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Le due anime di Caravaggio

di Gabriella Gori
  Una scena
Data di pubblicazione su web 01/02/2010  

Il 2010 sarà l’anno di Caravaggio. Un anno segnato da manifestazioni ed eventi che celebreranno i cento anni dalla scomparsa di Michelangelo Merisi, il “pittore maledetto” morto il 18 luglio 1610 su una spiaggia di Porto Ercole in Toscana. Uomo collerico, violento, assassino, ma al tempo stesso geniale, Caravaggio visse tra il lusso dei palazzi capitolini e la feccia di strada della Roma papalina e la sua vita accidentata non poteva lasciare indifferente la danza, che “ha partorito” il suo Caravaggio. Un balletto potente e lirico, dinamico e statico, materico e spirituale, firmato da Mauro Bigonzetti, coreografo principale dell’Aterballetto e figura di spicco della coreografia contemporanea.

 


© Enrico Nawrath

 

Il lavoro, in scena en première nel dicembre 2008 alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino con lo Staatsballett Berlin diretto da Vladimir Malakhov, è stato ripreso con successo a dicembre 2009 nella stagione del corpo di ballo berlinese, che per il 2010 ha in serbo un carnet di proposte così ricco da meritare un discorso a parte. In questa sede però quello che preme sottolineare è la bellezza di Caravaggio come spettacolo in sé, la levatura degli interpreti, la suggestiva dinamica del movimento, mai disgiunta dall’esprimere un pensiero o un’emozione, la pienezza di un’esperienza visiva arricchita da luci e costumi “caravaggeschi” e dalla musica “monteverdiana”. Mauro Bigonzetti, descrivendo il suo Tanzstück (pezzo di danza), dice di voler rappresentare le due anime di Caravaggio, quella che fa capo all’uomo e quella che risponde all’artista, nell’intento di mostrane le profonde interrelazioni. Così in maniera didascalica divide il balletto in due atti. Nel primo l’uomo Michelangelo Merisi è immerso nell’atmosfera opulenta e al tempo stesso torbida dell’Urbe, in cui già traspare la sua inquietudine, nel secondo vengono prepotentemente in primo piano i moti dell’animo del pittore lombardo che, come Michelangelo Buonarroti, ebbe nell’arte il “suo idol e monarca”.

 


Una scena dello spettacolo

 

Per rendere questa melanconia umana e professionale Mauro si avvale della collaborazione di Carlo Cerri che esalta la mise en danse con effetti luce chiaroscurali che richiamano i contrasti luminosi dei dipinti di Caravaggio, e del “commento” sonoro di Bruno Moretti che riprende brani di Claudio Monteverdi dall’Orfeo, dal Combattimento di Tancredi e Clorinda, dall’Incoronazione di Poppea, dal Settimo libro dei madrigali, con un’orchestrazione sinfonica moderna affidata all’ottima Staatskapelle Berlin, diretta da Michael Schmidtsdorff. Senza contare il tocco di classe dei costumi di Kristopher Millar e Lois Swandale che si ispirano alle pitture di Merisi specie per l’indumento indossato da Caravaggio e ritratto nelle tele di Ecce Homo, della Flagellazione e della Deposizione di Cristo. Balletto “psicologico e drammatico”, questo Caravaggio dal punto di vista della partitura ha le sue “note” ricorrenti nel solo, nei duetti, terzetti e quartetti, inframmezzati da scene corali che allentano la tensione e imprimono il moto ad un’azione sostanzialmente incentrata sull’io caravaggesco e su un essenziale arredo scenografico.

 

Caravaggio, interpretato da Vladimir Malakhov, étoile internazionale e dal 2002 Principal Dancer e direttore della Staatsballett Berlin, apre lo spettacolo con un solo intenso, fisico, materico, circondato dai ballerini seduti a terra e posti in semicerchio. Malakhov nei panni di Michelangelo mostra una sapientia coreutica e una maturità teatrale che lasciano senza fiato e non sfugge come, nel dare corpo e anima alle inquietudini di Merisi, abbia introiettato il linguaggio e lo stile classico-contemporanei di Bigonzetti, riproponendoli in modo rigorosissimo senza tralasciare il minimo dettaglio nell’esecuzione dei passi, dei “legati” e del “lavorio” delle braccia e delle mani. Lo stesso rigore interpretativo e la stessa tempra che traspaiono anche dal Corpo di Ballo dell’Opera di Berlino che ricorda lo stile inconfondibile dell’Aterballetto di Cristina Bozzolini.  Potenza e lirismo, dinamicità e staticità, matericità e spiritualità, accompagnano tutte le sequenze coreografiche in cui diventa sempre più leggibile la poetica di Mauro e il suo farsi “dettato” coreografico soprattutto nei passi a due. E fra questi saltano agli occhi quelli di Malakhov con Elena Pris e Elisa Carrillo Cabrera, due formidabili ballerine che rappresentano i contrastanti volti di Caravaggio.

 


Terzetto

 

In un fluire continuo di lifts, prese, launchs, cambrés, decalés, anomale rotazioni del corpo ed estremizzazioni del movimento, che da pose classiche in attitude e arabesque creano strabilianti figure e figurazioni contemporanee, anche di sapore “kyliáno”, i corpi maschili e femminili vibrano come corde di violino e consentono alle danzatrici di andare oltre il limite del balance on pointed shoes. E la “musica” del corpo traspare anche nel pezzo interpreto dal duo Nadja Saidakova e Michael Banzhaf e in quello altrettanto doc di Marian Walter e Ibrahim Önal, che poi si incontrano a turno con le coppie precedenti per dare vita a stupendi quartetti. E nel groviglio di corpi illuminati “alla Caravaggio” e nella plasticità delle pose la “messindanza” si trasforma in suggestiva “pittura” vivente. Ma Mauro è un maestro anche nei duetti maschili quando accoppia Sebnem Gülseker e Arshak Ghalumyan e poi li fa danzare con Malakhov trasformando il duetto in terzetto e regalando al pubblico possenti immagini virili “caravaggesche”.

 


Duetto

 

In questo Tanzstück non manca neppure il procedimento della “metadanza” nella trovata di uno spazio sopraelevato, e delimitato da un enorme cornice color bronzo, che accoglie la figura di uomo che ripete a specchio gli stessi gesti di Caravaggio, assiso sul proscenio. Lo stesso “quadro” da cui Malakhov prende un lungo drappo rosso, simile a quello della Deposizione o del San Matteo e l’Angelo, in un allusivo rimando alle pitture di Merisi e al color rosso, simbolo della violenta vita dell’artista lombardo e della sua prematura morte. Quella morte che chiude anche il balletto di Bigonzetti nel momento in cui, a cornice, Caravaggio “riduetta” con Elena Pris e macchiato di sangue si accascia sopra di lei in una scena salutata da scroscianti applausi e da una standing ovation finale. Un onore paragonabile a quello tributato al grande Daniel Barenboin che quattro giorni dopo, in occasione dell’ultimo dell’anno, ha diretto all’Opera di Berlino la Staatskapelle Berlin nella Nona Sinfonia di Beethoven.


Caravaggio
cast cast & credits
 



 
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