Film canadese che sa molto di Francia quello girato del giovane regista Xavier Dolan, al suo secondo lungometraggio e già “arrivato” nella sezione «Un Certain Regard». Les amours imaginaires unisce infatti la leggerezza sentimentale di Truffaut, lambiguità delleros di Cocteau, certo moralismo divertito alla Rohmer, il tutto condito con un gusto per la citazione (soprattutto musicale) che rimanda a Tarantino. Il pregio del film, una delle pochissime commedie fin qui viste a Cannes, sta nellaver condensato queste suggestioni cinefile in uno stile fresco e immediato, che lascia molto spazio alle sfuriate umorali dei propri protagonisti, senza per questo sciogliersi in un verboso polpettone, appunto, “alla francese”.
Al centro della storia cè la battaglia sentimentale tra Marie (Monia Chokri), volitiva e capricciosa ragazza di città, e Francis (interpretato dallo stesso Dolan), il suo migliore amico. Una sera, durante una festa, i due conoscono e sinnamorano perdutamente dello stesso ragazzo, Nicolas (Niels Schneider), seducente novello Adone dal ricciolo folto e dallo sguardo tenebroso. Inizia così tra i contendenti una battaglia senza quartiere, fatta di agguati improvvisi, reciproche bugie, tentativi sempre più goffi di mettersi reciprocamente i bastoni fra le ruote, anche perché Nicolas è sempre più sfuggente e sembra non voler, né poter scegliere tra i due spasimanti. Nellimpossibilità di raggiungere il loro obiettivo, Marie e Francis vanno a letto con partner diversi, sfogando con loro la rabbia per lamore non ricambiato.
Commedia dallimpianto classico, in cui la sfida per la conquista del bel Nicolas si risolverà in un nulla di fatto, Les amours imaginaires gioca con il sempiterno tema dellamore adolescenziale, profondo e devastante proprio quando si trasforma nel bruciante desiderio che vince anche sullamicizia, ma lo fa con grande sarcasmo, evitando i clichés sullamore omosessuale, sulla promiscuità e sulla lontananza del mondo adulto. Dolan ci riesce non solo grazie alle riuscitissime sequenze girate in ralenti e musicate con straordinari pezzi di repertorio (uno su tutti è Bang Bang cantata da Dalida, citazione diretta da Kill Bill), ma anche grazie allinserimento di alcune interviste (in forma di documentario) a un gruppo di ragazzi che parlano delle loro disavventure sentimentali direttamente di fronte alla macchina da presa e che fanno da intermezzo tra i vari episodi di questa scoppiettante commedia alla De Musset. Cameo finale di Louis Garrel che con la sua impassibile silhouette da enfant terrible chiude il film allinsegna dellautoironia generazionale.
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