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Anomalie italiote

di Roberto Fedi
  Parole in semilibertà
Data di pubblicazione su web 12/04/2010  

Un giorno o l’altro, in questo paese di dilettanti televisivi allo sbaraglio, bisognerà pure parlare anche di questo. Lo sappiamo che non è una questione primaria, come si dice nel gergo stupido dei politici; ma è una questione per chi si interessa di televisione. Quindi ne accenniamo.

 

Ci si riferisce al modo in cui, alla televisione, si commenta lo sport. Chiediamo venia per la definizione impropria, ‘sport’ essendo ovviamente un’altra cosa. ‘Sport’, per esempio, è quello di chi la mattina si alza presto, si metta la tuta, e si fa una corsetta di un’ora; o va in campo a tirare racchettate più o meno decenti a una pallina; o va in bicicletta senza doparsi; o va in palestra o nel campetto a giocare a calcio con gli amici, e magari ci rimette anche una caviglia. Eccetera. Ma quelli, si sa, non li commenta nessuno, a parte qualcuno che li sfotte passando veloce in macchina.

 

Intendiamo qui, per pura comodità, con la parola ‘sport’ quello che abitualmente si intende: il calcio, il ciclismo, eccetera. Visto che ancora il Giro d’Italia non è iniziato (e, sia detto fra parentesi, chissà come inizierà, dato che a forza di fare controlli ne beccano uno o due al giorno, di impasticcati), parliamo del calcio.

 

Il calcio in Italia si può vedere in tre modi: allo stadio, pagando il biglietto; alla televisione, se si è abbonati a Mediaset Premium; e ancora lì, se si è abbonati a Sky. Qui parliamo di Mediaset Premium, digitale terrestre.

 

Dove accede la seguente, molto italica cosa. Se gioca il Milan, tutti fenomeni. Se giocano gli altri, il commentatore fa il disinvolto. Se gioca l’Inter, botte da orbi. L’Inter, come è noto, è la seconda squadra di Milano, nemica per definizione del Milan. Dev’essere un ordine di scuderia, visto che Berlusconi è il Presidente del consiglio, che il Milan è suo, e che Mediaset anche. Anomalia italiota anche questa, ma che ci volete fare. Siamo fatti così: anzi, ci hanno fatti diventare così, da una ventina d’anni. O forse non è neanche un ordine: come diceva Montanelli, che abbiamo detestato in vita e che ci tocca omaggiare post mortem, spesso la servitù è solo una condizione dei servi, che accettano di servire. Ben detto.

 

Se per esempio gioca l’Inter, e il telecronista è tale Piccinini (la cui imitazione sublime era una volta operata da Neri Marcorè), chiunque non si dice tifi Inter (non noi: noi tifiamo Empoli, l’abbiamo già detto in altre occasione), ma anche solo abbia occhi per vedere, rimane di stucco. Per esempio, ieri sera nella partita contro la Fiorentina: il centravanti della squadra viola, tale  Keirrison (uno di cui tacere è bello), segna un gol, quello dell’1 a zero. In evidente posizione di fuorigioco, come testimoniano cento filmati ossessivi al rallentatore. Il Piccinini, anche di fronte all’evidenza, non è che dice qualcosa come ‘chissà, forse, rivedremo il tutto…’, ma sentenzia l’assoluta regolarità. Al punto che, pochi minuti dopo, alla Rai e nella trasmissione dedicata al commento del dopopartita i giornalisti lì presenti dicono ciò che era palese anche a un orbo: fuorigioco. Mentre nel dopopartita di Mediaset, alla cosiddetta moviola, per evidenziare la posizione irregolare del centravanti viola fanno addirittura vedere una riga virtuale (quella che mette in evidenza la posizione del giocatore sul campo rispetto agli avversari), addirittura storta. Lo stesso commentatore, tale Bistocchi, rimane interdetto e se la cava con un ‘sì, la riga è strana ma il gol è regolare’. Ipse dixit.

 

E così per tutto il commento. Entra Balotelli, il nero italiano dell’Inter oggetto permanente di cori razzisti, e un avversario gli tira a un metro di distanza un ceffone da levargli un occhio (tanto, è un ‘negro’…). Il Piccinini decreta senza neanche pensarci l’assoluta involontarietà. Eccetera. Segnaliamo la faccenda alla Mediaset, che speriamo sia in ascolto: signori, non siamo disposti a rinnovare il contratto, visto che voi ci fate pagare profumatamente la visione delle partite. Fate scucire la nostra quota ai vostri cosiddetti giornalisti, Piccinini in testa.

 

Ora, voi direte: e chi se ne frega? D’accordo. A noi, personalmente, non interessa niente. Ma, insomma: è come quando – scusate il confronto – Bersani perde quattro regioni alle elezioni, e dichiara che è un pareggio. Di questo passo, anche il Livorno, ultimo e destinato tristemente alla serie B, potrebbe con buona ragione dire che è primo e ha vinto il campionato.

 

Basta vedere da che punto di vista si legge la classifica.   






 
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