drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Vetrina della giovane danza d’autore. Ravenna, 17-19 settembre 2010

di Fabiana Campanella
  Marco D'Agostin
Data di pubblicazione su web 17/12/2010  

A Ravenna, ogni fine estate, si incontrano giovani coreografi, operatori, critici, danzatori e appassionati, per aprire uno spazio alla danza contemporanea emergente, e per capire se è il caso che emerga. Un grande laboratorio per la danza, più che una vetrina, organizzato nel contesto del festival Ammutinamenti dall’associazione ravennate Cantieri, con il supporto della rete regionale dell’Emilia Romagna Anticorpi, e della rete nazionale Anticorpi XL, che riunisce operatori – e non compagnie – di 14 regioni d’Italia. È la commissione di Anticorpi XL la vera anima della Vetrina: ogni primavera Gilberto Santini (Amat, Marche), Giacomo Cirella (Arteven, Veneto), Opera Estate Festival (Veneto), Roberto De Lellis (Aterdanza, Emilia Romagna), Massimo Carosi (Danza Urbana Bologna), Natalia Casorati (Interplay Mosaico Danza, Piemonte), Gemma Di Tullio (Teatro Pubblico Pugliese), Anna Maria Onetti (Artedanza E20 di Milano), Teatro Stabile dell’Umbria – indisciplinArte, Marina Dammacco (Punta Corsara di Napoli), Eliana Amadio (ARTU di Genova), Dario Natale (Scenari Visibili – Ri Crii, Calabria), Silvano Patacca (Fondazione Teatro di Pisa), Walter Mramor (Circuito Danza Friuli Venezia Giulia - a.Artisti Associati), insieme a Selina Bassini e Monica Francia di Anticorpi Emilia Romagna, raccolgono e filtrano le proposte ricevute dalla propria rete regionale, visionano tutti i lavori, selezionano i progetti da vedere a settembre.

 

«Qui ci sono danzatori con non più di cinque anni di produzione. Alcuni, addirittura, sono all’opera prima. Non vengono solo per esporre il proprio lavoro: qui si viene per provare. Ed è ammesso l’errore». Selina Bassini, coreografa e direttrice artistica – insieme a Monica Francia – di Ammutunamenti, nonché coordinatrice della rete, riassume così il senso dell’operazione: dare la possibilità a giovani artisti indipendenti, che non godono di finanziamenti pubblici, di sperimentarsi con se stessi, con la scena, con il pubblico, con tutto il sistema dello spettacolo, dai tecnici agli interlocutori istituzionali. «Il nostro scopo – insiste sorniona Selina Bassini – è dare la possibilità a un artista di capire che deve cambiare mestiere».

 

Erika Di Crescenzo
 

A Ravenna non basta il talento, occorrono anche capacità di relazione e disponibilità al dialogo. Per tre giorni, per ognuno dei venticinque lavori presentati, più i cinque della Vetrina off, gli “autori” incontrano, nei temutissimi speed date (o feedback), gli operatori che li hanno selezionati: si confrontano, si spiegano, si interrogano, spesso si scontrano. A complicare il denso calendario, gli autori incontrano anche i critici, mentre i giovani critici dialogano con i critici più esperti, gli operatori incontrano le istituzioni, i vecchi critici i giovani autori. Ovvero, quando non ci sono gli spettacoli, tutti incontrano tutti, con una scaletta di appuntamenti dalle 9 del mattino alle 2 di notte, per formalizzare il confronto ed elevarlo a pratica concreta. L’ossessione per il dialogo, impegnato, finalizzato e guidato, spesso, dalle figure indispensabili dei mediatori, è la sfida più grande della Vetrina: tutti gli interlocutori devono ragionare sui se e sui perché di un’operazione artistica, e mai tirarsi indietro di fronte alla difficoltà di mettere in discussione il proprio punto di vista. L’obiettivo comune è la crescita e la riflessione su una materia estremamente giovane e delicata, come la danza contemporanea in Italia.

