“E ora un piccolo stop per noi”. Così, più o meno, ha detto Bruno Gentili venerdì sera, 3 settembre, intorno al quindicesimo del secondo tempo di una partita come poche brutta: Estonia-Italia, valida per le qualificazioni al prossimo Europeo. LItalia nuova, quella del simpatico Prandelli (auguri!) era sotto di un gol: dallEstonia, che a malapena si sa dovè a meno che uno non abbia come fissazione la geografia dopo la caduta dellimpero sovietico.
Anche Bruno Gentili è nuovo, almeno alla televisione. Da un paio di mesi ha sostituito Civoli, ormai rarefatto come il cielo certe sere destate dopo una libagione abbondante. Accanto a lui non lalter ego del Civoli, Salvatore Bagni, lunico che si esprimesse in Tv prevalentemente a borborigmi senza suscitare nessuna reprimenda delle persone di buon gusto; ma Dossena, ex giocatore, ex allenatore, e però chiacchierone in servizio permanente, verboso a sproposito, e uno di quelli che invece di spiegare la partita (lui sarebbe il commentatore ‘tecnico) criticano i giocatori e lallenatore, in modo più o meno coperto (insomma cose del tipo ‘si dovrebbe fare così, e non così, eccetera). Non ci piace, labbiamo già detto. Pazienza. Secondo noi lunica ‘spalla tecnica brava nei commenti al calcio è Ilario Castagner, ma sta a Mediaset Premium. Peccato.
Invece Bruno Gentili, voce storica della radio, era una buona scelta, così a occhio e croce. Allesordio era stato un po verboso, come se stesse ancora commentando la partita alla radio. Il medium, si sa, è diverso: o meglio, lo sanno tutti fuorché i commentatori ‘tecnici alla Dossena o Serena (su Mediaset Premium), che vi ripetono in cento parole e un paio di minuti quello che avete benissimo visto da soli in tre secondi, dato che, guarda caso, siete davanti a un televisore spesso grande come un quadro del Canaletto (ad esempio: ‘ha colpito di esterno sinistro, ‘ ha stoppato di destro e poi ha tirato fuori, ‘il portiere ha parato in due tempi: forse presumono che siate tutti ciechi, boh). Qualcuno deve averglielo detto, e allora ha esagerato.
Non sera mai sentita una partita così poco commentata come Estonia-Italia. Lunghe pause. Silenzi. Parlare daltro. Ora: a noi piace il silenzio in Tv, perché è esso stesso uno stile, diciamo così. Un avvenimento sportivo è bello o brutto di per sé, non per come viene commentato. Ad esempio, detestiamo Bragagna, commentatore super chiacchierone dellatletica e anche daltro, insopportabile snocciolatore di record, statistiche, primati e altre scemenze mentre lì, sul campo, ecco straordinarie performances di atleti eccellenti, da lui nascosti con il suo chiacchiericcio. Ma ci vuole il giusto mezzo: est modus in rebus, e anche in rebus pedatoriis, se ci passate il latino maccheronico.
Si vede che il buon Gentili un po si vergognava, di quello che stava commentando, o avrebbe dovuto commentare. Era stanco anche lui, come i telespettatori. Brutta partita. Stadio piccolo. Poco tifo. Pioveva. Una malinconia. Così verso il quindicesimo del secondo tempo, quando lItalia stava per battere un calcio dangolo, non ce lha fatta più. “E ora un piccolo stop”, come una liberazione. Pubblicità.
Passano i secondi. Al ritorno delle immagini, ecco che si vedono i giocatori italiani che si abbracciano. Che è successo? Ha segnato Cassano. Uno a uno. Durante la pubblicità, ‘chiamata dal povero e sventurato Gentili. Il gol sè visto in replay, come in un qualsiasi servizio televisivo registrato. Una cosa inedita, a nostra memoria.
Se questo è il nuovo corso Rai, era meglio il vecchio. Bagni non si capiva un tubo quando parlava, ma un gol non se lè mai perso.
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