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Primo piano d'attore

di Sara Mamone
  Wilde Salomé
Data di pubblicazione su web 04/09/2011  

Non è una grande novità quella di mettere in scena in teatro l’autore insieme alla sua opera. In Italia da circa quarant’anni Luca Ronconi non fa che mettere in scena testi e contesti e già trent’anni fa Carmelo Bene associava, anche nel titolo, l’autore all’opera (Faust-Marlowe; Amleto-Laforgue). Ma già allora Carmelo Bene faceva di più, mettendo in scena, oltre a testo e contesto, esibitamente, sé stesso. Proprio alla gigioneria del genio pugliese fa pensare l’ultima fatica di Al Pacino, questa Wilde Salomé che porta a compimento il lavoro di intermediazione drammaturgica già avviato con Looking for Richard e, moltiplicando i propri ruoli, non fa altro che mettere in scena, appunto il grande interprete.

 


Una scena del film

 

Al Pacino ad apertura di film spiega come stia recitando in teatro la Salomé di Wilde. A questa aggiunge il suo progetto per un film da preparare, con attivismo frenetico, nei giorni stessi delle recite serali. E poi aggiunge la propria ricerca sull’autore, intrecciandone la vita con, appunto, l’opera. Ecco Al Pacino che recita Erode, che discute con i produttori, che pungola gli attori, che si premia con un lungo reperage sui luoghi della vita del drammaturgo, che ci spiega con una certa pedanteria didascalica (e pur con inserti di foto stranote di Wilde) la sua triste vicenda, l’idolatria della Londra Vittoriana e poi il matrimonio, e l’amore rovinoso con Bosie, aristocratico inconsistente e vile, e poi la discesa agli inferi, i processi, la condanna, la liberazione, la mortificata ricerca in Italia dell’antico amore, il rifugio a Parigi, gli scritti politici. E poi, e poi. Tutto questo è fatto bene? E fatto male? Ha un senso? Cosa poteva fare di diverso Al Pacino se non portare all’estremo la propria esibizione?

 


Una scena del film

 

Quando sei Al Pacino non puoi più nasconderti non ti cali più nel personaggio, che diventa assolutamente secondario. È quindi bene esibirla questa impudicizia, nella quale non ha uguali, meglio stare al suo gioco e lasciarsi, sedurre, ancora una volta, dalla sua guittaggine, dal suo dinamismo ipercinetico, dai suoi anelli barbarico-camorristici, dai suoi capelli malamente tinti, dai suoi occhi febbrili, dal suo, ci si perdoni il logorio della parola, carisma. Meglio prendere questo miracolo di teatro all’antica italiana, dove non conta nulla, se non l’attore. Non facevano questo i grandi attori della tradizione, fagocitando tutto il resto (testo in primis) nella ancora inspiegata alchimia del palcoscenico? E chi se ne frega di Salomé, chi se ne frega di Oscar Wilde.

 

 

Wilde Salomé
cast cast & credits
 
                                  





 
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