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Un pugno sul naso

di Roberto Fedi
  Analfabeti
Data di pubblicazione su web 10/03/2010  

Speriamo che qualcuno di voi abbia visto qualche volta quel gioiellino di discrezione, buon gusto, ironia che si chiamava Per un pugno di libri (Rai Tre, domenica ore 18). Perché abbiamo scritto “chiamava”? Perché sembra che il neodirettore di RaiTre Antonio Di Bella, ovviamente nominato dalla politica nella spartizione del denaro pubblico, abbia deciso che il programma debba morire. E questo dopo 13 anni di eleganza e cultura – diciamo la parola incriminata, una volta tanto, senza timore.

 

In effetti ci sembrava strano che nella sporca melassa della Rai (Uno, Due e Tre) potesse sopravvivere, come in una nicchia protetta, questa oretta di buongusto. Neri Marcorè, il conduttore, è bravissimo, misurato, colto. Non lo chiameranno mai a Sanremo, ovviamente: e questa è una sua gloria, si direbbe. È anche un ottimo attore, misurato e gentile, espressivo e mai banale. Piero Dorfles, che lo affianca, è persona coltissima, precisa, senza alcuna supponenza, che si ascolta volentieri anche perché parla quanto basta, e sempre a ragion veduta.

 

Le due classi di ragazzi delle scuole che di volta in volta partecipano al programma non sono popolate da bulli: bensì da persone educate, ironiche, che ci stanno a giocare una volta tanto in modo intelligente. Vederli rinfranca: non saranno certo perfetti, ma sono intelligentemente pronti a sfidarsi, guarda un po’, sui libri.

 

I libri? dirà qualcuno (non fra i nostri lettori). E che roba è? Se magna? Se sentono co’ l’aipòd?

 

No, ragazzi. I libri sono quelle cose che anche a scuola ormai si vedono poco, che si vendono in luoghi dette librerie (sempre più rari). Sono rettangolari, con un’altezza variabile (il tutto si chiama “formato”, da non confondere con il format), e hanno un certo numero di fogli di carta chiamati “pagine” con su scritte, di solito in caratteri neri, parole. Le parole sono quelle cosine nere, fatte di tanti segnetti lunghi o tondi (si chiamano “lettere”), con cui di solito si esprimono idee, concetti, pensieri – chi li ha, naturalmente. I libri si leggono, non si ascoltano: dovunque, anche in treno o in metropolitana (non in macchina, se guidate, né in motorino). Ovviamente bisogna saper leggere: quindi, si deve appartenere a quell’88% della popolazione italiana (dati del 2005) detta alfabetizzata, cioè in grado di capire un breve testo scritto (definizione dell’Unesco). In altre parole, non bisogna essere fra gli oltre 6 milioni di italiani totalmente analfabeti (il 12% della popolazione). L'Italia è fanalino di coda fra i 30 Paesi più istruiti, visto che solo il Portogallo e il Messico hanno un tasso più elevato di analfabeti. Se vi interessa, il 36,52% della popolazione italiana è però come suol dirsi appena alfabetizzata. In altre parole, non ha mai letto un libro in vita sua, neanche su Paperino.

Non sappiamo in quale percentuale rientri il Di Bella, direttore di RaiTre. Sappiamo però che questo programma, che tra l’altro alla Rai non costa praticamente nulla, va salvato. Facciamoci sentire. Su Facebook c’è una connessione che si chiama proprio Salviamo per un pugno di libri.

 

Basta con questa gentaglia. Prendiamola a pugni sul naso.

 

PS. L’ultima frase, ovviamente, è una metafora. Purtroppo.



Neri Marcorè



 
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