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Il disprezzo

di Luigi Nepi
  Un été brûlant
Data di pubblicazione su web 04/09/2011  

Un’auto di grossa cilindrata corre nella notte per le strade di campagna, alla guida un giovane che sta piangendo, il piede destro schiaccia l’acceleratore, lui chiude gli occhi e si schianta contro un albero. Philippe Garrel torna a Venezia e racconta la storia tormentata di Frédéric (Louis Garrel), pittore parigino e sua moglie Angèle (Monica Bellucci) prorompente attrice italiana, vista in flash-back attraverso gli occhi di un amico di lui, Paul (Jérôme Robart), anche lui attore ma relegato in ruoli da comparsa. I due si conoscono quasi per caso, ma questo basta perché Frédéric inviti Paul e la sua ragazza Elisabeth (Céline Sallette), a passare un’estate nella sua casa romana. Come sempre accade in questi casi, l’idillio iniziale si rompe quando Angèle balla sensualmente con un amico durante una festa; scoppia così la gelosia di Frédéric e con essa divampa il fuoco che covava sotto la cenere. Elisabeth si trova, suo malgrado, ad essere la destinataria delle confidenze di Angèle, che le racconta dei tradimenti subiti e di quelli fatti; Paul si trova, invece, ad essere lui stesso oggetto della gelosia sia di Frédéric che di Elisabeth, per i lusinghieri commenti fatti alla bellezza di Angèle. In questo clima di forte tensione tra i personaggi irrompe Roland (Vladislav Galard), amico di famiglia e (come sempre accade in questi casi) amante di Angèle. La situazione diventa così insostenibile: Angèle lascia Frédéric (che non vuole accettare la situazione e continua a seguirla anche sul set) mentre Elisabeth costringe Paul a lasciare la casa per trasferirsi in albergo, e ricominciare a guadagnarsi da vivere tornando a fare le comparse cinematografiche. Frédéric, Paul ed Elisabeth si rincontreranno casualmente a Parigi un anno dopo, mentre il primo è ancora solo, i secondi spingono la carrozzina del loro indesiderato bambino, ciò basta a scatenare in Frédéric il ricordo di Angèle e decidere di suicidarsi nella scena che apre il film

 


L’indagine delle varie sfaccettature del rapporto tra uomo e donna è quasi un’ossessione per Philippe Garrel e Un été brűlant non fa certo eccezione. Il regista francese ripropone infatti quasi tutti i temi a lui più cari: la diversità dell’universo maschile da quello femminile, le forti contraddizioni che si celano all’interno del concetto di famiglia, il rapporto tra arti figurative e cinema, il contesto politico in cui si muovono i personaggi, a ciò va aggiunta una forte componente crudelmente autobiografica (soprattutto per quanto riguarda l’evidente avversità che nutre verso il rapporto che il figlio Louis ha con l’attrice italo-francese Valeria Bruni Tedeschi, guarda caso coetanea della Bellucci) 


 

 

Sebbene Un étè brűlant non possa essere considerato tra i migliori film di Garrel si tratta comunque di un’opera di un grande autore, per cui non mancano passaggi di bel cinema e spunti, anche notevoli, di riflessione. Bella la scena del suicidio che apre il film, così come il piano sequenza del ballo che cambia i destini dei protagonisti; altrettanto interessante è la scelta di dipingere con colori forti, decisi e tutti diversi le singole stanze della casa, in modo da aggiungere ad ogni scena una forte componente cromatica, sempre diversa, che contribuisce in maniera forte a determinare il tono e le tensioni tra i personaggi. La stessa fisicità degli attori finisce per creare corrispondenze e contrasti che aggiungono all’immagine sensi imprevedibili. Non bisogna, infatti, dimenticare che ciò che vediamo è il racconto della storia fatto da Paul, in questo contesto l’impressionante ed inaspettata somiglianza tra lui e l’amante di Angèle può essere letta anche come una proiezione del suo desiderio verso la moglie dell’amico, così l’enorme differenza tra la straripante Angèle e la magrissima Élisabeth non fa che trasportare sul piano fisico la distanza che il narratore vede nella moralità delle due donne.

 


 

 

Non mancano, chiaramente, i riferimenti al cinema che Garrel ama, Godard in primis, tanto che la fulgida, quanto improvvisa apparizione iniziale della Bellucci nuda e morbidamente sdraiata su un letto di posa, non può non richiamare alla mente l’altrettanto improvviso nudo di Brigitte Bardot (ma era proprio lei?) che apre Il disprezzo, film che Garrel continua esplicitamente a citare anche in seguito nei modi in cui ci mostra i vari set cinematografici che il film attraversa, con tanto di carrelli in azione e scene da girare.

Per quanto riguarda gli attori è necessario fare dei distinguo. Se Robart e Sallette riescono a rendere credibili i loro personaggi, Louis Garrel rischia di rimanere ingabbiato nel solito ruolo di ragazzo tormentato, artistoide, ricco e viziato, che comincia a somigliare sempre più ad un cliché dal quale, se continuerà così, sarà sempre più difficile uscire. Un discorso a parte lo merita Monica Bellucci, contro la quale si è levato un coro di critiche francamente eccessivo. La sua inespressività e la sua gestualità sono troppo marcate per non essere registicamente volute e, in fondo, rimanda alle dive degli anni Cinquanta, probabilmente i francesi ci vedono proprio in questo modo: opulenti, traditori e rappresentati da una diva di altri tempi.

In definitiva, viste le sue potenzialità, Un ètè brűlant rappresenta un’occasione sprecata da Garrel per fare un grande film, ma non ciò non vuol dire che sia un film sbagliato, tutt’altro.

 

Un été brûlant
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