Nellambito del diciassettesimo festival di teatro internazionale UNIDRAM, tenutosi nella Schiffbauergasse di Potsdam, il ravennate gruppo Nanou ha presentato Prima Stanza e Seconda Stanza, primi episodi della trilogia Motel - Faccende personali.
Foto Laura Arlotti
Le due brevi rappresentazioni – della durata complessiva di sessantacinque minuti - sono indipendenti, separate di netto dal cambio di scena, dal differente disegno luci e dalle tonalità cromatiche. Le azioni di cui sono composte non costruiscono una trama, ma si svolgono in modo frammentato ed enigmatico, dando luogo a delle scenette, che in dialogo con le luci di Fabio Sajiz e i suoni di Roberto Rettura valgono come dei segni, delle allusioni ad avvenimenti verso i quali le performance sembrano protendersi, ma che non si realizzano mai. È come se lo spettacolo fosse cominciato nel momento sbagliato, o meglio, come se lo spettatore fosse arrivato in ritardo, e si trovasse nello stato danimo di chi tenta di decifrare una storia di cui non conosce né linizio né i personaggi principali. Ogni abbozzo dinterpretazione viene disfatto da unazione che non cerca la conclusione narrativa, ma la elude, mutando continuamente direzione, e lasciando così il pubblico in attesa di un evento cruciale, che non si sa se sia già avvenuto o sia ancora da venire.
Foto Laura Arlotti
Prima Stanza ricorda il cinema muto: una luce pallida, intermittente, riproduce landamento di una pellicola invecchiata. Lepisodio si svolge intorno a un tavolo apparecchiato, in un ambiente quasi monocromatico, dove il fondo, il suolo, le sedie ed una piccola voliera sono tutti di colore bianco. Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci danno prova di un ammirabile controllo del proprio corpo, costruendo intorno allo spazio segnato dalle gambe del tavolo un ventaglio di sketch, che spezzano continuamente lazione e al contempo alimentano un sentimento dattesa, di cui lintera performance è compenetrata. Come se si preparassero allarrivo di un ospite importante, i due personaggi spostano continuamente gli oggetti, siedono ad attendere, si cercano con grazia attraverso gli elementi dellarredamento, sin quando, alla fine dellepisodio, una figura femminile in abito rosso traspare dal fondale di velo bianco.
La Seconda Stanza è avvolta in ampie ombre, mentre luci calde e soffuse rivelano un arredamento in stile anni Cinquanta: un divano e due poltrone in pelle rossa, un tavolino, una specchiera mobile a tre facce formano il campo dazione dei performers. Lidea di una violenza, dun omicidio passionale è continuamente allusa in questa scena, percorsa da forti tensioni sensuali. Ma non possiamo accertare se il delitto si sia già consumato o debba ancora verificarsi, se a compierlo sia luomo o la donna, o se esso sia solo immaginario, lo spettro dellinquietudine provata di fronte allintensità del rosso ed al corpo femminile tra le ombre.
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