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Imbarazzo... d'autore!

di Siro Ferrone
  Noi credevamo
Data di pubblicazione su web 08/09/2010  

Bisogna certo credere a Mario Martone quando dice che questo non è un film d’occasione, nato cioè per approfittare delle imminenti (?) celebrazioni per l’Unità d’Italia. Allora bisognerà dire che questo è un film d’anniversario «preterintenzionale».

 


 

Il regista non si libera qui del cappio al collo che pare soffocare la sua generazione. Essere postmoderni. Citare senza accorgersene copie d’autore, ripetere moduli figurativi e narrativi (della migliore tradizione, certamente) già visti, accendere i riflettori su visioni e “storie” già altre volte scritte (e qualche volta in modo più efficace). Lo sforzo peraltro è generoso: cercare di andare oltre il minimalismo del nostro cinema medio per ritrovare slanci e aneliti, emozioni perdute, punti di vista originali sulla storia d’Italia. Ma in otto anni – così il regista riassume la gestazione del film – questi slanci si sono forse perduti.

 

Il Risorgimento poteva essere – una volta accantonato i protocolli celebrativi – un buon punto di partenza. Qualche dubbio si poteva avere a proposito del romanzo Noi credevamo da cui il film è tratto (ma è possibile che non si riescano più a inventare storie?): opera rispettabilissima, la cui mole non giustifica comunque un trattamento e una sceneggiatura così estenuate e – come si diceva una volta – «illustrative». L’ambizione di tenere insieme un ampio ventaglio di anni e luoghi e lingue d’Italia (da Torino alla Sicilia) lascia intravvedere intenzioni che guardano a Rossellini; la vita nel carcere dei patrioti – mentre informazioni didascaliche sulla storia d’Italia cadono tutt’intorno come in un manuale – è già stata più volte ri-scritta e ri-vista nelle medesime posture (modi e contenuti); Giuseppe Mazzini, seppure semovente, pare uscito diritto diritto dal museo delle cere etc etc…

 

 

Il taglio narrativo dell’insieme pare d’altra parte cadenzato sul timing delle puntate televisive cui è – Rai adiuvante – destinato. La seducente figurazione di alcune sequenze (il nostro autore non è privo di gusto scenotecnico come ha dimostrato in alcuni bellissimi allestimenti d’opera), giocate con un ottimo montaggio e sostenute da una colonna sonora efficace e suggestiva, impreziosiscono il “prodotto”. La recitazione dell’ottimo cast di professionisti di qualità – certo ben diretti – come Luigi Lo Cascio, Andrea Renzi, Renato Carpentieri, Francesca Inaudi, ma soprattutto l’eccellente Valerio Binasco, sostiene almeno due terzi del film. Di mediocre qualità le interpretazioni attoriche della prima parte che narrano con qualche errore di sintassi recitativa l’adolescenza dei tre protagonisti Domenico, Angelo e Salvatore, all’alba di un Risorgimento che si rivelerà fallimentare.

 

Imbarazzanti le presenze di due grandi attori come Toni Servillo (Mazzini) e Luca Zingaretti (Crispi) poco più che illustrazioni di un sussidiario scolastico. Anch’esso tuttavia dotato di belle illustrazioni che si lasciano guardare come un album di famiglia.

 

Noi credevamo
cast cast & credits
 






 
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