La stagione produttiva della Fondazione Teatro della Pergola
sinaugura con lallestimento de Il gioco
dellamore e del caso, commedia brillante di Marivaux. Lopera, composta
allepoca del felice sodalizio con la Comédie Italienne, riscosse nel 1730 un successo clamoroso
tanto da essere replicata quindici volte a Parigi per approdare, in seguito, a
Versailles. La Pergola ne propone, 282 anni dopo, una messa in scena che
intende restituire al classico francese lessenziale briosità delle origini.
Due porte a imbotte, quattro poltrone depoca e un viale
alberato in prospettiva: in questa cornice si svolgono le schermaglie amorose
dei quattro protagonisti del Gioco di
Marivaux. La trama della commedia è costruita sullespediente squisitamente
teatrale del travestimento: Silvia e Dorante vestono i panni dei rispettivi
servi, Lisetta e Borgezio, al fine di studiare segretamente i comportamenti del
futuro coniuge. I giovani nobili
sinnamorano e la stessa cosa accade anche ai due servitori che recitano la
parte dei padroni. Nonostante le differenze sociali, è lamore che trionfa e
che conduce, dopo il riconoscimento reciproco, alle nozze ‘riparatrici: Silvia e Dorante da un lato e i
camerieri Lisetta e Borgezio dallaltro. Il
gioco del travestimento va di pari passo con il mascheramento dei sentimenti,
diventa analisi sottile dellinnamoramento.
Foto di Pietro Pesce Costruita
su una speculare ed efficace struttura, la cosiddetta “commedia degli equivoci” ben si attaglia allorganico delle
compagnie dellArte. Al registro alto degli innamorati (Silvia e Dorante) fanno
da contraltare i lazzi e i motti degli zanni (Lisetta e Borgezio/Arlecchino nel
testo originario), mentre Orgone (Emanuele Salce) e Marco
(Sandro
Mabellini), padre e fratello di Silvia, ricordano
rispettivamente Dottore e Pantalone: abile affabulatore il primo, complice
della sorella il secondo che si diverte nella parte del ricco corteggiatore
invaghito della bella servetta. I due osservano dallesterno, al pari degli
spettatori, le pieghe impreviste del gioco amoroso. La traduzione di Giuseppe
Manfridi e le scelte registiche di Piero Maccarinelli cercano, nel massimo
rispetto per lintreccio marivaudiano, di avvicinare la commedia alla
sensibilità delluomo contemporaneo. Manfridi compie essenzialmente un
adattamento di tipo lessicale trasformando appellativi come servo
e padrone in datori
di lavoro e assoldati al fine di rendere attuale il
tema del contrasto fra le classi sociali. Secondo la sua interpretazione il
lieto fine che conferisce legittimità morale alla vicenda cela, di fatto, il
matrimonio di convenienza organizzato da Orgone,
ovvero «la grande macchina affaristica che in realtà manovra le cose del mondo».
Lintervento di Maccarinelli si ravvisa per lo
più nella concertazione del quartetto degli innamorati, nei loro
incontri e battibecchi, nei tempi delle entrate e delle uscite, tutto scandito
da un ritmo che oscilla tra accelerazioni vertiginose e sospensioni improvvise.
Antonia Liskova (Silvia), al suo debutto teatrale, affronta con curiosità e
impegno il palcoscenico cercando di esprimere, insieme a
Paolo Briguglia
(Dorante), le mille sottigliezze dell'amore, le sue metamorfosi, i sussulti, i
timori e gli entusiasmi, lurto dei sentimenti con le convenzioni sociali. Il duetto Francesco Montanari (Borgezio) – Fabrizia Sacchi (Lisetta) rappresenta
invece il lato farsesco e vivace dellamore, restituendo allo spettacolo la
giusta dose di comicità e spensieratezza. I personaggi sono divisi tra
l'essere e l'apparire, la verità e l'inganno; mostrano, nello scontro tra
ragione e passione, l'essenza di una natura umana vacillante, incerta, piena di
perplessità e interrogativi.
A. Liskova e F. Sacchi. Foto di Pietro Pesce Nei costumi coloriti del Premio
Oscar Gabriella Pescucci le citazioni settecentesche si amalgamano
allimmaginario futurista; mentre lartista visivo Giacomo Costa associa agli
interni salottieri un prospettico e ‘vivo viale di cipressi che estende lo
spazio all'infinito, grazie
anche al disegno luci di Umile Vainieri. Se un richiamo
settecentesco cè, bisogna cercarlo nellarmonizzazione dei colori tenui
tipici del rococò con la sobria geometria neoclassica delle poltrone cerulee e
delle due porte che fronteggiano la scena. La cromatica finestra emozionale di
Costa riflette, insieme alle musiche extra
diegetiche di Antonio di Pofi, le sfumature
dellinnamoramento che ondeggiano
tra il leitmotiv del dolce tormento
amoroso e i toni vivaci del gioco damore dei servi. Una messinscena gradevole e leggera questa prima creazione
della Pergola che parte dal Settecento per arrivare ai giorni nostri, unendo la
tradizione della recitazione ‘allitaliana alle recenti conquiste
scenotecniche. Antico e moderno si contaminano nella cornice suggestiva del più
antico teatro allitaliana, mosso tra la conservazione del glorioso passato e
una tensione rinnovatrice.
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