 

Affacciandosi alla Vetrina di un laboratorio, è dunque difficile fare shopping, le opere non sono ancora confezionate, l’arte è nascosta negli ingranaggi da sgrossare, e lo spettatore deve attivarsi per capire e cogliere frutti a volte ancora acerbi, con la consapevolezza della loro fragilità rispetto al cannibalismo del mercato. Il pubblico può curiosare tra le tendenze future, le linee di ricerca, le nuove modalità di mescolare tecniche e tematiche. Dall’immersione nel futuro possibile della danza italiana, emerge una propensione all’autoreferenzialità meditabonda, con una prevalenza di “soli”, come il Corpo Nero con cubo gravitazionale, della bravissima Silvia Urbani, o il Man Size di Daniele Ninarello, che racconta l’esperienza della trasformazione, confrontandosi con le foto di se stesso bambino, ragazzo, uomo. Come Giulio D’Anna, che in Bloody body blah, danzato con ironia ed estremo equilibrio sull’orlo di un tavolo, vestito da cigno, finisce specchiando le sue smorfie a testa in giù in videoproiezione. Chiuso nell’anello di Seven Stanzas, il danzatore di Cygi Spes Project delimita lo spazio esteriore con infinito moto circolare, ingabbiandosi nel loop di Jeff Buckley. In compagnia di 5 teste di cavallo che penzolano dal graticcio, anche Marta Bevilaqua disegna circonferenze fiabesche, vestita da principessa, poi denudata, fino a trascinare essa stessa un cavallino a dondolo, in una intensa parabola da donna a schiava. Intimo ma sorridente il piccolo studio di Valentina Saggin, Sentire nella memoria, che mima e interpreta la vertigine del divenire adulti, col supporto sostanziale di una di quelle scatolette magiche che muggiscono quando le rovesci, oggetto desueto eppure mai rimosso. Spicca, tra i molti studi sul movimento, l’evoluzione plastica di Marco D’Agostin, vincitore del Premio GD’A Veneto 2010 con Viola, un passaggio completo e limpido dal rosso della rabbia al blu della violenza subita, trasfigurato in corpo di donna. Forse privo di inventiva coreutica, ma eccezionale esecutore del suo Soul Movement, Pietro Pireddu colpisce per la tensione estrema tra la vacuità e la pienezza, accompagnato dalla musica di Alvanoto. Viceversa, al confine con il dilettantismo, Matteo Fantoni, ex tecnico dei Sosta Palmizi, si butta con coraggio da Leoni nell’agone della danza, tra il mimo e la caricatura di sé chiuso in una stanza a ballare, e travolge il pubblico divertito con la sua umiltà e semplicità.

 


Erika Di Crescenzo

 

Tra i “passi a due”, interessante la performance dei Noctu, Life box, che si inscatolano in un gioco di seduzione e fuga di una coppia accecata dai contatti virtuali. Riccardo Fusiello e Agostino Riola, in I wanna, ben costruiscono la tensione in progressiva crescita - e continuamente smorzata dalle musiche da bar anni ‘80 – verso l’altro, per finire lentamente immobilizzati dalla frustrazione del desiderio. Di sapore etnico e leggero, tra il Salento e il Sudamerica, l’energia tricologica di Mariano Cipriani e Belen Duarte, danzatrice tarantolata e instancabile della Vetrina off. Anche se sola in scena, Giada Meggiolaro si avvale del concept e dell’assistenza “idraulica” di Nereo Marulli; Modesty (Verecondia) of Eyes è un lavoro sull’acqua e sui fluidi dell’uomo che agiscono in superficie: di apparentemente comicità, nasconde un complesso percorso concettuale poco intelligibile. Altra tendenza non originale, ma sempre di grande effetto, è l’interazione con la tecnologia e l’illusione visiva, tra lanterna magica e ologrammi: l’esempio migliore è quello dei Sineglossa, che in Remember me costruiscono un gioco di riflessi e scambi tra le figure di un uomo e di una donna.

