






Antonia Liskova
Antonia Liskova






Sandro Mabellini
Sandro Mabellini







Emanuele Salce
Emanuele Salce


 
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