Si aspettano grandi cose da questa sessantottesima edizione della Mostra dArte Cinematografica di Venezia (31 agosto-10 settembre), forse perché dopo un deludente Festival di Berlino e un folgorante Festival di Cannes, sarà proprio al Lido che potremo tirare le somme di un 2011 di celluloide quanto mai discontinuo. Nella speranza che le attese di pubblico e addetti al settore siano soddisfatte, accontentiamoci di passare anche questedizione senza il nuovo Palazzo del Cinema (il dinamico ministro Giancarlo Galan ha annunciato a luglio che la mega voragine scavata davanti al Casinò è piena di amianto e quindi l'intero progetto – troppo dispendioso in tempi di crisi – va rivisto), ma con il restyling della Sala Grande, fortemente voluto dal presidente della Biennale Paolo Baratta e dal direttore della Mostra Marco Müller, ambedue – sulla carta – al loro ultimo anno in carica. In attesa di tracciare un bilancio proprio della gestione Müller, proviamo a guardare cosa ci riserva il vastissimo programma di questanno, a partire dal Concorso (la giuria è presieduta da Darren Aronofsky).
Il film d'apertura sarà Ides of March di George Clooney, in cui lattore/regista americano torna al tema (a lui caro) dellintrigo politico; a gareggiare con lui alcuni suoi connazionali, pesi massimi del cinema mondiale: da David Cronenberg con A Dangerous Method, sulla rivalità sessuale ed intellettuale tra Freud e Jung nella Vienna dinizio Novecento, ad Abel Ferrara con il catastrofico 4:44 Last Day on Earth, a Roman Polanski che con Carnage torna a scavare tra le pulsioni nascoste della borghesia, fino a Todd Solondz e al suo tragico Dark Horse. Tra gli italiani in gara attesa per Terraferma di Emanule Crialese, con il regista siciliano alle prese con storie di immigrazione e di mare, mentre Cristina Comenicini in Quando la notte torna al dramma intimista; una vera incognita è invece il film di fantascienza Lultimo terrestre di Gipi (Gian Alfonso Pacinotti), star del fumetto italiano qui al suo debutto dietro la macchina da presa. Agguerrita la rappresentanza inglese, con lartista Steve McQueen al suo secondo attesissimo film, Shame, e Andrea Harnold con Wuthering Heights. In concorso anche un vecchio maestro del cinema francese, Philippe Garrell con la storia d'amore di Un été brulant e Marjane Satrapi che insieme a Vincent Paronnaud ha firmato Poulet aux prunes, un melò ambientato nellIran degli anni Cinquanta, mentre tra i film più attesi anche lultimo di Aleksander Sokurov, che con Faust rilegge a modo suo il capolavoro di Goethe. Molti anche gli orientali: dai cinesi Ann Hui con A Simple Life e Jonnie To con Life Without Principle al giapponese Sion Sono con Himizu.
Tra la selva dei film fuori concorso segnaliamo il ritorno di Chantal Akerman che con La folie Almayer mette in scena una storia di passioni e follie nel Sudest asiatico; Alois Nebel con il suo allucinante Tomàs Lunàk; W.E., il secondo film di Madonna, sugli amori di Edoardo VIII; Il villaggio di cartone di Ermanno Olmi, che torna alle atmosfere cariche di spiritualità contadina; Wilde Salomé, autoritratto di Al Pacino; il catastrofico Contagion di Steven Soderbergh. La sezione Orizzonti, la più corposa della Mostra, e probabilmente la più interessante, anche questanno è dedicata al cinema di ricerca e «alle nuove correnti del cinema mondiale» e sta diventando sempre più il contenitore delle novità più significative, viste le aperture sempre più frequenti non solo al documentario, ma soprattutto alla video-arte (una tendenza più che naturale in una città come Venezia, avanguardia dellarte contemporanea) e a tutte le inedite forme di contaminazione tra linguaggi, a cui va sommata la bella retrospettiva sul cinema italiano sperimentale degli anni Sessanta/Settanta. Qui, insomma, cè solo limbarazzo della scelta. Anche la sezione Controcampo italiano, invenzione di Müller, ha acquistato in questi due ultimi due anni una sua autorevolezza: con il meritorio compito di far emergere le nuove leve del cinema italiano (i titoli, corti e lunghi, sono tutti firmati da esordienti o semi-esordienti) è già diventata uno spazio sempre più vitale per la Mostra, come lo sono anche la Settimana della Critica e le Giornate degli Autori, rinnovati – e sempre più autonomi – contenitori di novità. I numeri per una buona edizione dovrebbero tutto sommato esserci, dunque. Non ci resta che aspettare.
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