 

Alcuni dei pezzi, non sempre sudati ma di gran sollievo per l’umore, si distinguono per la pulsione, sotterranea ma sempre presente, per il teatro-danza. Martina Cortellazzo in The cut-tuk show delizia il pubblico con la ricetta del brodo, regalandoci il segreto dei gambi di prezzemolo: alla fine, però, il pollo con le piume è lei, pieghevole e fuori asse nei movimenti rapidi e imprevedibili a bordo cucina. I giovanissimi umbri di OcchiSulMondo presentano, in quattro sul palcoscenico, la coreografia di Arianna Cianchi, una sequenza danzata di quotidianità in viaggio, dalle istruttrici di volo all’incontro di una coppia, mixando ai movimenti rapidi e precisi, in vera sincronia, il testo bellissimo, dal sapore adolescenziale, di una poesia di Martha Medeiros, «Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, […] chi non parla a chi non conosce […], chi non viaggia». Godibile e intrigante, l’installazione-performance Segments di Riccardo Buscarini e Antonio de la Fe, sulla relazione tra il comportamento spaziale e la coreografia: in una partita a scacchi compulsiva e mobile, il pubblico in piedi viene più volte spiazzato e ri-orientato, dopo aver capito dove inizia lo spazio del conflitto, da non invadere. Sempre sulla linea della destrutturazione dello spazio coreografico, il Collettivo Cinetico presenta una serie infinita e comica di emoticon, giocattoli, vignette, limiti valicati e chiusi da oggetti fuori luogo, eroi dei fumetti racchiusi nei balloon e tirati fino all’estremo delle loro onomatopee, in una valanga di icone pop demistificate come il nero che le incornicia.

 


Martina Cortellazzo

 

Suprema e blasfema, nella sua genialità sacra e profana, Erika Di Crescenzo è una pazza in giallo e testa bendata, bravissima nell’interpretare una santa che si fa stuprare da Dio, perfetta fino al dettaglio delle dita incrociate, dello sguardo al cielo, della voce inghiottita dallo stupore della disperazione. Etude pour la sainteté è il lavoro più sorprendente di tutta la Vetrina, completo di una sottolineatura sonora che ha tutte le potenzialità per crescere, ed esplorare la forma del teatro-danza-concerto, una opera totale contemporanea sulla figura marginale e potente di una mendicante scalza lungo le mura di una chiesa.

 

D’inverno, il lavoro della rete continua. Grazie ad Anticorpi sono nati: due progetti di monitoraggio della danza d’autore (www.registrodanzaer.org, www.registrodanzaveneto.org); le azioni di Video Dance – Moving Virtual Bodies, progetto interdisciplinare e internazionale di dance film; diversi percorsi formativi nelle scuole come Corpo Gioco; e infine i premi regionali a scadenza annuale o biennale GD’A (Giovani Danz’Autori), per non perdere mai di vista il territorio e per offrire una possibilità alla miriade di gruppi indipendenti e sommersi, orbitanti al di fuori della cultura accademica. (Per i bandi: www.anticorpi.org/anticorpixl )

 

Frutto più “esplosivo” dei network regionali sono le serate di Anticorpi eXpLò, in cui cinque o sei pezzi visti a Ravenna vengono presentati al pubblico dei teatri di riferimento della rete nazionale. A Venezia, a Civitanova, a Bassano, a Genova, le serate eXpLò sono seguitissime: per la curiosità del pubblico giovane, attratto e avvezzo agli short form, per l’elettricità di un esperimento che coinvolge il territorio nazionale, per l’entusiasmo di operatori e critici nel veder crescere un percorso collettivo di promozione e diffusione della danza, fuori dagli orticelli italici. «Essere scelti per le serate eXpLò non è un premio – spiega Gilberto Santini – ma una sorta di certificazione che un determinato prodotto artistico è adatto alla circuitazione, quando è coerente con la propria intenzione».

 

Per i prossimi appuntamenti:

http://www.anticorpi.org/category/calendario-xl/anticorpi-explo-2010

 

Vetrina della giovane danza d’autore
cast cast & credits
 

Sito web del Festival
 


Giada Meggiolaro
 
 
 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Marta Bevilacqua




 

 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013