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Il principe e il pupo

di Roberto Fedi
  Il principe e il pupo
Data di pubblicazione su web 08/05/2010  

Ci vuole un bel coraggio a sedersi in poltrona il venerdì sera davanti a Rai Uno, e vedersi uno spettacolaccio come Ciak si canta. Non solo perché è insulso, non diverte, è gridato e presenta ‘artisti’ (ci scusiamo con gli artisti) bolsi come pochi. Ma per le ragioni che diremo subito. Così, scusateci se parliamo di questa robaccia e almeno considerate che l’abbiamo visto per voi. Cosa non si farebbe per i propri lettori.

 

Lo spettacolo (ci scusiamo con gli spettacoli) come è forse noto ha due presentatori. Fin qui, passi. Ma quando i due presentatori rispondono al nome di Pupo, al secolo Enzo Ghinazzi, anni 55 e capelli tinti di un bel (?) marrone scuro come neanche quando ne aveva venti, e di Emanuele Filiberto di Savoia, al secolo principe (non quello di Machiavelli, quello di Vittorio Emanuele, padre, e Marina Doria, madre), beh le cose cambiano.

 

I due formano un duo bislacco, e non solo perché il signor Pupo arriva al principe sì e no alla spalla essendo un tappo inutilmente con i capelli cotonati. Questo, anzi, sarebbe di per sé una cosa simpatica: in un divertente film del 1988, I gemelli (Twins) di Ivan Reitman, i due del titolo erano Arnold Schwarzenegger e Danny De Vito, che al primo arriva poco più su della cintura. Di fatto, il principe generalmente tace, e naturalmente è un bene, limitandosi a qualche comparsata; e Pupo, sgangheratamente, presenta, ride a sproposito, urla con la sua voce chioccia (come abbia fatto a fare il cantante per tutta la vita è un mistero), e tutto questo fra tempi di scena da rabbrividire, gaffes (una specie di vallettona sbaglia a un certo punto anche a dare il codice con cui i telespettatori volenterosi debbono votare), e sceneggiate da far vergognare anche a guardarle.

 

Perché si tratta, oh guarda un po’ che novità, di una gara fra cantanti. L’unica novità è che si tratta di cantanti bolliti da un pezzo, e non di rado stonati. Alla finale, tanto per dire, c’erano Wilma De Angelis (chi era costei?) e udite udite Albano con Romina in studio. Ma l’ex maritino non si è presentato se non in video, e da lì una turpe serie di battute sul loro divorzio, sul fatto che i due non si parlano più, e altre cosette da far accapponare la pelle e anche qualche altra cosa (pardon), nell’imbarazzo della povera Romina che, l’abbiamo già detto una volta, da quando si è liberata del ‘ranchero’ pugliese sta sicuramente meglio. E poi, ri-udite ri-udite, Don Backy (chi era costui?), Manuela Villa (chi è costei? È la figlia di Claudio Villa, e stop), Le Orme (a vederli ora fanno piangere), Catherine Spaak (l’unica decorosa in questo mazzo di poveretti), e roba così. «Una sfida fra giganti», l’ha definita quel pupo di Pupo. Il bello e la super novità consisterebbero nel fatto che questi qua cantano e poi si vede un loro video, ed è su quello che la giuria degli esperti (ci scusiamo con gli esperti: qui ci sono Frizzi, Giletti, Sposini e gente così) e il pubblico che vota per telefono si esprimono.

 

Ragazzi: l’abbiamo detto. Ci vuole stomaco. E pensare che sul sito della Rai questa robaccia sgangherata è definita come «una gara tra nuovi videoclip interpretati per l'occasione da grandi artisti della canzone italiana sulle note dei loro successi più amati.
Nove brani entrati ormai nella memoria di diverse generazioni vengono trasformati in piccoli film musicali di circa 2 minuti. Ogni film è preceduto dall'esibizione dal vivo del proprio interprete». No comment.

 

Tutto very italian, ovviamente. Infatti chi ha diretto i video di Albano e quello di Romina, che non si parlano? Ma  i figli, of course, sponsorizzati a tutto spiano. E cosa fa Albano nel suo inguardabile video? Pensate che beva il suo vino? Ma come fate a indovinare sempre, astemi che non siete altro?

 

Noi non siamo astemi, ma abbiamo deciso che per scontare la pena per averlo visto, per almeno una settimana beviamo solo acqua minerale. Liscia.

 

Così impariamo.

 

 

PS. Pardon, principe. Nel riferire il suo nome siamo stati imperdonabilmente troppo brevi. Quindi lo ridiamo per esteso, così come l’abbiamo preso da Wikipedia: Emanuele Umberto Reza Ciro René Maria Filiberto di Savoia. E dico poco, avrebbe detto un altro Principe, ma questa volta lo scriviamo con la maiuscola: Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, in arte – perché lui era un Artista vero, accidenti – Totò.

 






 
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