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Buone vacanze

Roberto Fedi
  tv
Data di pubblicazione su web 20/07/2010  

Vorremmo che qualcuno, anche fra i telespettatori che ci seguono (grazie!), ci spiegasse perché il programmino che va in onda tutte le sere su RaiUno si intitola Da Da Da. Vabbè che c’è una canzoncina idiota che lo introduce e che fa appunto “da da da…”, ma è come dire che una sedia si chiama sedia perché è una sedia. Mistero.

 

Non sarebbe un gran male, in fondo, visti i titoli che ci ammannisce la televisione, e i relativi programmi. Ma  questo Da Da Da li batte tutti. Trattasi di un programma estivo: il che significa scemo, secondo il vocabolario Tv più vulgato. Come se in estate la gente lasciasse il cervello a casa, o in vacanza, e fosse obbligata a fare e ascoltare e vedere solo scemenze. A noi, invece, l’idiozia fa venire ancora più caldo, guarda un po’. Dunque questo capolavoro di ingegneria televisiva, o meglio questo fritto misto insipido e pesante,  consiste in questo: una serie di spezzoni senza capo né coda, al massimo con qualche sottotitolo a seconda del genere, presi a casaccio dalle teche, come le chiamano, della Rai. Tutti, più o meno, comici. Anche quando vorrebbero essere seri, vogliamo dire.

 

Per esempio. Celentano, che ancora oggi secondo noi fa spavento, che canta ispirato e molleggiato Pregherò, orrenda versione italiana (‘cover’, si dice oggi) della magnifica Stand by me di Ben E.King, da un programma del 1962: vorrebbe essere serio, e invece fa ridere, anzi è talmente grottesco che dopo la risata fa venire l’amaro in bocca, pensando a ciò che quel tanghero sarebbe diventato dopo. Oppure Rascel che vestito da prete canta, con un balletto da parrocchia, la stupidissima canzoncina di Padre Brown (serie che lui aveva interpretato in Tv), vorrebbe essere ispirato e fa venire invece il latte alle ginocchia. Magalli e Pippone Baudone che fanno una parodia di Peppone (Magalli) e don Camillo (Pippone) ci fanno pensare che, in fondo, il varietà è meglio ora – che è tutto dire. O Little Tony giovane che con una zazzera da primato del mondo canta in studio tutto sudato (ma non c’erano le salviette e le truccatrici allora?) una canzone ispirata a Gesù ci fa pensare che l’eclissi del sacro è stata un gran bene. Per non parlare di Lino Banfi e Alberto Lupo in un duo da festa parrocchiale, e alta robaccia sfusa.

 

Ora, si dirà: ma a quelle cose la gente rideva e si divertiva. Questo è il vero problema. Perché se un merito questo programmaccio ce l’ha, è quello di farci ricredere su alcune convinzioni. Prima fra tutte quella che il gusto medio è crollato. Per un certo verso sarà vero: per esempio, allora di parolacce neanche l’ombra, per non parlare di culi e tette all’aria. Ma  a vedere queste porcherie provinciali, recitate male, scritte peggio, lunghe e insulse per lo più, ci viene da pensare, amici, che non tutto è perduto. Se, in fondo, ci siamo risollevati da queste paludi, almeno un po’, beh: forse siamo meglio di quel che si credeva. Oppure, si era peggio di quanto ci ricordiamo, che è lo stesso. Dove si vede che, alla fine, l’evoluzione della specie nonostante tutto perdura.

 

E con questa ottimistica consapevolezza, almeno in questo, buone vacanze.

 




 
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