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Quando la satira riusciva ancora a consolare

di Sara Mamone
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Data di pubblicazione su web 03/12/2010  

Nelle molte iniziative del tormentato ciclo di feste e riflessioni sui Centocinquant’anni dell’Unità d’Italia la mostra allestita a Torino presso l’Archivio di Stato ha scelto il tema intelligente e fruttuoso della satira. Evitando in un sol colpo sia  i rischi della celebrazione che quelli della denigrazione. Punto di vista solo apparentemente marginale o forse addirittura frivolo, quello messo in rilievo fa in realtà parte della nostra cultura più profonda, del meccanismo critico e liberatorio con cui l’intelligenza e la creatività individuali si pongono di  fronte alle personalizzazioni del potere.

 



Dalla Storia alla satira. Cronache ed eventi in caricatura, da Cavour ad Andreotti chiarisce bene fin dal titolo la sua intenzione critica, intelligente e apparentemente quieta ma, all’ombra dell’ironia, non meno tagliente del più acuminato laser investigativo. Strumento di comunicazione popolare quant’altri mai la satira politica è da secoli pendant dell’attività politica stessa; in particolare nella versione grafica della caricatura estrapola caratteri fisici che possono essere la spia di comportamenti morali e consegna all’immaginario collettivo le sue “vittime”con i tratti indelebili della deformazione rivelatrice. La civiltà della comunicazione ha chiarito da tempo come l’assurgere a soggetto di caricatura sia per un uomo politico il segno del passaggio dall’anonimato alla notorietà e come la scomparsa dalle penne dei vignettisti sia segno di un declino difficilmente arginabile. Nella presentazione del gustoso catalogo della mostra (pubblicato dalle "Edizioni Il Pennino", a cura di Dino Aloi, Aldo A. Mola, Paolo Moretti, catalogo consigliabilissimo perché consente quella lenta delibazione dell’intelligenza satirica che la suggestione di un’esposizione  ricca e densa non sempre permette) viene opportunamente ricordato come questa edizione si collochi idealmente anche come richiamo centenario alla mostra allestita nel 1911.

  



Per i cinquant’anni dell’Unità d’Italia, a Torino, accanto alle più protocollari manifestazioni nei padiglioni e nei  palazzi realizzati per l’evento nel parco del Valentino, si tenne nel castello di Rivoli un’esposizione internazionale di caricatura e umorismo. Senza precedenti le dimensioni che videro esposti circa 3000 pezzi provenienti da ogni parte del modo ma soprattutto ricca di conseguenze la lezione, appresa in primis dal presidente onorario della mostra e allora presidente del consiglio Giovanni Giolitti che, accettata le designazione obtorto collo trasse dal successo della manifestazione non poco lustro. Il successo non fu certo estraneo alla fioritura successiva che (senza entrare in questioni antropologiche sull’ “italico genio” volto allo sberleffo come amuleto contro la disperazione) per un secolo, fino ai nostri giorni, ha divertito e consolato amaramente spettatori e vittime della vicenda postunitaria. Del presente non parliamo.

 

 




































 
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