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Divisibile solo per uno e per se stesso

di Sara Mamone
  La solitudine dei numeri primi
Data di pubblicazione su web 11/09/2010  

Il fatto che Saverio Costanzo, regista schivo e non certo sovraesposto, avesse accettato di portare sullo schermo il “caso letterario” più clamoroso degli ultimi anni, quella Solitudine che aveva reso Paolo Giordano il più in vista dei giovani scrittori italiani, faceva pensare ad una presa ferma e originale del regista, pronto a imprimere la sua sobria cifra sulla ormai a tutti nota vicenda di Alice e Mattia. E invece il film, nonostante le dichiarazioni di collaborazione entusiastica dello scrittore alla sceneggiatura e nonostante la scelta accurata degli interpreti, potrebbe essere stato diretto da qualsiasi buon professionista.


 

La storia dei due “numeri primi”, cioè divisibili solo per uno o per se stessi, cioè per meglio dire, due ragazzi speciali, è montata con serrati, e quindi frammentari flash back, che portano con fatica lo spettatore ignaro (i pochi non al corrente) a conoscere le ragioni della diversità non corriva dei due. Ciascuno ha, come si dice nei peggiori serial, “un segreto”, una lacerazione, un dolore che li differenzia dagli altri, ovvii adolescenti che fanno gruppo. Alice, oppressa dalle ambizioni paterne che ne vorrebbero fare una campionessa di sci, si procura in un incidente su pista una zoppia che la perseguiterà per sempre. La ferita di Mattia è più dolorosa poiché è interiore, è l’irredimibile senso di colpa per aver abbandonato un giorno in un parco la sorellina handicappata, scomparsa e mai più ritrovata. Si riconosceranno, istintivamente, negli anni della scuola.  Passato e presente si incrociano in questo ritrovarsi e nel fatale perdersi. La storia è dunque una non storia, fatta di sfioramenti e trasalimenti, cioè di slittamenti interiori assai difficili da rendere sullo schermo. Costanzo sceglie di raccontare dall’inizio alla fine il ventennio di incontri e perdite e si vale perciò di tre cast, con i personaggi bambini, adolescenti, finalmente adulti.


 

Quest’ultima coppia è costituita da Alba Rohrwacher e Luca Martinelli ai quali il regista ha imposto la messa in evidenza del dolore costringendoli a stravolgere i loro corpi, lei nell’inevitabile anoressia, lui in un forsennato esercizio fisico. Sono comunque loro la parte migliore del film, essendo tutto il resto un contorno chiaramente inutile (o addirittura imbarazzante, come l’episodio dell’ “amicizia”speciale con Viola o l’assurda apparizione di Filippo Timi as clown). Il tutto, trascinato da una promozione martellante, potrà anche fare del film un successo. Ma non crediamo che sia quello che Costanzo vuole e certamente non quello che ci si aspettava da lui, al quale diamo comunque l’ultima parola nella sua dichiarazione esplicativa: “E’ la storia dei corpi di Alice e Mattia, del loro stravolgimento nel corso di un ventennio (1984-2007). Credo che La solitudine dei numeri primi sia un horror sentimentale sulla famiglia e sulla sua impossibile emancipazione, accompagnato dalle note blu elettrico di un synt analogico”. Ci piaceva di più prima.



 

La solitudine dei numeri primi
cast cast & credits
 






 
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