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La peggio gioventù

di Marco Luceri
  La nostra vita
Data di pubblicazione su web 25/05/2010  

Evviva, il cinema italiano è vivo e lotta con noi. Arrivati sulla Croisette in sordina e con una sparuta rappresentanza, i cineasti di casa nostra si sono imposti alla grande nella lussuosa cornice di Cannes: c'ha pensato prima Sabina Guzzanti con il suo Draquila - L'Italia che trema a scuotere dal torpore mediatico la tragedia de L'Aquila (se n'è accorto perfino Sandro Bondi), poi è arrivato Michelangelo Frammartino con Le quattro volte, straordinaria elegia sul tempo, sulla natura e sui rapporti umani e infine, il più atteso di tutti, Daniele Luchetti (in concorso) con La nostra vita che ha consentito a Elio Germano di strappare il premio come Miglior Attore (ex-aequo con Javier Bardem) e di entrare nella storia, al fianco di mostri sacri come Mastroianni, Tognazzi e Volonté.



Elio Germano (Piero) 

 

Il film di Luchetti parte proprio dal volto di questo attore romano impegnato e discreto, dagli occhi dolci, ma dalla faccia dura, dal sorriso pulito e dalle movenze feline. La nostra vita è un film suo almeno quanto lo è del regista perché la mdp di Luchetti è tutta dentro lo sguardo e la pelle di Claudio, giovane capomastro della periferia romana (un tempo si chiamava borgata), che perde la moglie e rimane con tre figli da accudire. Il mondo in cui si muove è quello del sottobosco clandestino e illegale dell'edilizia più spregiudicata, tra palazzine tirate su alla buona, truffatori, speculatori, puttane, spacciatori, sfruttatori, immigrati, lavoro nero e tutto quel mondo che si regge in piedi perennemente in bilico tra l'opportunismo e la catastrofe.


 

Raoul Bova (Piero) ed Elio Germano (Claudio)

 

La trasformazione di Claudio da onesto lavoratore, padre innamorato e felice, a rancoroso e spregiudicato squalo pronto a mangiarsi tutto e tutti per poter avere tanti soldi e farli vedere sembra essere quella di un paese che ha in gran parte smarrito il senso dei sentimenti (o pensa di poterli comprare – come accusa la donna rumena con cui Claudio andrà a letto dopo la morte della moglie) e che si arrabatta come può per superare una crisi che viene da lontano e che non si sa dove porti. L'unico appiglio, in questo supermarket dell'usa e getta che è Italia d'inizio millennio, sembra ancora essere la famiglia (nel film i fratelli di Claudio), pronta ad accoglierti anche quando sbagli e a sorreggerti quando tutto sembra perduto.

 


Luca Zingaretti (Ari)

 

Luchetti ha tolto da questa storia il tono epico e fatale del dramma famigliare a sfondo politico e questo è un merito. La nostra vita – proprio perché “nostra” - è un film fatto di personaggi veri, la cui immediatezza comunicativa è affidata ai corpi, alle voci, alla cadenza popolare, alla polvere delle strade e al sudore del cantieri. E' per questo che il regista usa spesso la macchina a mano facendola muovere assai velocemente, inserisce pochi totali e preferisce stare addosso agli attori (tutti ottimi, da Giorgio Colangeli a Raoul Bova, da Luca Zingaretti a Isabella Ragonese) e ai luoghi, con un ritmo da documentario sociale e un montaggio che spezza l'azione. E' un desiderio di immediatezza e di realismo quotidiano che Luchetti sembra condividere con alcuni autori italiani di oggi, come Soldini e Garrone, dediti a un cinema che batte nuove e antiche strade e che punta non a caso l'obiettivo sulla piccolissima borghesia metropolitana, la famigerata “pancia” del paese. Che poi La nostra vita non sia un film “corale”, ma si concentri sulla vicenda di un personaggio non è un limite, semmai un'opportunità, visto che ormai il nostro sguardo si è abituato (suo malgrado) a guardare alla realtà che ci circonda proprio per casi-limite. Gli sceneggiatori Rulli & Petraglia lo sanno e forse fanno bene ad approfittarne.

 

 

La nostra vita
cast cast & credits
 


La locandina
 
 
 
 
 
 



Il regista
Daniele Luchetti


 

 

 




 

 
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