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L'infanzia incompresa

di Marco Luceri
  Il ragazzo con la bicicletta
Data di pubblicazione su web 08/06/2011  

Presentato in Concorso al Festival di Cannes, il nuovo film dei fratelli Jean Pierre e Luc Dardenne sembrerebbe non discostarsi più di tanto dal mondo poetico e dal rigore stilistico a cui i due registi belgi ci hanno da tempo abituati: il paesaggio urbano delle periferie, pochi personaggi appartenenti per lo più alle classi meno abbienti, una straordinaria mobilità della cinepresa, che segue gli attori all'altezza delle loro spalle, un piglio realista ottenuto con pochi, inconfondibili tocchi ad effetto. A ben guardare Il ragazzo con la bicicletta potrebbe dunque sembrare un film tutto sommato “stanco”, rivelatore di un'inventiva che va trascolorando nella maniera di chi riesce solo a ripetere se stesso, seppur a un buon livello.

 

E invece non è così, soprattutto se si analizza il film da un punto di vista narrativo. Cyril ha dodici anni, una bicicletta e un padre insensibile che non lo vuole più. “Ospite” in un centro di accoglienza per l'infanzia e affidato alle cure dei suoi assistenti, Cyril non ci sta e ostinato ingaggia una battaglia personale contro il mondo e contro quel padre immaturo che ha provato ad allontanarlo insieme alla sua bicicletta. Durante l'ennesima fuga incontra e sceglie per sé Samantha, una parrucchiera dolce e sensibile che accetta di occuparsi di lui nel fine settimana. La convivenza non sarà facile: Cyril fa a botte con i coetanei, si fa reclutare da un bullo del quartiere, finisce nei guai con la legge e ferisce nel cuore e al braccio Samantha. Ma in sella alla bicicletta e a colpi di pedali il piccolo troverà la strada di casa. 

 


 

I Dardenne vanno al cuore del dramma, ovvero lo sforzo di reciproca comprensione che Cyril e Samantha sono chiamati a compiere per ricominciare insieme una nuova vita: è significativo che tale percorso non proceda sui prevedibili binari di un rapporto genitore/figlio, ma si apra a l'indeterminatezza di un affetto imprevisto. Certo è Cyril il personaggio su cui i due registi hanno costruito l'architrave del film e con la consueta maestria che sempre viene loro riconosciuta sono riusciti a ben dirigere il giovane attore Jérémie Renier, che lo interpreta con un acume straordinario: gli scatti improvvisi, lo sguardo determinato, la fragilità mascherata dall'odio e poi l'insistenza su una certa gestualità (le sue azioni sono spesso reiterate, a partire dal pedalare ostinato) costituiscono la vera natura drammatica del film. Se poi la deuteragonista è interpretata da un'attrice dalla grazia inconfondibile come Cécile de France (splendido ritratto di madre “mancata” quello dell'attrice belga) si capisce che le tracce disseminate dai Dardenne portano dritti a una curiosa, sicuramente non voluta, rilettura della fiaba di Pinocchio. Già, perché se Cyril è un burattino disobbediente e capriccioso, allora Samantha è la sua Fatina, la squallida radura dietro il supermercato è il Paese dei balocchi, dove si nascondono il Gatto e la Volpe (il gruppo di teppistelli) e così via.

 


 
Ma Cyril non è fatto di legno e le suggestioni fiabesche si sciolgono ben presto nel dramma realista, non dimentichiamolo, anche se Il ragazzo con la bicicletta si conclude con un happy end, altro vistoso elemento di novità nella cupissima filmografia dei Dardenne. Infatti, proprio mentre tutto sembra irrimediabilmente, fastidiosamente, perduto per colpa del destino avverso, non c'è spazio per l'escalation di violenza quotidiana. Il piccolo si alza dopo essere stato colpito e punito da una (giusta?) vendetta, riprende la sua bici e si allontana sulla strada assolata, voltando le spalle alle macchina da presa. Fine della finzione, inizio della vita. Alé.


Il ragazzo con la bicicletta
cast cast & credits
 

 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 






 
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