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Rai: de tutto, de gnente (2)

di Roberto Fedi
  Zeus
Data di pubblicazione su web 27/01/2010  

“Bevono acqua santa: 117 avvelenati”. Voi penserete che ce la siamo inventata. Ci sarebbe piaciuto, onestamente, ma mica siamo ahimè Achille Campanile. Invece è vero, anche se è successo in Siberia, dove secondo noi tutto può succedere. Ma converrete che è una notizia strepitosa, di quelle che vi rimettono in pace col mondo. Non per i poveri avvelenati, si capisce; ma perché è così assurda, così felicemente trasgressiva da essere degna di dèi invidiosi, avrebbero detto i Greci, o del sommo dio che è il Caso. O di un dio feroce, secondo noi.

 

Domanda: e che c’entra questo con la drammaturgia? Calma, ragazzi. Intanto, Pirandello o Artaud per una cosa così avrebbero pagato. E poi c’è un riferimento almeno cinematografico. Vi ricordate (forse qualcuno sì) il discreto film, unico che possa chiamarsi tale nella sua filmografia da regista, Per grazia ricevuta di Nino Manfredi? È del 1971. A un certo punto il protagonista incontra un farmacista laico e mangiapreti, Oreste, interpretato da Lionel Stander, che colleziona ritagli di giornale in cui si dimostra, secondo lui, la casualità del vivere e la cattiveria del divino. Per dirne uno, a memoria: “Gli cresce la barba alla rovescia e muore soffocato”. Ecco, una notizia così l’avrebbe mandato in solluchero.

 

E che c’entra con la televisione? Ri-calma, amici. Non c’entra nulla, apparentemente. Ma, guardando ancora RaiUno il 25 gennaio nel pomeriggio verso le 14 (le ragioni di questa pervicacia manifestamente masochistica nel guardare la Tv nel pomeriggio sono spiegate sobriamente nell’articolo precedente a questo, il numero 1), ci siamo detti che il Caso a volte avrebbe il dovere di essere veramente cattivo. Vediamo perché.

 

Siamo capitati ancora su Festa italiana, RaiUno, condotto dalla Balivo ridens. Abbiamo già detto che non si capisce perché si chiami ‘festa’, e cosa abbia da ridere questa signorina vestita tipo modella o in modalità televendita. C’è infatti una sezione, che il 25 gennaio è durata un’oretta, chiamata Ti cerco. Dove indovinate un po’ che fanno? Cercano persone scomparse, dite? Ma come fate a indovinare sempre, accidenti! Secondo voi la cosa non è nuova e la fa Maria De Filippi da un decennio? Ma sarà un caso, si capisce, cattivelli che non siete altro! E che su RaiTre c’era e forse c’è ancora (non abbiamo avuto l’animo di controllare) un programma che si chiama Chi l’ha visto? Caspita quante combinazioni! Davvero, il Caso è curioso. Passiamo oltre.

 

In questo bel programma nel programma, la Ridens ride un po’ meno, ma ogni tanto le scappa lo stesso. Come da titolo, si ricercano persone scomparse, insomma missing, come dicono gli americani. Si aprirebbe qui un bel dibattito, del tipo: ma perché diavolo uno non è libero di scomparire se la cosa gli fa piacere? E perché orde di bischeri televisionati fino al midollo debbono scatenarsi per rintracciare il fuggitivo? E la privacy? La cosa era plausibile nel dopoguerra, dove sui giornali popolari tipo “La Domenica del Corriere” si trovavano rubriche simili: ma lì si poteva capire. C’erano migliaia di uomini che non erano tornati, e le famiglie non si rassegnavano. Ma anche lì, il grande Totò ci fece un film strepitoso, anzi due: uno sugli smemorati e uno sui reduci rimpatriati tardi. Segno che, ormai, la cosa era diventata, come spesso accade specialmente qui da noi, da tragica, comica.

 

Ora, non si riesce a capire perché la Rai, in questo caso, metta mezzi e Balive per rintracciare, seguendo poi le orme di altri programmi indecorosi o quasi, i reprobi. Che spesso, poveretti, si sono soltanto limitati a rifarsi una vita e stop. Mistero. Secondo noi, è solo per fare uno spettacolaccio dove si piange – altro che ‘festa’. E infatti.

 

E infatti dalla Ridens, un po’ più atteggiata (male) a Tristis almeno ogni tanto, ecco che arrivano due sorelle dalla provincia di Lecce. Prima una e poi l’altra, indipendentemente. Che avendo avuto una vita a dir poco disperata cercano ognuna non sapendo dell’altra una terza sorella, sparita da anni dopo essere stata adottata. Le due, per altro, da anni non si sa perché non si parlano né si vedono. Fatti loro. La faccenda dura come abbiamo detto circa un’ora. Una telecamera è fissa a turno sui primissimi piani delle due ragazze. La prima piange disperata per mezz’ora, con la ex Ridens che la assilla di domande personali che la fanno lacrimare come una fontana – da prendere a telecamerate in testa. La seconda, quando tocca a lei, parla pochissimo, è quasi catatonica, e la Balivo ora in versione Tristis ridài!, giù a sfrucugliarla sulla madre morta, il padre ubriaco e violento, l’istituto dove la picchiavano e via con queste nequizie. Ragazzi: Oliver Twist in confronto era una passeggiata di salute.

 

Alla fine la domanda: vuoi vedere tua sorella che è qui e che cerca anche lei la stessa sorella dispersa? Risposta: no. Stavamo per fare un applauso allo stoicismo della sorella numero due e alla sua sana cattiveria, quando c’è un sussulto. Il pubblico è deluso. Fuori campo, chissà, qualcuno avrà fatto cenni disperati: mica si può finire così! Allora la poveretta, ingoiando veleno, sussurra un ‘sì’ che appena si sente. Entra la sorella numero uno. Non si guardano neanche. La Ridens è delusa e quasi in apnea: ha perso il colpo di scena. E che si fa così? Una ce la mette tutta a far piangere la gente per un’ora e poi ciccia? Venite la prossima settimana che ne riparliamo, dice fra i denti la ex Ridens ora Incavolata parecchio, elevando poi un inno alla sacralità della Famiglia. Finis.

 

E qualcuno osa dire che non ci vorrebbe qualche dio feroce? Ah, beata la Siberia!

 




 
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