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Busate

di Roberto Fedi
  Aldo Busi
Data di pubblicazione su web 19/03/2010  

Lo diciamo con estrema franchezza: non abbiamo alcuna simpatia per Aldo Busi. I suoi libri, a parte il primo (Seminario della gioventù, 1984) non ci sono mai piaciuti. La sua storia televisiva, che ormai data da parecchio, ne ha viste di tutti i colori, fra ospitate e spettacolini tirati giù tanto per stupire e per garantirsi uno stipendio. Non che questo sia un male, vogliamo dire: ma il procedimento è vecchio come il cucco. Si va in Tv per soldi, ma ci si salva l’anima facendo di tutto per épater le bourgeois, insomma per far colpo sui borghesi, come si diceva dei grandi scrittori “scandalosi” dell’Ottocento francese.

 

Il giochino è facile, anche troppo. Il fatto è che ora è difficile far colpo, su tutti. Ci prova sempre, parossisticamente, anche Vittorio Sgarbi, un altro a cui non va la nostra simpatia. Non perché non sia colto, intelligente, abile. Anzi. Proprio per quello. Perché uno così dovrebbe porsi come un contraltare, se non proprio una guida, e non come un terzinaccio che rifila pedate negli stinchi. Un’urlata un giorno sì e uno anche alla fine diviene un vezzo, quasi un aspetto del costume alla fine consolatorio.

 

Busi è diverso, e per certi versi migliore. È uno scrittore che ha cercato, riuscendoci raramente, di fare il suo mestiere: lo scrittore. Cosa impossibile, in questo paese. Così è arrivato, e c’è rimasto parecchio, alla televisione, sia intesa come Rai che come Mediaset. Ha sbandierato la sua omosessualità soprattutto nei libri, alcuni dei quali veramente malriusciti e scritti solo per épater, appunto; in televisione è sempre stato un po’ più cauto. Qualche volta ha creduto di essere Wanda Osiris, qualche altra un ribelle. Per ragioni sue, che non sappiamo quali sono, ha accettato di andare in quel caravanserraglio indecente che la Rai ci ammannisce da anni, L’isola dei famosi, sotto la guida “illuminata” (nel senso che sta sotto i riflettori) di Simona Ventura. Se non ci sbagliamo, prima si era proposto per la stessa anche Sgarbi, come volevasi dimostrare.

 

Non guardiamo quella sconcezza. Ma su Youtube gira da mercoledì 17 il video della sparata di Busi, abbronzato e anzi cotto come un mattone, che urla contro la Rai, il papa, i suoi compagni isolani. O sarebbe meglio dire isolati, nel senso che hanno la testa, sembrerebbe, isolata dal resto del corpo. «Parla come magni», gli ha detto uno. Un tale, che ci pare si chiami Mastrostefano ed è un tronista (gulp!) aveva chiarito per esempio che il presidente del Senato è Schifano (sic). Sull’isola o presunta tale c’era Loredana Lecciso, non so se mi spiego, ed è sbarcata sembra anche Ivana Trump, accipicchia.

 

Insomma, piatto ricco mi ci ficco. Verrebbero da osservare due cose, ora che la Rai e tutti i politici in coro si sono scandalizzati dell’attacco al papa e a tutto il resto e hanno scacciato il reprobo.

 

La prima. Non si capisce cosa ci fosse andato a fare lì il Busi, soldi a parte. Per rappresentare la cultura? Via, non scherziamo. La cultura, se esiste, si rappresenta altrove, non in quella sineddoche del nulla italiota. Si rappresenta, per esempio, scrivendo, se uno fa quello di mestiere, non accapigliandosi con Simona Ventura, la assoluta protagonista del nulla mediatico a bocca aperta, o Mara Venier, figuriamoci.

 

La seconda. Ma può la Rai, servizio pubblico, mandare in onda questo fratello infelice del Grande Fratello, che è tutto dire? Alla fine Busi, forse esasperato forse furbo, ha detto cose che chiunque potrebbe sottoscrivere, a meno che non sia Mara Venier. Ma questa è televisione? Questo è il segno dei tempi? Questo è servizio pubblico? Per essere “famosi” ci vuole solo questo, un branco di beoti a fingere di fare i Robinson Crusoe? Un po’ di sconcezze in costume da bagno, in mezzo allo stupidario nazionale?

 

A questo punto ci va bene anche Busi. Ma di questa roba da coatti, nel senso romanesco del termine, non se ne può più. Il “popolo sovrano”, quello a cui secondo i conduttori questo schifìo è diretto, onestamente ci fa schifo.

 

È tutta roba vecchia. Esattamente come Ivana Trump, e anche tutti gli altri, conduttrice in testa. Sanno fare una cosa sola: occupare lo schermo con la loro ciccia cadente. Ripetiamo: non se ne può più.




 
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