Cosa faremmo se sapessimo con esatta precisione il giorno, lora ed il minuto in cui la specie umana sparirà dalla terra? Come ci comporteremmo davanti alla precisa consapevolezza del momento della nostra morte e di quella di tutti coloro che amiamo e conosciamo? Ognuno di noi è consapevole del proprio destino, ma è grazie alla sua indeterminatezza che può anestetizzare il pensiero della morte e provare a vivere, Abel Ferrara immagina che questo non possa essere più possibile e che tutto diventi improvvisamente chiaro ed inevitabile per tutti, così chiude lapocalisse allinterno di un appartamento di New York, dove filma le ultime ore di vita dellumanità, attraverso le immagini che vi entrano dalla televisione e da internet, ma, soprattutto, attraversando i movimenti ed i gesti dei corpi di William Dafoe e Shanyn Leigh, che si sfiorano, si toccano, si picchiano, si lasciano e si abbracciano.
Cisco e Skie sono una coppia di amanti, entrambi artisti (lui attore, lei pittrice, specularmente opposti agli sposi de Lété brūlant di Garrel), che attendono senza particolare rassegnazione la fine del mondo e quando non fanno lamore lei si immerge completamente nella sua arte, mentre lui tenta di risolvere i suoi sensi di colpa verso la figlia, lex-moglie e i genitori, contattandoli precariamente con Skype. Intorno a loro un mondo che sembra non rendersi conto di ciò che sta per accadere (salvo, forse, il vicino che si getta dalla finestra), genialmente semplificato dal commento che arriva dalla strada sul vigile che continua imperterrito a distribuire multe, anche lanchorman del canale all news sempre acceso nella casa continua il suo lavoro in modo assolutamente naturale e professionale, annunciando la fine delle trasmissioni, dicendo impassibile che vuole passare le ultime ore con la sua famiglia. Ferrara ci presenta una società totalmente incapace di elaborare lidea stessa della sua fine, per cui non resta che filmare, con una nitidezza tagliente, quanto di umano rimane in Cisco e Skie.
Una scena del film
Luce e definizione dellimmagine sono fondamentali in questo film, che proprio nel contrasto tra le immagini Lo-Fi che arrivano da internet e lilluminazione perfetta dei corpi protagonisti trova uno dei motivi più interessanti di riflessione: limmagine sgranata è quella dei volti familiari che arrivano da Skype, ma anche quella clandestina dei siti che documentano ciò che i notiziari censurano e pure quella del ricordo, della memoria che trova le sue conferme nei video persi e ritrovati nella rete, una specie di sprezzatura michelangiolesca che si contrappone alla luminosa flagranza delle riprese allinterno della casa, che trovano specie nelle scene di sesso ed in alcuni primi piani una corrispondenza stupefacente con le immagini del Faust di Sokurov.
Chiaramente Ferrara non rinuncia al suo sentimento religioso ed alla sua forte visione del sacro, da un lato giocando con il “cielo” (sky, Skie, Skype) da cui, come una maledizione biblica, arriva la nuvola verde che dissipa il genere umano, dallaltro inserendo immagini di statue del Cristo, che sono lampi usciti direttamente dalle visioni del Cattivo tenente, aprendo così unaltra voragine nella memoria dello spettatore.
Paradossalmente 4:44 Last Day on Earth non è un film disperato, non cè buio né disperazione nellapocalisse di Ferrara che si chiude con le parole «Siamo angeli». Una frase radiosamente ricca di speranza, come radiosa è la luce bianca che avvolge e fa sparire i protagonisti, che poi è la stessa con la quale inizia il film. Da una grande luce è iniziato tutto e una grande luce inghiottirà tutto.
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