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Intervista a Jean Claude Acquaviva

di Michele Manzotti
  A Filetta (foto di Didier D. Darwin - AKA design)
Data di pubblicazione su web 02/09/2011  
                                

Mistico Mediterraneo, disco uscito per l'etichetta Ecm, è un esperimento complesso tra jazz e polifonia antica nato per la spinta di tre entità musicali diverse: Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura e A Filetta. Il primo è uno dei trombettisti jazz di punta della scena italiana, il secondo è un eccellente solista di bandoneon, infine A Filetta è un gruppo vocale còrso. Parlando di polifonia, vogliamo soffermarci proprio su questa formazione. Meno noti dei conterranei Muvrini fuori dall'isola, i componenti de A Filetta sono protagonisti del festival di musica polifonica di Calvi che si tiene ogni anno in settembre (quest'anno dal 13 al 17) e da tempo sono impegnati nel recupero della tradizione del loro territorio. Ne parliamo con Jean Claude Acquaviva, componente fondatore della formazione.

 

Inannzitutto ci può spiegare le caratteristiche della polifonia còrsa, magari spiegando anche le differenze con quelle della vicina Sardegna?

È caratterizzata principalmente da tre voci; la seconda, il basso e la terza. Spesso la seconda e la terza sono intonate dalla stessa persona. Va sottolineato che non c'è un vero e proprio ritmo ma è la parola, con le sue sillabe più o meno lunghe, che dà il tempo, così come succede nel canto gregoriano. In Sardegna spesso il canto accompagna la danza e il canto sacro e quello profano generalmente si assomigliano e c'è un raddoppio delle voci tra seconda e basso. In Corsica invece la polifonia è di origine prevalentemente religiosa.

 

A Filetta nasce come formazione di recupero della tradizione o di creazione di brani originali?

Ci siamo formati nel 1978 e proveniamo dalla Balagna, zona del nord dell'isola. Con noi ci sono stati altri gruppi nati per salvaguardare la tradizione, poi ogni formazione ha fatto le proprie scelte di repertorio (I Muvrini ad esempio si sono rivolti al mondo della canzone). Per quanto ci riguarda siamo legati al canto tradizionale còrso ma al tempo stesso l'abbiamo trasformato e rinnovato: i nostri brani originali prevedono fino a 7 voci con armonie molto complesse.

 

Anche all'ultimo Eurofestival si è usato il còrso, grazie al cantante che rappresentava la Francia. Secondo lei c'è stato un merito da parte vostra (e delle altre formazioni che lei ha ricordato) nel recupero della vostra lingua?

La musica è stata fondamentale sotto questo aspetto: dopo la seconda guerra mondiale le campagne si stavano spopolando e il còrso di conseguenza stava scomparendo mentre nelle città si parlava francese. Per questo c'è stato un movimento artistico negli anni '70 con l'intenzione di salvaguardare la nostra tradizione e darle una nuova veste. Così il còrso è stato recuperato: non è ancora una lingua ufficiale, ma è ammessa in molti casi.

 

Come è nato l'incontro con Paolo Fresu e il progetto Mistico Mediterraneo?

Ci siamo conosciuti nel 2006 nell'ambito dei festeggiamenti del Jazz Club di Ajaccio. Oltre a noi, l'organizzatore aveva chiamato Fresu, Daniele Di Bonaventura e altri due esecutori. In quella occasione la nostra polifonia e il jazz si erano fusi insieme e abbiamo deciso di tenerci in contatto. Nel 2009 incidemmo i brani a Bergamo con Fresu e Di Bonaventura, poi Fresu (senza che lo sapessi) portò il master a Manfred Eicher che si appassionò al progetto e decise di produrre e stampare il Cd per la sua etichetta Ecm.

 

Voi siete organizzatori degli incontri polifonici che si tengono ogni anno a Calvi. Come è nata l'idea?

Nel 1989 avevamo fatto un concerto in Sardegna durante una rassegna di canti sacri popolari e decidemmo di fare un'esperienza simile da noi. Il nostro non è solo un festival ma un'occasione di incontro dal martedì alla domenica tra gruppi che provengono da tanti paesi. Oltre ai concerti c'è quella convivialità che permette di scambiare esperienze e tecniche vocali: nella musica degli A Filetta sono così entrate sorgenti di ispirazione da altre aree come ad esempio Albania, Bulgaria, Georgia. Come dicevo prima abbiamo saputo rinnovare la nostra tradizione.

                        




 


 
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