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Scialla!

di Elisa Uffreduzzi
  Scialla!
Data di pubblicazione su web 21/09/2011  

Presentato nella sezione “Controcampo” della 68ª edizione del Festival del Cinema di Venezia, il film Scialla! (“Stai sereno” nel gergo giovanile romano, come traduce anche il sottotitolo in locandina) si è aggiudicato il premio di categoria per i lungometraggi narrativi.

Sceneggiatore di comprovata maestria (svariate volte per Paolo Virzì e Mimmo Calopresti ad esempio) Francesco Bruni, alla soglia dei cinquant’anni esordisce alla regia con un film fresco, ironico e a suo modo educativo.

Per sua stessa ammissione la storia che ci racconta è un ripensare il mestiere di padre da parte di uno che padre nella vita lo è veramente e di due figli che hanno pressappoco l’età di Luca (l’esordiente Filippo Scicchitano), scanzonato quindicenne della periferia romana cresciuto senza un padre, pessimi voti a scuola, pochi e distratti interessi. Quando la madre Marina (Arianna Scommegna) si vede costretta a lasciarlo a Roma per accettare un’offerta di lavoro all’estero, sceglie di affidarlo alle cure del professore che gli dà ripetizioni di latino: Bruno Beltrame (Fabrizio Bentivoglio), trasandato ex professore di scuola superiore, nonché scrittore di improbabili biografie. I due si ritrovano quindi loro malgrado a convivere, scoprendo ciascuno una parte di sé che non conosceva.




Nella sostanza si tratta di un apologo dalla morale edificante. Sornione e commovente, non può non piacere e forse proprio per questo scade qua e là in trovate che hanno il sapore del cliché giovanilistico di facile riuscita. Tuttavia gli riconosciamo senz’altro il pregio di praticare quella “terza via” della commedia cinematografica che si tiene equidistante dalla dimensione scollacciata del cinepanettone e dal film d’autore, riuscendo così a emozionare mantenendo una certa leggerezza.

Impeccabile la recitazione di Bentivoglio che probabilmente da solo vale il premio a tutto il film, supportato senza dubbio dall’ottima sceneggiatura colloquiale, fluida e genuina. Nel cast anche la brava Barbara Bobulova e l’acerbo Schiccitano, che alla sua prima interpretazione cinematografica appare a suo agio in un ruolo che sembra cucito addosso a lui e in cui egli stesso ha dichiarato di riconoscersi perfettamente. Tuttavia il rischio è che senza studio la giovane promessa si perda come tanti volti “presi dalla strada” del neorealismo, che alla seconda interpretazione sfociavano in un flop. Il sospetto ci viene allorché in una delle scene più “studiate” del film, alle prese con il pianto, l’interprete appare visibilmente in difficoltà, producendo così un’inevitabile sbavatura. Bruni dal canto suo se nei panni dello sceneggiatore si conferma il professionista che è; in quelli del regista dimostra di aver acquisito “scuola” a sufficienza per un film che del resto è costruito perché a prevalere sia la narrazione sull’estetica cinematografica tout court e che pertanto se non spicca per trovate di regia, è perché non lo vuole.




Tuttavia si noti almeno la panoramica sui tetti di Roma che apre il film: la macchina da presa procede verso destra fino a scoprire il volto di Marina intenta a fumare. Tale movimento di macchina nel finale trova il suo ideale proseguimento nonché conclusione nell’inquadratura della stessa Marina, che stavolta troviamo al limite sinistro del quadro, in mezzo primo piano. Una vera finezza di regia.

Quanto alla musica, prepotente protagonista del film, è opera di Amir, giovane rapper romano di origini egiziane, autore della colonna sonora insieme a Ceasarproductions. Basi elettroniche e pezzi rap sulla vita di strada nella Roma odierna scandiscono il tempo del film insieme a quello delle giornate di Luca, riuscendo così a traghettarci nella sua dimensione adolescenziale in modo credibile anche se un po’ ruffiano. Fanno da contraltare, con ovvio effetto umoristico, i brani di musica classica suonati dalla pornostar slovacca Tina (Barbara Bobulova).




Scialla!
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